“Quella delle regioni dell’Italia di mezzo non è affatto una identità di risulta. Tutt’altro. In questa parte del Paese c’è forse l’Italia che è più Italia. E insieme possiamo e dobbiamo costruire delle politiche comuni che devono poter incidere positivamente soprattutto per dare ai cittadini risposte ai loro bisogni, a cominciare dalla grande questione del lavoro”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta ieri mattina a Perugia al Teatro Pavone, all’iniziativa organizzata dalla Cgil sul tema “Piano del lavoro nell’Italia di mezzo”, presente, fra gli altri, il segretario generale dell’organizzazione sindacale, Susanna Camusso.
“In questa parte dell’Italia – ha affermato Marini – è molto forte la presenza di un tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura del sistema economico e industriale di tutto il Paese. Imprese che hanno dimostrato maggiore capacità di innovazione e di apertura all’internazionalizzazione. Qui è concentrata una parte notevole del patrimonio storico ed artistico nazionale, così come ambiente, paesaggio, antichi centri storici ne compongono il tratto identitario”.
Per la presidente Marini, è partendo proprio da questo che le Regioni dell’Italia di mezzo debbono saper recuperare “una capacità di politiche comuni che ci aiutino a mettere in campo azioni concrete per far ripartire lo sviluppo e la crescita economica in questo territorio dove la nostra azione sinergica può rappresentare il valore aggiunto”.
Certamente vi sono settori nei quali “naturalmente”, secondo la presidente Marini, le Regioni del centro Italia devono esprimere iniziative di governo comuni, come è il tema delle infrastrutture stradali e ferroviarie, dalla E78 Fano-Grosseto alla E 45, o al rafforzamento delle reti ferroviarie che per l’Umbria sono fondamentali. “Dobbiamo però – ha aggiunto Marini – aprire delle ‘finestre’ che guardino di più al tema dell’economia e dell’industria e di come rafforzare l’occupazione. È questa la grande questione, soprattutto in riferimento ai giovani. E dobbiamo, per questo, spingere con maggior coraggio verso un rapporto più stretto ed efficace tra impresa e formazione, superando la separatezza che ha caratterizzato fino ad ora il mondo dell’impresa con le nostre politiche per la formazione professionale. Su questo dobbiamo ancorare tutta la futura programmazione dei fondi comunitari”.
Riferendosi infine al progetto “Garanzia giovani”, la presidente Marini ha affermato che “accanto ad esso è necessario che vi siano politiche nazionali, anche di tipo fiscale”.