di Massimo Gnagnarini – Roberta Cotigni – Claudio Di Bartolomeo –
Ormai prossimi alla partenza della nuova consigliatura ci siamo chiesti quali siano gli elementi più utili di discontinuità con il passato da tenere presenti per fare bene il nostro lavoro. Il più significativo, riteniamo, non è ne il cambio di colore dell’amministrazione comunale e neppure il ricambio generazionale che pure c’è stato, largo e positivo, nella classe politica orvietana.
La vera novità, invece, è figlia dell’epoca in cui viviamo e riguarda il radicale mutamento del modo di concepire e di intendere la missione e il mestiere di amministratori locali.
Per decenni intere generazioni di amministratori locali si sono formate sul concetto di ridistribuzione della ricchezza, ovvero della gestione delle risorse finanziarie trasferite dallo Stato verso la periferia per l’organizzazione dei servizi ai cittadini. Questo sistema è fortemente compromesso, cosicché il buongoverno locale, oggi, si misura non soltanto per l’equa ed efficace allocazione dei pochi soldi che arrivano, ma inevitabilmente dalla capacità di produzione in loco di nuova ricchezza attraverso la valorizzazione e la messa a reddito della città.
C’è stata una sorta di inversione del principio costituzionale della sussidiarietà : non è più lo Stato ricco a sostenere i territori meno ricchi , ma è la ricchezza dei territori, tra loro in competizione, ad arricchire la Nazione.
E’ un nuovo scenario per le Autonomie nel nostro Paese, dove Orvieto e il suo territorio non devono considerarsi penalizzati, anzi dobbiamo essere tutti consapevoli di trovarci in una posizione di straordinario vantaggio competitivo. Siamo fortunati.
Possediamo gli omologhi dell’oro e del petrolio, ovvero i nostri giacimenti culturali, di storia e di arte. Quindi non abbiamo più scuse né alternative, dobbiamo riuscire ad estrarre da tanta ricchezza tutto il valore economico che ci basta per regalarci un nuovo piccolo Rinascimento e rinsaldare così le ragioni stesse dell’esistenza futura della nostra comunità locale.
In questa visione appare persino pleonastico l’appello all’unità e alla riconciliazione tra tutte le forze politiche e i soggetti che si sono scontrati alle recenti elezioni comunali. Allo stesso modo apparirebbero stonate e velleitarie anche le rivendicazioni di un ruolo guida da riconoscere a quel o quell’altro partito, senza con ciò voler rimarcare fuori ogni misura il peso delle rappresentanze civiche.
Più semplicemente auspichiamo il definitivo superamento di una ancora diffusa difficoltà a comprendere che le scelte più efficaci per il bene comune non scaturiscano dal prevalere di uno schieramento politico sull’altro, bensì dalla capacità di aggiornare con onestà e trasparenza una visione di città nella continua ricerca di opzioni e soluzioni possibili. Se, dunque, c’è una trasversalità da incoraggiare nelle istituzioni orvietane e tra gli orvietani, è quella delle idee e della consapevolezza di aver accettato tutti la sfida del cambiamento.
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