E’ la settimana dal voto. I candidati, quelli che possono, hanno preso tutti le ferie e per il Corso si incontreranno in questi giorni sorrisi sorprendenti.
A me, lo so, non mi sorriderà nessuno, perché pensano che abbia già deciso.
Còncina mi ha già detto pubblicamente che ho per lui un trattamento irridente che non uso nei confronti degli altri candidati, Germani non mi dice nulla perché pensa che tanto il voto lo do a lui, Laura Ricci sa chi è il sindaco che vorrei, alla Vergaglia e a Frizza non passa neppure per l’anticamera del cervello che possa votare per loro, uno perché lo conosco l’altra perché non la conosco.
Ma io il mio voto non lo darò a nessuno di loro e poi vi dirò perché.
Prima annotazione. Negli elettori non vedo conseguente la corrispondenza tra pensiero maturato e voto.
Dopo anni che scriviamo degli stessi argomenti, e sono gli stessi perché non si è mosso niente, come la pensa chi scrive sui giornali locali lo sanno tutti i lettori, dato che quando si assume una posizione si accompagna il pensiero alla faccia. C’è spesso , quindi, la possibilità di riscontare il consenso o il dissenso.
In questa occasione elettorale orvietana è stato scoraggiante constatare che ancora oggi la condivisione di opinioni non si accompagna al voto per quelle opinioni, perché il voto è un’altra cosa, ha i suoi riti, c’è ancora destra e sinistra, i fac-simile, c’è ancora chi vede in giro comunisti con tre frogie nel naso, e il voto europeo accompagnato a quello amministrativo rende le idee ancora più confuse.
Se si dovesse votare per come vanno le cose a Orvieto, non credo si potrebbero avere dubbi. La città è come ciascuno di noi la vede e l’ha vista negli ultimi anni, ma quel simbolo o quella faccia che indicano destra o sinistra assumono ancora un gran fascino, al di là delle chiacchiere sul superamento degli schieramenti.
Lo stesso accade nei paesi del nostro territorio, tranne a Baschi e Allerona, dove non c’è neppure una lista alternativa perché evidentemente non c’è chi vuole un’alternativa e i partiti, con i loro simboli, non evocano più nulla nella competizione amministrativa. Un bel passo avanti.
Seconda annotazione. In questi giorni, dall’inizio della campagna elettorale fino alla fine, non ho pubblicato e non pubblicherò comunicati, risposte, dichiarazioni, in un botta e risposta in cui si è inserito infelicemente anche qualche prete, che non si è reso conto che la campagna elettorale è un periodo in cui tutti sono pronti a utilizzare tutti per dimostrare interessamento e scorticare qualche voto.
Le notizie sono poche perché non ci sono, a meno di raccontare di incontri con vip di quarta fila, aperitivi e porchette. L’importanza però dell’evento elettorale è rilevante e le persone coinvolte interessanti e tante, tantissime.
Terza annotazione. Apprezzo tutti i candidati che onestamente pensano di contribuire allo sviluppo della città e dei loro paesi, in buonafede e per l’interesse comune. Di questi tempi dedicarsi agli altri è eroico. Auguro a tutti soddisfazione e la loro presenza in lizza è già una speranza.
Ho il voltastomaco invece per chi vedo alla ricerca di spazi personali, posizioni di privilegio, è intriso di pregiudizi, pensa poco e tifa tanto. Gente rumorosa, rancorosa, dannosa, inutile a tutti tranne che a se stessa.
Allego a questo pezzo un libretto edito dal Covip e confezionato da Pier Luigi Leoni, Franco Raimondo Barbabella, Mario Tiberi. Tratta di San Pietro Parenzo, santo a cui sono devoto, martire orvietano, martire della politica. Il libretto è anticipato da un eptalogo con le regole che credo debbano essere assunte da chi ci amministrerà. Dategli uno sguardo, è qui: http://www.librosi.it/prodotto/san-pietro-parenzo-ebook/
A proposito. Io voto a Castel Viscardo e non ho dubbi che sceglierò il migliore. E’ davvero facile.