LE SPESE DI MISS BONTÀ
Caro Leoni,
ho trovato su Facebook questo pezzo che le giro per avere un suo commento. La ringrazio in anticipo. “Laura Boldrini, Presidente della Camera, detta anche Miss Bontà, ha protestato per un articolo di Panorama che denunciava i costi esorbitanti per scrivere due post su Facebook: «Con 170mila “mi piace”su Facebook e 224mila followers su Twitter, Laura Boldrini èil sesto esponente politico piùseguito e la prima fra le donne. Certo, tra i commenti ci sono anche quelli aspramente critici, ma compensati dai tanti messaggi positivi. Quanto allo staff, sui costi èstato operato il primo taglio della presidenza Boldrini: da 1,343 milioni a 943mila euro annui»”. Io so che cosa taglierei. Non glie lo dico, ma puòindovinare. Lei che cosa farebbe?
(Orvietano cattivo)
Me la cavo citando Dagospia del 18 giugno 2014.
“Con un anno di ritardo, la boldrinmeier scopre di stare cordialmente sulle balle alla stragrande maggioranza degli italiani, compresi quelli del suo partito. A mali estremi, estremi rimedi. E corre al castello di Titignano per partecipare a un seminario per migliorare la sua immagine da “Marchesina del Grillo”. L’idea èomeopatica: curare il male con il male. Ecco uno staff di allegroni guidato da Gad Lerner, che ècome andare a scuola di body building da Lino Banfi. Intanto, bisogna tenere presente che, per curare la sua immagine sui social network, la Boldrini dispone di ben sette persone, pagate in tutto 943 mila euro l’anno. Senza contare i trentadue addetti dell’ufficio stampa istituzionale di Montecitorio. Soldi spesi benissimo, non c’èche dire, visti i risultati.”
ORVIETO A CACCIA DI SOLDI DAL 1938. UNA PUNIZIONE CELESTE PER AVER TRADITO LA CHIESA NEL 1860?
Caro Leoni,
ho letto la lettera di Luigi Barzini a Domenico Moretti datata 17 febbraio 1938 XVI (dell’era fascista) pubblicata per iniziativa di Leonardo Brugiotti. Interessante, bella lingua, ma mi pare che fin da allora il comune era disastrato e si era a caccia di soldi con raccomandazioni a chi poteva darli e perònon li dava. Poi in particolare mi ha colpito questo periodo: “Ho persino ricordato il passato remoto di Orvieto, la Cenerentola delle cittàitaliane, punita per la sua generositàe il suo patriottismo, e che sarebbe Capoluogo di Provincia con giurisdizione fino al mare se fosse rimasta fedele al Potere Temporale, invece di rivoltarsi con Perugia in favore dell’UnitàItaliana e farsi degradare e svaligiare”. Lei che dice, abbiamo un comune con vocazione al disastro finanziario e al lamento perenne degli amministratori? Pesa su di noi la punizione celeste per aver tradito il papato?
(Orvietano pensoso)
Luigi Barzini almeno si lagnava in buon italiano. Ma la teoria che Orvieto, se nel 1860, fosse rimasta fedele allo Stato pontificio, si sarebbe trovata in posizione piùsolida il XX settembre 1970, non mi sembra campata in aria.
SOLIDARIETÀ? NO, FREGATURA!
Caro Leoni,
come certamente sa, il signor Renzi e il suo fedele scudiero Poletti, noto cooperatore, pensano e dicono che le pensioni da 2500-3000 euro in su sono “pensioni d’oro”. E vogliono decidere un contributo forzoso (detto di solidarietà) a favore degli eventuali esodati. Insomma una tassa, un’altra tassa. Il segretario della CISL Raffaele Bonanni tra l’altro ha detto: “Invece di intervenire sulle municipalizzate mangiasoldi, abbeveratoio della politica, si scatena un meccanismo di tensioni sociali, di contrapposizione fra chi ha una pensione da 500 euro e chi da 2.500. Questa èuna cultura becera, che deve finire”. Lei non pensa che con questa storia della solidarietàtentano di fregarci come hanno fatto tante altre volte e che Bonanni ha ragione?
(Pensionato d’oro)
Evidentemente Poletti èstanco di fare il ministro e di pestare l’acqua nel mortaio. Infatti non puònon sapere che i pensionati medi sono quelli in grado di fare ancora qualche risparmio, di scegliere i ristoranti che non rilasciano ricevute e di trovare artigiani e professionisti che non rilasciano fatture. Cioèdi procurare un danno letale all’erario.
ALLERONESI
Caro Barbabella,
Lei, Stefano Cimicchi e il compianto monsignor Italo Mattia. Tre alleronesi insediatisi sul tufo e assurti a lunghi e prestigiosi incarichi. Non dica che non c’èuna spiegazione.
(Invidioso)
Grazie per essersi ricordato che anche io, non so e non posso dire se con merito o meno, ho avuto un ruolo pubblico in Orvieto, la cittàda me amata fin dalla fanciullezza quando i miei genitori decisero che, facendo seri sacrifici, lìavrei potuto fare i miei studi. Non mi sfugge la punta di perfidia che magari inconsapevolmente contiene la sua lettera, ma preferisco leggerla in positivo e se sbaglio “mi corrigerà”. Le do due spiegazioni che spero soddisfino la sua curiosità; poi scelga lei quella che piùsi avvicina alle sue convinzioni. Unica avvertenza: attento agli scherzi dei pre-giudizi! Dunque, prima spiegazione. Allerona èluogo ameno e piùdenso di storia e di cultura di quanto normalmente si pensa. Ma èanche luogo ruvido e la sua gente ècoriacea, ha voglia di fare con costrutto. Seconda spiegazione. Un sociologo sostiene che i buoni risultati che una persona ottiene dipende per la gran parte dalla qualitàdel contesto in cui essa opera. Dunque non sono gli alleronesi che si sono imposti, sono gli orvietani che hanno conferito loro ruoli rilevanti. Come vede, non ho fatto riferimento néalle differenze personali nétantomeno ai miei eventuali meriti. Se ci sono li lascio al suo giudizio.
FIGLI E FIGLIASTRI
Caro Barbabella,
gli orvietani del centro storico si lagnano di tutto: escrementi dei piccioni e dei cani; cumuli di buste di rifiuti; turisti mordi e fuggi; rumori e vandalismi notturni; tavoli dei locali che si contendono il suolo pubblico con i veicoli delle migliaia di esentati dalle isole pedonali ecc. ecc. Anche noi che abitiamo nel suburbio soffriamo i nostri disagi, ma non ci ascolta nessuno.
(Il cittadino suburbano)
Lei sa sicuramente che figli e figliastri sono sempre esistiti e il fatto che sia cosa ingiusta non ha mai impedito l’esistenza della cosa. Ma questa si avvicina ad una banalità, come èuna banalitàaccettare passivamente lo stereotipo della contrapposizione inevitabile tra centro storico e zone suburbane. C’èil negativo, ma la cosa sempre importante ècercare di limitarne presenza e portata. Come? Aumentando i livelli di sensibilitàe di intelligenza, direi anche di civiltà. Amministrare bene significa governare i cambiamenti con lo sguardo attento ai cittadini, tutti i cittadini. Il loro lamento a questo fine èutile se stimola, se spinge a far meglio. Puòfarlo se chi si lamenta lo fa con spirito costruttivo e chi governa sa ascoltare e sa intendere. Anni fa fu lanciata l’idea della “cittàunita”. Qualcosa èstato fatto per qualche tempo, ma poi si ètornati alla politica del tampone e dei piccoli passi scoordinati. Anni fa fu anche posto il problema dell’arredo urbano e fu fatto un programma di miglioramento dell’organizzazione della città, di tutta la città. Si cercòdi stimolare la cura della dell’ambiente, essendo chiaro che c’èuno stretto legame tra ambiente ordinato, curato, ed economia e qualitàdella vita. Si puòfare molto. Ma sono in molti a doverlo fare. Miglioreranno cosìtante cose. Diminuiràla propensione al lamento infruttuoso. Diminuiràanche la distanza tra figli e figliastri. Sarebbe molto meglio, no?
LINEA POLITICA DEL PD, QUESTA SCONOSCIUTA
Caro Barbabella,
ho letto che il segretario orvietano del Pd ènei guai. Molti esponenti del partito contestano la “linea politica”di Scopetti. Lei che èun esperto di sinistra e di politica orvietana, mi aiuta a capire che s’intende per “linea politica di Scopetti”e per “nuova linea politica del PD”?
(Lettore apolitico)
La ringrazio per la considerazione, ma le assicuro che le mie competenze sono da sempre piùindirizzate ad altri campi. Diciamo che la mia passione politica e l’amore per la cittàin cui ho scelto di vivere mi hanno “costretto” ad interessarmi attivamente anche alla politica orvietana. Purtroppo peròla mia propensione per la politica progettuale, dovuta forse alle mie frequentazioni storico-filosofiche, non mi ha consentito di seguire certe logiche misteriose (faccio per dire) che la contraddistinguono non da oggi, e quindi, pur avendone avuta una frequentazione in certi periodi anche intensa, confesso di non essere stato capace di adattarmici al punto di seguirne con puntualità le strane “evoluzioni”. E la politica si èvendicata facendomi sentire la sua ostilitàfino all’ostracismo. Sia comprensivo: come potrei comprendere le ragioni di uno spreco costante, scientificamente organizzato o naturalmente autoriproduttivo, di energie umane, speranze ed esperienze? Come potrei capire quella speciale vocazione che ognuno puòconstatare a impedire che si adotti il meglio dopo valutazioni attente e si preferisca quasi sempre ciòche interessa al momento? Mi creda, non riesco a seguirla nelle sue pur di sicuro interessanti distinzioni: non ho le energie sufficienti per risponderle con puntualitàdi documentazione e argomentazioni probanti. Spero di avere la sua comprensione.
IL VECCHIETTO DOVE LO METTO?
di Pier Luigi Leoni
La settimana scorsa, questa rubrica ha registrato uno scambio di battute tra me e Dante Freddi.
A proposito della proposta di Cittadinanzattiva sulla destinazione del vecchio ospedale, avevo scritto:
“Condivido la proposta di G.P. Mencarelli non da adesso, ma da sempre. Lo dimostra l’archivio di Orvietosì, dove èrintracciabile anche un’idea di Stefano Olimpieri di azionariato popolare per il finanziamento dell’operazione. Ma lo dico sottovoce perchéle proposte bipartisan a Orvieto non hanno fortuna. La gente di sinistra ètroppo gelosa della propria illusione di essere piùbuona.”
Dante Freddi ha così replicato:
“Caro Pier Luigi, all’idea di Stefano Olimpieri di azionariato popolare per il finanziamento dell’operazione di acquisto dell’ex ospedale abbiamo creduto soltanto io e te. E io perchémi hai convinto tu, non certo per fiducia in Olimpieri. Tant’èche mentre noi mettevamo la faccia su quella proposta, l’Amministrazione Còncina brigava per acquistare l’ospedale dalla Regione, rivenderlo e farci un affaretto di qualche milione per mitigare il debito e mantenersi a galla. Infatti la proposta èmorta lìe nessuno ha detto piùuna parola o scritto un rigo, a parte Mencarelli ed io in suo appoggio. La Sinistra si crede piùbuona della Destra? Non lo so, ma certo sembra così.”
In entrambe le affermazioni c’è una buona dose di veleno. Ma si tratta di veleno utile come una amara medicina. Utile perché esorcizza l’imbarazzo di combattere la stessa battaglia liberi dagli obiettivi delle parti politiche di riferimento.
Che Freddi simpatizzi per la sinistra non è un mistero; che io militi in un partito di destra è una realtà. Mi guardo bene dalla pretesa di giudicare Dante e non mi ritengo tenuto a giustificare la mia collocazione.
Mi preme soltanto manifestare la mia opinione che l’idea della destinazione dell’ex ospedale agli anziani o, più precisamente, alle fasce deboli della popolazione, non ha carattere ideologico, ma scaturisce dall’esigenza di armonizzare l’elemento razionale e l’elemento emotivo, entrambi fondamentali nelle scelte umane.
L’elemento razionale è che la crescita della popolazione anziana, per il concomitante effetto delle cure mediche e della denatalità, rende i servizi agli anziani molto importanti dal punto di vista occupazionale. Il ridimensionamento del fenomeno delle badanti straniere grazie a forme organizzative che aiutino le famiglie, è un aspetto, a mio avviso, poco considerato.
L’elemento emotivo è la compassione per gli anziani bisognosi di assistenza; compassione che èanche, almeno in prospettiva, autocompassione. Èmeno lugubre occuparsi di una dignitosa fase finale della nostra vita che approntare tombe prestigiose nei tredici cimiteri del Comune di Orvieto. La piazza del Duomo èdominata da un monumento a Colui che disse: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piùpiccoli lo avete fatto a me”. I fratelli piùpiccoli sono i vecchietti o i clienti di un albergo di lusso? Un po’di coerenza, suvvia!