di Vittorio Fagioli, CISA/Rete Nazionale NO Geotermia elettrica
Una nota preoccupata è stata inviata i giorni scorsi al Governo ed ai presidenti delle Regioni da parte della scrivente Rete Nazionale a seguito delle allarmanti conclusioni del Rapporto redatto dalla Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region) nominata dal Dipartimento della Protezione Civile su richiesta della Regione Emilia-Romagna, dopo i terremoti del 20 e 29 giugno 2012 che causarono ben 29 morti e milioni di euro di danni.
La Commissione suddetta rileva infatti come alcune trivellazioni petrolifere attivate nell’area possano essere state la causa del citato sisma ed ha evidenziato rapporti tra le trivellazioni nel sottosuolo e terremoti innescati che non possono essere più sottaciuti:
1.Sostiene infatti la Commissione come: “una piccola perturbazione generata dall’attività umana è sufficiente a spostare il sistema da uno stato quasi-critico ad uno stato instabile”. Ed inoltre che “la condizione necessaria perché questo meccanismo si attivi è la presenza di una faglia già carica per uno sforzo tettonico, vicina ad un sito dove avvengono azioni antropiche che alterano lo stato di sforzo, dove vicina può voler dire anche decine di chilometri di distanza a seconda della durata e della natura dell’azione perturbante”;
2.Inoltre che: “poiché in questo caso le operazioni tecnologiche attivano solamente il processo di rilascio dello sforzo tettonico, la magnitudo dei terremoti innescati può essere grande, dello stesso ordine di quella dei terremoti tettonici, e dipenderà dall’entità della deformazione elastica accumulata sulla faglia a causa del carico tettonico”;
3.Aggiunge inoltre che: “l’esame di tutta la letteratura esistente mostra che la discriminazione tra la sismicità indotta o innescata e quella naturale è un problema difficile, e attualmente non sono disponibili soluzioni affidabili da poter essere utilizzate in pratica”; proseguendo conclude: “quindi non può essere escluso che le azioni combinate di estrazione ed iniezione di fluidi in una regione tettonicamente attiva possano aver contribuito, aggiungendo un piccolissimo carico, alla attivazione di un sistema di faglie che aveva già accumulato un sensibile carico tettonico e che stava per raggiungere le condizioni necessarie a produrre un terremoto”.
Il Rapporto termina con una prima indicazione di possibili azioni preventive che meglio saranno definite da “Indirizzi e Linee guida” la cui stesura è stata affidata ad gruppo di lavoro recentemente costituito in ambito del Ministero dello Sviluppo Economico.
Ci sembra rilevante evidenziare inoltre come la Commissione ICHESE rilevi due nuove necessità che non hanno finora fatto parte della storia delle trivellazioni nel nostro Paese:
1.come sia necessario che “i dati in possesso delle compagnie siano da esse messi a disposizione degli enti responsabili per il controllo”;
2. e che “l’implementazione di un Programma di Interazione e Comunicazione con la popolazione e gli amministratori locali ha una importanza critica, perché venga acquisita fiducia nella gestione ottimale delle operazioni”.
Ci confortano quindi oggi le conclusioni “problematiche” della Commissione ICHESE, primo tentativo-se esse si tradurranno in efficaci procedure, aventi valore di legge – di realizzare il più volte richiesto “punto di vista “dello Stato in una materia dove troppo spesso si è lasciato fare alle compagnie, più interessate ai propri bilanci che alla incolumità delle popolazioni e delle economie residenti, oltre che dell’ambiente
Le associazioni e comitati di cittadini che fanno capo alle regioni Umbria e Lazio si oppongono da tempo- come è noto- al progetto dell’impianto pilota geotermico di Castel Giorgio -Torre Alfina (proponente la società ITW & LKW e su cui è in corso la procedura di VIA presso il MATTM). Hanno sollevato infatti sin dall’ottobre 2012 (tra gli altri) anche il problema della sismicità indotta e innescata da questo impianto pilota perché, in passato, ENEL S.p.A. rivelò sismicità proprio in occasione di prospezioni geotermiche nella stessa area del progetto pilota in questione. La stessa ENEL S.p.A. rinunciò proprio per questi timori. Timori che da quando è stato presentato questo progetto sono anche i nostri. Una vicenda analoga è stata sollevata in Amiata dai comitati locali.
Sostenevamo infatti a seguito della giornata di mobilitazione nazionale contro la geotermia elettrica speculativa e inquinante del 5 marzo 2014 presso la Camera dei Deputati- che:
1.il piano governativo di espansione e sviluppo della geotermia, varato nel 2010 dal governo Berlusconi IV, presenta una serie di problematiche, anche gravi, che non sono state sufficientemente considerate dalle istituzioni governative. Autorevoli scienziati a livello nazionale ed internazionale pongono il concreto problema della sismicità indotta ed innescata, dei danni per la salute, del depauperamento delle risorse idriche, della subsidenza ed, in genere, dell’inquinamento ambientale connessi con lo sfruttamento della geotermia per la produzione di energia elettrica;
2. appare ormai chiaro a livello mondiale che lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica ha degli impatti ambientali, che devono essere adeguatamente conosciuti, previsti e regolamentati. Esistono dei territori dove lo sfruttamento geotermico è sconsigliabile ed altri nei quali, con una serie di indispensabili accorgimenti a salvaguardia delle popolazioni e dell’ambiente, è invece possibile. In Italia, gli studi scientifici sul settore sono carenti, così come ancora del tutto carente è la normativa del caso;
3. La realtà della ricerca scientifica mondiale e delle esperienze sul campo mostra appunto con tutta evidenza che il dogma della ecocompatibilità della geotermia- secondo cui la geotermia è sempre di per sé pulita e rinnovabile e sicura- non è vero. Un dogma alimentato dal circuito degli imprenditori geotermici attratti dagli enormi incentivi statali, e fideisticamente accettato da molti ambienti governativi e parlamentari senza discussioni o veri approfondimenti. Esso non può guidare l’azione del Governo, in quanto la geotermia in generale non è né rinnovabile, né sempre pulita e può divenire pericolosa. Lo sfruttamento geotermico può diventare accettabile unicamente a determinate condizioni, che dipendono dalle specificità dei territori e dalle tecnologie impiegate.
4. La valutazione di questa serie di problemi non può essere lasciata ai centri di ricerca ed ai tecnici che lavorano per le società che fanno impianti geotermici. Troppo forti sono le attese e gli appetiti generati da incentivi governativi altissimi. Occorre che lo Stato riprenda in modo sostanziale e non solo formale la propria funzione di salvaguardia di tutti gli interessi in gioco, primo fra tutti quello delle popolazioni coinvolte.
5. Non si può infatti portare avanti un piano di espansione della geotermia che appare procedere in modo frettoloso, improvvisato e per giunta a dispetto delle popolazioni locali. Laddove la geotermia è praticabile e sostenibile, occorre fornire ai cittadini proposte valide, mostrare con sincerità ed onestà i problemi e convincerle nei vantaggi di questi progetti. Non ci si può basare solo sul consenso di strutture politiche spesso troppo sensibili al lavoro lobbistico delle imprese.
Per tutto quanto sopra esposto si motiva con più forza –dopo le conclusioni del Rapporto predisposto dalla Commissione ICHESE, che confermano peraltro i risultati dell’importante rapporto internazionale (Induced Seismicity Potential in Energy Technologies) richiesto dal Department of Energy (DOE) americano e redatto dal National Research Council nel 2013- il rinnovo della richiesta di un PROVVEDIMENTO DI MORATORIA sospensivo di tutte le procedure in atto relative a permessi di sfruttamento geotermico “flash” (in Toscana a cominciare dalle aree dell’Amiata), di impianti binari “pilota” e di ricerca geotermica, nonché un intervento di riduzione/annullamento degli incentivi relativi alla geotermia elettrica, tanto più che il Paese ha già ampiamente raggiunto gli obiettivi previsti di produzione di energie rinnovabili, mentre le capacità di produzione elettrica italiane sono elevatissime, con grandi impianti costretti a rimanere spenti per mancanza di domanda …
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Si ribadisce con l’occasione altresì la richiesta della apertura, sui molteplici aspetti della tematica, di un TAVOLO TECNICO con il Governo e le Regioni interessate per il quale abbiamo già indicato i nostri esperti nelle materie di cui trattasi.