La Costituzione italiana ha subíto, in 66 anni di vita, modeste modificazioni sia con leggi del parlamento, sia con sentenze della corte costituzionale. Fa eccezione la riforma del 2001 relativa alle regioni, alle province e ai comuni e ai loro rapporti con lo Stato. È la famigerata riforma del Titolo V che ha fatto tanti danni e che tutti (o quasi) vogliono adesso smantellare. Il fatto è che, in tutto il mondo, le riforme costituzionali incisive non scaturiscono solitamente dalla volontà riformista del parlamento, ma da eventi rivoluzionari o dalla necessità di sterilizzare fenomeni rivoluzionari. Nel 2001 si trattava di togliere benzina al motore della Lega che, interpretando lo scontento delle regioni italiane industrialmente più avanzate nei confronti di uno Stato che sprecava nel Mezzogiorno le risorse drenate al Nord, minacciava la secessione. Ma, nel 2014, c’è un altro fenomeno di carattere rivoluzionario che minaccia di paralizzare il parlamento. È il Movimento 5 Stelle, che ha un programma tutt’altro che rivoluzionario, ma punta a screditare tutta la classe politica espressa da tutti gli altri partiti. Questa volta la minaccia è più insidiosa, perché il Movimento 5 Stelle si propone come l’unico partito degno di governare. I toni sprezzanti e moralistici sono quelli inquietanti del partito unico. Quindi gli altri partiti, a parte i capricci preelettorali di Berlusconi, non possono non fare la riforma costituzionale. Devono assolutamente fregare Grillo come, nel 2001, fregarono Bossi. Sarebbe bene che il parlamento non producesse un aborto come la riforma costituzionale del 2001, ma comunque non può esimersi dal fregare Grillo puntando sulla paura popolare
17 novembre 2024: Giornata Mondiale in ricordo delle vittime della strada
In occasione della Giornata Mondiale in Ricordo delle Vittime della Strada, il Presidente, il Consiglio Direttivo, i...