Riceviamo da Lucio Riccetti, presidente di Italia nostra Orvieto, e pubblichiamo.
Più spesso di quanto vorremmo, siamo costretti a prendere carta e penna per segnalare, a nostro avviso, la pericolosità per il patrimonio storico artistico della nostra città di certe scelte, siano esse degli amministratori pubblici o di privati cittadini. Più spesso di quanto vorremmo fare, cosicché qualcuno, il cui nome è finito sotto la nostra penna, tenta di minimizzare definendo gli iscritti alla scrivente Associazione ‘quelli del no’. La definizione non potrebbe essere più distante dal vero. Tra le finalità che l’Associazione persegue è anche quella di «suscitare il più vivo interesse e promuovere azioni per la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, dell’ambiente, del paesaggio urbano, rurale e naturale, dei monumenti, dei centri storici e della qualità della vita». In ossequio al citato articolo dello statuto di Italia Nostra abbiamo più volte sollecitato la rimozione delle due statue di Bonifacio VIII, realizzate nel 1297, dai loro siti originari – le mura cittadine sopra Porta Maggiore e Porta Postierla o della Rocca – e il loro restauro e ricovero in un museo. Congiuntamente abbiamo sostenuto la necessità di collocare nei siti originari delle copie ben fatte delle stesse statue. È quindi con vero piacere che possiamo scrivere una nota positiva per sottolineare il buon lavoro svolto nella realizzazione delle due copie, oggi presentate alla città; risultato dovuto soprattutto alla tenacia di Marco Frizza, Presidente del Consiglio Comunale di Orvieto, e degli Uffici di tutela: la Soprintendenza ai Beni Artistici e alla Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali.
Le copie, a parer nostro, andrebbero patinate, ma su questo ci riserviamo una verifica dopo la collocazione. Ciò non toglie che l’intera operazione promossa da Frizza sia un buon inizio, che ci conforta anche nell’azione promossa da anni dalla scrivente Associazione contro le brutte copie del gruppo scultoreo della Maestà, Baldacchino e Angeli reggicortina che ancora oggi, inopinatamente, imbrattano la facciata del Duomo di Orvieto. L’ottimo risultato raggiunto con le copie delle statue di Bonifacio VIII, anche con una spesa decisamente contenuta, invita a riflettere sulla sostituzione delle brutte copie collocate sul massimo tempio cittadino e monumento di fama internazionale: non si può offendere la facciata del Duomo per salvare la faccia di un qualsiasi responsabile pro tempore che ha deciso, fatto realizzare e collocare quelle brutte copie. Anche per questo, e soprattutto per questo dovremmo dire, l’esempio dato da Frizza con le riproduzioni delle due statue di Bonifacio VIII è significativo, oltre che positivo.