“Sette note un’infinita complessità”: questo il titolo del doppio evento che avrà luogo ad Orvieto nel pomeriggio di sabato 17 maggio, sotto l’importante egida del Festival della Complessità.
Il festival, iniziato nel 2009 ed alla sua quinta edizione, è esso stesso una metafora della complessità: offre quest’anno 194 eventi presso 23 città italiane in collaborazione con università, istituzioni culturali e associazioni di varia tipologia, al fine di parlare di filosofia, economia, management, urbanistica, genetica, fisica quantistica, arte, cultura e tanti altri argomenti ancora.
E’ un festival in rete, dalla struttura profondamente moderna ed innovativa, decentrato al massimo per raggiungere capillarmente la società civile, con la caratteristica esemplare di non ricevere alcun contributo istituzionale; ogni evento è, infatti, auto-finanziato e auto-organizzato dai partner promotori locali: per Orvieto, si è attivata l’Università delle Tre Età, ormai una realtà culturale fra le più propositive della nostra città.
Proprio ad Orvieto protagonista saranno la musica e la filosofia della complessità, con la partecipazione del Maestro Riccardo Cambri, collaboratore storico dell’Unitre, che proporrà un incontro di ascolto musicale. L’evento sarà coordinato dalla Dott.ssa Mirella Cleri che fa parte dell’Associazione Dedalo ‘97, promotrice del Festival.
Alle 17:30 di sabato prossimo, quindi, una lezione di ascolto guidato proposta dal M° Cambri, presso la Sede Unitre di Palazzo Simoncelli.
Alle 19, invece, presso il Caffè Montanucci (altro prezioso sostenitore dell’evento) avrà vita un salotto culturale del quale sarà graditissimo ospite il Prof. Fulvio Forino, fondatore e ideatore del Festival della Complessità.
Nel complesso, un pomeriggio interessante che saprà dimostrare che l’arte è a portata di mano più di quanto solitamente si pensi e che, come insegna l’approccio sistemico, un evento culturale (normalmente compresso fra vincoli e opportunità) può nascere e organizzarsi dal basso raggiungendo egualmente risultati imprevedibili.
Riflettendo sulla V edizione (Anno 2014) del Festival della Complessità
Passeggiate della mente, ovvero un’avventura sistemica
194 conversazioni ed eventi, 23 città, 11 regioni, 43 associazioni, enti, università e istituzioni culturali coinvolte: questo in cifre è il Festival della Complessità alla sua V edizione, che dal 6 maggio alla fine di luglio metterà in campo, oltre a decine e decine di conversazioni, anche proiezioni di film e documentari, convegni scientifici, visite guidate, ascolti musicali, aperitivi culturali, tavole rotonde, cene al buio, presentazione di libri, mostre fotografiche .
Pedagogia, economia, salute, management, filosofia, sociologia, medicina, ambiente e biodiversità, storia, psicologia, scienza, etica, urbanistica, mente, evoluzionismo, psicoanalisi, genetica e epigenetica, musica, cinema, globalizzazione, internet e big data, integrazione e mediazione dei conflitti, fisica quantistica, arte, sismologia, sicurezza sul lavoro, rapporto medico paziente, reti sociali, interculturalità, didattica, biologia, sono, in ordine sparso, le tematiche che verranno proposte e esplorate alla luce della teoria dei sistemi.
Il Festival della Complessità è un festival diffuso e a km zero. È un esempio di dialogica, nato com’è da una dinamica tra opposti complementari e apparentemente inconciliabili; fantasia e scienza, autorganizzazione e regole, creatività e impegno organizzativo, decentramento e organizzazione puntuale.
È un festival a costo zero, non ha mai avuto e non ha scopi di lucro. Non ha ricevuto alcun contributo istituzionale e ogni evento è auto-organizzato e auto-finanziato da ciascuno dei partner promotori.
È un Festival che dimostra che la cultura è a portata di mano e che, come insegna l’approccio sistemico, un evento culturale, tra vincoli e opportunità, può nascere e autorganizzarsi dal basso, può generare risultati imprevedibili, rompere i lacci dell’ansia di controllo e della programmazione dettagliata, facendo così emergere l’inatteso.
È un festival “sistemico”, profondamente innovativo. Tutta l’energia necessaria per dargli vita è stata utilizzata come flusso di informazione, e non come forza organizzatrice. Uno staff di dimensioni minime, poche persone impegnate in un’avventura di volontariato culturale, anche volendo, non avrebbero mai potuto mettere in campo in 23 città 194 occasioni di incontro e di esplorazione della complessità.
È un festival in rete, decentrato al massimo, con un “centro” che ha avuto la sola funzione di coordinamento, di software integratore e di servizio.
È un esempio di dialogica nato com’è da una dinamica ricorsiva tra opposti complementari e apparentemente inconciliabili: fantasia e scienza, autorganizzazione e regole, creatività e impegno organizzativo, decentramento e organizzazione puntuale.
Di più, è la prova provata della validità delle teorie della complessità.
Dimostra che la complessità è un campo d’indagine e una visione della realtà di una concretezza sconcertante. È una tematica sotterranea ma viva e vivace. Appena ora sta trovando un suo spazio nella cultura allargata del nostro Paese e i tanti, e tanto diversi, partner promotori che hanno dato vita al Festival sono nella consapevolezza di proporre tematiche e concettualizzazioni che per molti rappresentano ancora territori culturali e scientifici sconosciuti e, per molti versi, misteriosi.
Questa V edizione del Festival della Complessità è essa stessa è una metafora della complessità.
È infatti un sistema che “emerge” grazie al contributo di Voi Partner Promotori e che sarà un crocevia di “Passeggiate della Mente”.
Fulvio Forino