Per una manciata di voti Germani e Còncina si troveranno di nuovo di fronte e gli orvietani dovranno andare alle urne l’8 giugno, il giorno della Palombella. Li separano 15 punti percentuali e 1.871 voti, quanto quelli incassati da Frizza, Ricci e Vergaglia tutti insieme.
Germani ha dichiarato pubblicamente che non cercherà apparentamenti con i suoi avversari del 25 maggio, ma si propone invece come sindaco dei loro elettori sotto lo slogan “Insieme”. Anche Còncina non cerca parenti, perché, giustamente, non crede nella capacità di qualcuno di muovere masse di voti.
Da una prima occhiata ai dati elettorali emergono alcuni aspetti da sottolineare. Nel primo turno Còncina ha raccolto un paio di cento voti in più di quelli del suo raggruppamento e Germani un centinaio in meno. Tutto abbastanza normale, data la larghezza politica del raggruppamento di Germani e la ristrettezza di quello di Còncina. In più c’è da mettere in conto una latente logica della sinistra orvietana, già esercitata in modo fallimentare con la Stella, di consentire la vincita del candidato, ma senza esagerare.
Insomma, a meno che gli elettori di Orvieto non abbiano espresso il loro voto casualmente, chiudendo gli occhi, Germani dovrebbe superare il ballottaggio e aggiudicarsi lo scranno da sindaco, anche se il ricordo della sconfitta del 2009 gli dovrebbe suggerire di non allentare i freni e affrontare la campagna prossima con impegno, per non vanificare la volontà di 6mila cittadini, convinti che lui e il suo gruppo possano portare quelle idee di sviluppo di cui si sente pesantemente la mancanza.
Un fatto inquietante e curioso di queste elezioni orvietane è che siano saltate fuori 391 schede nulle, come se fossimo agli albori della democrazia. Una difficoltà potrebbe essere stata la costruzione grafica della scheda, che non lascia spazio sufficiente per intuire che si può barrare il nome del sindaco, un’altra la novità del voto uomo-donna, che comunque non avrebbe dovuto in alcun modo inficiare il valore del voto al sindaco. Come sia, il fatto è che 391 orvietani hanno sbagliato a votare e, per questioni percentuali, lì ci sono anche quei pochi voti che mancano a Germani.
Anche se ad oggi non possono essere dichiarati gli eletti, da uno sguardo ai più votati di una e dell’altra parte, la qualità del prossimo Consiglio sembra buona e sufficientemente rinnovata, abbastanza da far pensare che la voce di qualche trombone sfiatato sarà soffocata con facilità dalla freschezza e dalla buona volontà di tanti giovani.
Speriamo bene. San Pietro Parenzo, ti prego, non impegnarti in miracoli, va bene così, lascia andare le cose come hanno deciso gli orvietani”.