Il codice deontologico dei giornalisti stabilisce che chi esercita questo mestiere, a qualsiasi livello, persegua la verità.
L’accezione di verità più accreditata è quella dell’etimologia greca di “disvelamento”, disvelamento di quanto non può non essere visto: straordinaria definizione, ripresa da un codice etico dell’ordine dei giornalisti.
La prossima Amministrazione, come quella andata, sarà composta da amici e conoscenti, gente che si incontra o che si frequenta, e a qualcuno, come è già accaduto nel passato, la verità darà fastidio, sarà sentita come tradimento, avversata e alla fine qualcuno ci toglierà la parola.
L’autocensura determinata dalla vicinanza, dalla prossimità, è esercitatacontinuamente e rende necessario leggere qualsiasi nota più volte per evitare il termine sgradevole, la parola chiave che fa inalberare, il giudizio che può essere valutato come voltafaccia. I politici, che secondo le indicazioni della giurisprudenza dovrebbero avere un po’ di pelo sullo stomaco in quanto hanno scelto di essere persone pubbliche, sono invece spesso mammole ipersensibili e accettano con difficoltà la critica. Ma si dovranno abituare.
E’ che i giornalisti, a qualsiasi livello, non possono essere fedeli, perché fedeltà e perseguimento della verità non sono compatibili. Non si può essere giornalisti e amministratori pubblici o iscritti a un partito o a una loggia. Sarebbe tradire il principio fondante delle nostre regole professionali e mortificherebbe la volontà di svelare quanto è sotto gli occhi di tutti ma non è visto o non si vuole vedere.
L’obiettivo fissato dalla deontologia non è facile da perseguire, perché quanto sta sotto gli occhi è a volte sgradevole, si preferirebbe ignorarlo, non crea né lettori né simpatie.
La campagna elettorale è ormai terminata e Orvieto e i paesi intorno attendono di essere raccontati, iniziando daccapo con denunce e speranze. Sono cambiati gli interlocutori ma noi continueremo con la stessa linea, oggi e finché potremo. Suggeriamo alcuni esempi di verità, che costituiscono una esemplificazione di metodo sulla opportunità di partire con le idee chiare sullo stato dell’arte
Esempio di verità: durante gli ultimi cinque anni non è stato trovata alcuna soluzione per la rifunzionalizzazione dell’immobile ex Piave. L’unico atto ufficiale dell’Amministrazione Còncina, a parte la tentata vendita della palazzina comando per far tornare i conti del bilancio, è stato l’ affidamento della struttura all’Agenzia del demanio, che non sta facendo nulla per trovare una soluzione. Basta guardare il sito dell’agenzia e cercare. Le altre ipotesi, quella dell’outlet del territorio e del campus, sono chiacchiere a veglia di cui non vorremmo sentir dire, perché le soluzioni di un bene pubblico si cercano in pubblico, non con riservatezza, tanto cara all’ex sindaco, di cui comunque non mettiamo in dubbio la buonafede.
Questa è la verità sotto gli occhi di tutti e non può non essere vista.
Esempio di verità: l’ex ospedale faceva parte di un progetto di riuso degli immobili della città che coinvolgeva quell’immobile, la ex pediatria, la mensa della Piave, l’edificio del distretto sanitario in via Soliana, l’ex Inapli. Fu messo a punto da Mocio e disatteso da Còncina per mancanza di fondi, ma anche di idee e di capacità politica, che servono per offrire contenuti e governare i rapporti con enti e persone.
Questa è la verità sotto gli occhi di tutti e non può non essere vista.
Complanare: i lavori sono fermi da settembre dello scorso perché sono stati trovati cavi di fibra ottica della Telecom. La storia è lunga dieci mesi, ma può essere riassunta in una deliberazione della Giunta del febbraio scorso restata a oggi inattuata, al di là delle chiacchiere sulle amicizie dell’ex sindaco in Telecom e degli sconti straordinari che ne sarebbero scaturiti. La deliberazione è qui http://www.comune.orvieto.tr.it/delibere/giunta/2014/18-2014.pdf. Continua la serie di inciampi per questa opera, il cui primo finanziamento risale al 2004, ai tempi di Germani assessore al ramo.
Questa è la verità sotto gli occhi di tutti e non può non essere vista.
E’ questo il metodo che intendiamo seguire per affrontare i temi salienti della città, tentando di “disvelare” quanto non può non essere visto. Ma ricordiamo che la bonafede non ha una sola faccia e deve riguardare sia chi racconta che chi legge.