ORVIETO – Doppia inchiesta sulla morte di Alessio Corradini, l’operaio – elettricista 34enne, difendente di Rfi che ha perso la vita ieri mattina a Fabro folgorato da un cavo dell’alta tensione.
Dell’incidente mortale sul lavoro si occuperanno tanto l’indagine interna avviata da Rfi quanto quella della magistratura ternana che in queste ore sta dispondendo l’autopsia.
L’operaio stava lavorando su un carro officina alla linea ferroviaria nella stazione di Fabro – Ficulle (linea convenzionale Roma-Firenze). Un’attività programmata di manutenzione della linea elettrica di alimentazione dei treni, fa sapere Rfi, su uno dei due binari che si trovano di fronte alla stazione di Fabro. L’elettricista, in squadra con altri tre operai, stava controllando un cavo quando, intevervendo è stato colpito da una scarica di 3000 volt che non gli ha lasciato scampo.
La dinamica non è ancora del tutto chiara. Sicuramente l’operaio che tutti dicono esperto pensava di intervenire su un cavo staccato, come si procede normalmente in questi casi. Da capire ora dove sia stato e da cosa è dipeso il fatale errore.E’ quello che appureranno le indagini.
Una morte “inaccettabile” per Cgil, Cisl e Uil che si sono espresse in forma congiunta con le rispettive categorie Filt, Fit e Uilt. Inaccetabile sempre morire sul lavoro, tanto più dicono i sindacati, in “un’azienda come Rfi, del gruppo delle Ferrovie dello Stato”. “E’ evidente – affermano le sigle sindacali che lanciano un appello alle istituzioni – che nella crisi si stanno abbassando i livelli di sicurezza. La tragedia di Fabro – sottolineano – ne è l’ennesima dimostrazione”. Scossa la comunità di Orvieto e in modo particolare quella di Ciconia dove il giovane operaio viveva con la famiglia.
Profondo cordoglio, sincera vicinanza e solidarietà alla famiglia è stata espressa dalle amministrazioni comunali di Orvieto e Fabro, da Rete Ferroviaria Italiana e tutto il Gruppo FS Italiane.