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Home Politica

Riaperta la passerella sul Paglia: take a walk on the wild side

Redazione by Redazione
7 Maggio 2014
in Politica, Sette Giorni, Archivio notizie
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di Associazione Val di Paglia Bene Comune.

La passerella sul Paglia danneggiata dall’alluvione del 12 novembre 2012 è stata riaperta. Se fatta a qualche giorno di distanza la cosa sarebbe stata degna di applauso, avrebbe autorizzato e giustificato lacrimoni di commozione.

Ma per cambiare una trentina di traversine in legno ci sono voluti 17 mesi: una ogni mese e mezzo. Grosso modo. Il problema non erano le  traversine, si difenderà qualcuno. Il problema non erano e non sono le traversine confermiano noi alludendo a cose completamente diverse che in questi mesi abbiamo denunciato continuamente.

Si può di nuovo camminare tra Orvieto Scalo e Ciconia e viceversa senza i disagi e il rischio di essere investiti sul Ponte dell’Adunata. E questa è una buona notizia. Ma evidentemente, nella testa di chi sta intervenendo sul fiume, disagi e rischi devono accompagnare ad ogni passo gli abitanti di Ciconia e di Orvieto Scalo che vogliono andare a piedi (in bicicletta è formalmente vietato dai cartelli e reso quasi impossibile dal tipo di brecciolino usato).
1

Ciò che si vede spuntare non è un arbusto. Si tratta dei fili di ferro di gabbionature travolte dall’alluvione e maldestramente ricoperti.
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Ne abbiamo evidenziati un po’, appena fuori dal camminamento. Secondo noi costituiscono un pericolo e sono la spia di un lavoro mal fatto. Le poche evidenze di cui disponiamo riguardo la dinamica dell’alluvione infatti consigliano di tenere pulito l’alveo per consentire il più rapido deflusso. La terra che ricopre quei fili di ferro andava spostata da un’altra parte.

3

Questo ciuffo nero che emerge tra i sassi non è una spugna di fiume. E’ un pezzo della rete per l’inerbimento delle scarpate. Già erano state fatte male le scarpate, già erano state messe male le reti ora, come testimonia la foto qui sotto, gli ulteriori interventi hanno aggravato la situazione: le sponde del fiume sono insidiose e impraticabili.
4

Guardandolo dalla passerella il laghetto mostra un’apparente stranezza.

5

Si tratta del fronte della canalizzazione realizzata per far defluire le acque dell’ultima piccola piena del Fosso dell’Abbadia. I lavori della complanare hanno richiesto un ponticello di servizio, evidentemente realizzato male se si è ostruito causando un allagamento di parte del cantiere. A questo punto: cosa ci sarà nel laghetto che già aveva ricevuto acque di fognatura dopo questo ulteriore sversamento?

A meno che qualcuno non stia pensando ad un progetto pilota per ricreare il paludismo in Umbria, è necessario bonificarlo.
Avevamo tanto insistito perché la scogliera sotto il Ponte dell’Adunata fosse realizzata in maniera da essere percorsa a piedi o in bicicletta. A monte del ponte è già ridotta un colabrodo e dunque è impraticabile perché le piogge hanno lavato via il cappello di terra, evidentemente mal realizzato, che ricopriva i massi. A valle del ponte invece è proprio franata

6

Si vede meglio dall’alto

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Si poteva prevedere che i flussi del canale delle acque piovane che scaricano in quel punto avrebbero potuto produrre quella frana? Pensiamo di sì, e pensiamo anche che si poteva evitare.

Chiudiamo la passeggiata duecento metri più a valle. Dove c’è la bretella necessaria alla stabilità del ponte dell’Adunata.

8

Come prevedibile il fiume ha trovato la sua via ed è urgente intervenire in maniera appropriata. Per farlo ci sarà da rimuovere anche tutte le camionate di terra che impropriamente sono state depositate in quella zona con questo bell’effetto.

9

Da inequivocabili reperti la zona sembra essere luogo di “appartamenti amorosi”. Avviso agli utenti: se la terra trema sotto di voi, non pensate solo alla foga del vostro partner: potrebbe anche essere il fiume che sta smottando quel cumulo di terra. Fate retromarcia ed allontanatevi di un po’.

Chiudiamo con due citazioni: Brecht scrive, grosso modo: «Tutti vedono la rabbia del fiume in piena; nessuno la violenza degli
argini che lo costringono». E la stoltezza di chi vuole e fa quegli argini, aggiungiamo noi.

Walk on the Wild Side di Lou Reed che abbiamo usato per dare il titolo al pezzo chiude con un coretto: dou dou dou dou dou dou dou…

 

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