di Pier Luigi Leoni
Confesso che la mia visione della storia recente di Orvieto non è particolarmente cupa; né per l’epoca pre-Concina né per l’epoca Concina. Mi spiego. Il candidato Concina fu tirato fuori dal cappello, e il cappello si sa qual’era: un ambiente né di sinistra né di destra che guardava a destra nelle elezioni politiche e a sinistra nelle elezioni comunali. Quell’ambiente, largamente rappresentato da Orvieto Libera, aveva deciso di mollare la sinistra e fu aiutato dal cavallo di Troia che i democristiani, con più che decennale pazienza, avevano infilato nella sinistra. Un comune pesantemente indebitato non faceva più comodo a nessuno. Concina doveva rimettere a posto i conti e rilanciare la città. A mio parere, e anche con la mia collaborazione, i conti sono stati messi in ordine (nonostante fossero ben più disastrati di quanto emergeva dalle carte ufficiali) e i servizi sociali sono stati salvaguardati. Il piano di riequilibrio adottato è lo strumento per diluire nel tempo l’eliminazione del disavanzo che residua alle alienazioni patrimoniali, ai provvedimenti fiscali e ai condizionamenti della legislazione nazionale in materia di finanza locale. Il piano decennale di riequilibrio, che peraltro è ancora sottoposto all’esame del Ministero dell’interno e della Corte dei Conti, non vincola la nuova amministrazione, che può studiare e applicare modificazioni a sua discrezione, magari smettendola di chiamarlo impropriamente pre-dissesto. Per quanto riguarda il rilancio della città, a cominciare dalla valorizzazione dell’ex Caserma Piave, non credo che Concina non avesse la voglia e l’intelligenza per perseguire e conseguire risultati più concreti; e non credo che i suoi collaboratori, me compreso, fossero degli imbecilli. Quindi non mi resta che confidare nel tempo, questo smorzatore delle passioni, moderatore dell’orgoglio, dissolvitore delle illusioni e riequilibratore dei giudizi. Il sindaco Germani credo che non s’aspetti sconti dall’opposizione consiliare, che dovrà svolgere il suo ruolo. Da parte mia non avrà che rispettosa attenzione e analisi costruttive e non preconcette, come è dovere di un buon cittadino che non ha impegni istituzionali. Ho smesso di frequentare gli stadi perché le opposte tifoserie mi sembravano insopportabilmente ridicole.