Dal globale al locale e viceversa
Caro Franco,
le elezioni comunali hanno innalzato al potere alcuni concittadini, altri sono stati costretti dall’elettorato a stare fuori dal portone del municipio, altri si sono astenuti dalla lotta.
A tutti coloro che, nella gerarchia dei pubblici onori stanno in basso, io e te compresi, suggerisco una meditazione su un brano dell’Imitazione di Cristo, “il libro più letto dopo il Vangelo”.
Pier
“Grandissimo pregio ha il vivere in obbedienza, soggetto all’altrui autorità, e non disporre liberamente di sé. Assai più difficilmente erra chi eseguisce gli ordini che non colui che è preposto ad impartirli…. Vero è che ognuno opera secondo il proprio intelletto ed ama seguire coloro che dividono le sue opinioni. Ma, se Iddio vive in noi, è pur necessario talvolta sacrificare il sentimento personale per amor di pace. Chi è saggio al punto da conoscere tutto e completamente? Perciò non riporre affidamento eccessivo nel tuo modo di vedere, ma ascolta volentieri il pensiero degli altri… Ho udito sovente dire che è meno pericoloso ascoltare ed accettare consigli che darne. Sieno pure le vostre opinioni giuste entrambe, ma il non volersi uniformare all’altrui parere, quando i fatti e la ragione lo suffragano, rivela superbia ed ostinazione di spirito”.
Certo che questa volta ci sei andato giù duro, eh? Dico con noi stessi, tu ed io, e con quelli che con noi stanno in basso, nemmeno oggetto di fugaci pensieri da parte di qualche potente per l’ascesa al laticlavio locale. Ci propini un passo dell’Imitazione di Cristo, credo tratto dal libro primo, quello che invita ad abbandonare le vanità per l’ascesa a Dio seguendo l’esempio di Cristo.
È come torturarci da soli, noi a cui forse è negato anche l’angusticlavio. Ricorderai, in quel testo ci sono affermazioni come questa: “Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla”. Scusa, ma ignorati più di così e considerati meno di così? Il prossimo passo non potrebbe essere che sparire. E però, ammettilo, non sarebbe un atto di arroganza? C’è infatti un po’ di gente che se non se la prende con noi sarà costretta a prendersela con altri. E dunque perché far faticare gli uni a spostare l’attenzione e rendere preoccupati altri per la nuova attenzione ricevuta?
Poi, se attribuita a noi, di sicuro non ci farebbe meglio nemmeno quest’altra affermazione: “Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente”. Ma ti rendi conto? Noi, che abbiamo studiato e ci siamo sforzati di parlare in lingua corretta e comprensibile, non solo non saremo considerati, ma forse saremo puniti più di quanto non lo siamo già. A meno che non abbiamo fatto cose buone e non siamo vissuti devotamente. Forse qualche cosa buona ci è scappata di tanto in tanto, ma quanto ad aver vissuto devotamente, almeno io, non mi azzarderei nemmeno a pensarlo.
Attento dunque, stai sfiorando il sadismo! A meno che tu non abbia voluto dire a me e a te stesso suppergiù così: “Beati noi che non siamo tra coloro che sanno e che per questo possono, perché non dobbiamo fare lo sforzo di liberarci delle vanità, essendone in parte già privi, magari senza merito”; e per contro: “Attenti voi, che sapete e potete, perché o sapete e potete sul serio, e allora vi sarà lontano il regno dei cieli, oppure non sapete e non potete, almeno quel che basta, e allora è meglio che vi fermate in tempo o rimediate, perché non facendo bene ciò per cui siete stati nominati in egual modo vi sarà lontano il regno dei cieli”. Insomma, come la mettete, la mettete, la vita è dura, cari miei!
Sì, caro amico, volevo proprio dire che la vita è dura. È dura per chi sta in alto, per chi sta in basso e pure per chi sta in mezzo. Ma volevo anche dire che bisogna affrontare la durezza della propria condizione con saggezza. Un proverbio osceno attribuito ingiustamente ai Cinesi consiglia, quando ci si trova in una scomoda situazione, di non agitarsi per non fare il gioco di chi sta sopra. Io ho cercato di metterla sul piano dell’umiltà cristiana. L’invito alla saggezza vale sia per coloro che hanno in mano le leve del potere sia per tutti gli altri. I primi non si scoraggino quando vengono criticati e insultati e non si gonfino quando vengono lisciati. I secondi non credano che sia facile ottenere o riottenere il consenso. Il popolo è una entità ambigua, mutevole e fallibile. Però detiene oggi la sovranità. Nessuno più crede che l’autorità venga da Dio (omnis auctoritas a Deo data est).
Controreplica di F.R. Barbabella
Evviva!!!