di Pier Luigi Leoni
Giuseppe Gioachino Belli disse: «Non faccio per vantarmi, ma oggi è una bella giornata». Anch’io potrei dire: «Non faccio per vantarmi, ma sono in grado di stroncare la corruzione negli appalti pubblici». Fatemi leggere un progetto e un bando di gara e io vi dico dove sta l’innesco della corruzione. Certamente le leggi possono essere migliorate, ma, anche con le leggi attuali, è facile per chi ha pratica di appalti pubblici individuare nella relazione di accompagnamento di un progetto, nel prezziario, nello schema del contratto d’appalto e nel disciplinare di gara i congegni piazzati legalmente da marpioni per consentire ad altri marpioni di saccheggiare le casse pubbliche. Non solo io, ma migliaia di segretari comunali e funzionari pubblici in servizio o a riposo siamo in grado di fare controlli del genere. Perché allora non si fa il controllo preventivo e si lascia alla magistratura il compito di reprimere l’illegalità, pur essendo noto che la magistratura può intervenire, se ci riesce, solo quando l’illecito è stato commesso, provocando ulteriori danni alla pubblica amministrazione col blocco dei lavori e delle forniture? Per lo stesso motivo per cui furono smantellati gli uffici statali del Genio Civile, che erano addetti ai controlli sui progetti e sugli appalti di opere e lavori pubblici. Negli anni Settanta, con lo smantellamento dei controlli statali, cominciò l’assalto al pubblico erario; un’orgia che ci ha portato all’Italia in cui viviamo. È giunta l’ora di farla finita e io faccio sommessamente presente come si fa.