di Dante Freddi
Toni Còncina è un signore benestante che è stato accolto a Orvieto e votato perché ha rappresentato una cesura con situazioni che gli orvietani non sopportavano più. Sessant’anni di amministrazioni di sinistra, in certi tempi con la maggioranza assoluta del PCI, avevano creato un disagio diffuso, in cui i beneficiati si erano scordati e, anzi, ricordavano i favori con fastidio, e i mortificati erano giustamente infuriati.
Nessuno nel 2009 conosceva il dott. Còncina, soltanto Cimicchi, e del debito si parlava appena. Le elezioni di quell’anno sono state un passaggio utile, che ha scontato Loriana Stella, cirenea di quegli anni di sinistra arrogante.
Còncina decise di non pagarsi lo stipendio ed è stato indiscutibilmente generoso. Ma se lo poteva permettere, perché comunque la giusta pensione l’avrebbe riscossa, e non è corretto che questo atto sia considerato come un valore politico. Se fosse così significherebbe che chi non ha mezzi propri o non è in pensione non può servire la comunità da amministratore. Sarebbe la negazione della democrazia, che prevede la gratuità ma anche che chi lavora per la comunità abbia un giusto rimborso che gli consenta di provvedere a sé e alla famiglia.
Còncina è evidentemente persona prodiga, anche se, come ricorda papa Francesco, se non c’è sacrificio non c’è neppure perdono e lode.
Generosi davvero, da togliersi il cappello, sono stati quei suoi assessori che, professionisti, casalinghe, commercianti, non hanno riscosso gli emolumenti e hanno dedicato alla città tempo tolto al lavoro e alla famiglia, e quindi danaro e affetti.
Il loro sacrificio è stato lodevole quanto ingiusto, perché nessuno può pretendere che sia sacrificato il bene della famiglia per il bene pubblico.
Ma c’è anche un altro piano del ragionamento: se avessimo avuto un sindaco pagato ma anche bravo la città ci avrebbe guadagnato o rimesso?
Situazione: la Piave è lì in decadimento, all’ex ospedale abbiamo rinunciato, la manutenzione della città è inesistente, non c’è manifestazione oltre quelle già inventate ai tempi della sinistra imperante, le tasse sono al massimo possibile, sono stati venduti milioni di beni senza abbassare il debito, farmacia compresa. Infine è stato chiesto il predissesto, cioè un concordato con lo Stato che metterà in ginocchio ulteriormente Orvieto.
Devo però cedere di fronte al ragionamento di chi ricorda che nel passato c’è chi ha preso lo stipendio e creato anche un bel po’ di danni e concludo invitando san Pietro Parenzo di porsi a fianco del sindaco di Orvieto Giuseppe Germani, che è anche parrocchiano della sua chiesa.
Aiutalo a essere un sindaco che prende lo stipendio e se lo guadagna, che non trascura la famiglia e la comunità, che serve con onore.