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Home Politica

I dubbi sulla geotermia.La terra trema, avevamo ragione noi

Redazione by Redazione
15 Aprile 2014
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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geotermiadi Roberto Minervini

Quando me lo dissero la prima volta stentai a crederci, però, lo confesso, mi sembrò utile alla nostra causa e la presi per buona. Certo sentirsi dire che la geotermia, cioè l’estrazione di calore dalle viscere della terra per produrre energia, poteva generare terremoti, in effetti può lasciare perplessi. Per anni avevo sentito dire che era la risorsa energetica per eccellenza, pulita, inesauribile, vantaggiosa… Insomma da una parte una delusione, però da un altro punto di vista ci aiutava ad impedire di trasformare l’Alfina in un’altra inguardabile area industriale. E poi sapevo che l’Italia, con l’ENEL, era il Paese leader nel settore e, nei lontani anni ottanta, ero venuto a conoscenza di un loro avveniristico cantiere che stava praticando una sorta di “siringa” ad un vulcano per spillarne calore: il Vulcano Momotombo in Nicaragua. Mi trovavo in quel Paese per lavoro (di tutt’altro genere dato che faccio l’idrobiologo), ma il fatto che noi Italiani stessimo provando ad utilizzare addirittura un vulcano per accendere una lampadina o scaldare la casa mi sembrava semplicemente fantastico e degno dell’italica genialità.

 

Evidentemente però la realtà è ben diversa, fare i conti (e i soldi) con “il diavolo là sotto”, come ha simpaticamente definito qualcuno le roventi viscere della terra, non dev’essere così semplice. Lo testimonia anche il fatto che non ho più sentito parlare della “siringa” del Vulcano Momotombo (un nome, una garanzia), ma quello aveva tutta l’aria di essere un esperimento. Senza però andare così lontano, neanche della centrale geotermica di Latera se ne parla più. Costata centinaia di miliardi di lire, fatta funzionare qualche giorno e poi si è abbandonato tutto, comprese le ditte che aspettavano il “calore residuo” della centrale per produrre nelle serre appositamente costruite. Un altro esperimento? Chissa? Ma chi ha pagato? Avessero almeno rimesso le cose a posto anziché lasciare nella Valle di Latera, per anni e fino ad oggi, inutili tralicci e tubi dappertutto. Ma che ci possiamo fare l’ENEL è una potenza economica così grande che si può permettere di lasciare tutto in disordine. Ma noi, che questo disordine ce lo vogliono portare anche nel nostro ancor bello comprensorio Orvietano, non demordiamo, come dice sempre il mio amico Fagioli “l’importante è riuscire a resistere un giorno di più del tuo nemico”,  e così   il 5 Marzo di quest’anno siamo andati alla Camera dei Deputati a raccontare le nostre storie sulla geotermia.

 

Erano storie un po’ di tutta Italia, storie di costernazione, di rabbia, di impotenza, anche storie brutte come quelle raccontate dagli abitanti dell’Amiata dove i dati sanitari appaiono così gravi da far ricordare quelli dell’ILVA di Taranto (geotermia pulita!). Quella è stata la storia peggiore che, in un’aula gremita e attenta, ha creato vero sconcerto. In quell’occasione si sono veramente analizzati a fondo, con esperti indipendenti di altissimo livello, i tanti chiaroscuri dello sfruttamento geotermico e di come non sia affatto un‘energia “sicura e pulita”, come sempre asserito, ma anzi, quando i gas vengono liberamente immessi in atmosfera sono stati definiti inquinanti ai livelli di una centrale carbone. In caso poi della reimmissione del refluo nel sottosuolo l’aria resta pulita, ma rischiamo di beccarci un terremoto e l’inquinamento delle falde. Quindi, come la voltiamo e la giriamo, lo sfruttamento geotermico per produrre energia va preso con le pinze.

 

Naturalmente la cosa non finisce qui perché ci sono le lobby della geotermia che hanno stimolato il varo di leggi che prevedono incredibili contributi stimolando la realizzazione di impianti da parte di imprese di tutto il mondo (pagate da noi). Ma ci sono quindi tante imprese nel mondo che fanno questi impianti? La risposta è No! Sono pochissime perché gli interventi sono tecnicamente delicati e costosi e quindi sono comparsi i “procacciatori di licenze”, così come nel fotovoltaico e nell’eolico, che si vendono le autorizzazioni rimediate in loco ai pochi in grado di realizzare gli impianti. Sono perlopiù dittarelle, spesso con nomi altisonanti con “geo” sempre presente, e che fino a ieri hanno fatto dolciumi, edilizia, movimenti terra, antiquariato, monili, ecc.. Questo, per carità, non vuol dire che non possano cambiare mestiere, ma lo avrebbero fatto se i contributi non fossero stati così allettanti? Probabilmente no ed è questo il problema che possono creare le lobby. Tra il Lago di Bolsena e Torre Alfina sono varie decine le richieste di perforazione per fini geotermici, basterebbero alcune di queste realizzazioni per annichilire il turismo con ecatombe di posti di lavoro. Mi diceva un vecchio senatore delle prime e seconde repubbliche italiane “in un Paese “morbido” come il nostro (ma dalla faccia che ha fatto sospetto volesse dire “marcio”), poiché con una legge ad hoc non si può favorire una sola azienda, si fa quindi una legge per tutti. Naturalmente l’azienda favorita farà prima e meglio delle altre”. E’ successo anche per la geotermia? Alcuni indizi ci sono, ma direi che il problema non è questo, il problema è che sulla geotermia cosiddetta “binaria”, cioè con prelievo e reimmissione del refluo geotermico, quella fortemente incentivata per intenderci, i rischi di inquinamento delle falde idriche e di scosse di terremoto esistono e dovuti a situazioni contingenti difficilmente indagabili. Chi crede quindi di avere una concessione e poi di poter bucare e mettersi a produrre senza colpo ferire, oggi più che mai, é fuori strada.

 

Dico oggi perché è infatti appena apparso su una prestigiosa rivista internazionale, un articolo in cui si afferma che i due recenti, disastrosi terremoti dell’Emilia potrebbero essere correlati all’estrazione del petrolio in quell’area. Anzi sembrerebbe che qualche segnalazione di rischi fosse nell’aria, ma, come si sa, di fronte alla produzione, allo sviluppo, all’occupazione, al futuro delle nuove generazioni, al benessere delle popolazioni residenti ecc et ecc, ma soprattutto a lauti guadagni,  si preferisce rischiare, salvo perdere tutto e molto di più, vite umane comprese.

 

Naturalmente, come spesso accade in questi casi, è difficile che ci siano certezze, ma i morti ed i danni che noi tutti ricordiamo con chiarezza, non possono essere dovuti a rischi non sufficientemente indagati (ma il sacrosanto “principio di precauzione” che fine ha fatto?). Stessi rischi noi vediamo, e ce lo confermano esperti di rilevanza internazionale e soprattutto non coinvolti nel business geotermico,  anche per le aree geotermiche del Lago di Bolsena e soprattutto di Castel Giorgio – Torre Alfina. Non solo, nel caso dello studio sul terremoto dell’Emilia gli effetti potrebbero essersi generati a ben una ventina di chilometri dal punto di captazione del petrolio.  Insomma un bel problema, specie poi nel caso di città e paesi di struttura fragile come i borghi umbri (senza neanche voler pensare alla rupe di Orvieto o al Duomo). Un bel rompicapo di cui ci stiamo facendo carico (ancora una volta e naturalmente da soli) noi delle Associazioni che qualcuno definisce, credo con astio e una punta di superficialità, “ i signori del NO”. Non siamo i signori del No, o meglio, lo siamo se è questo il tipo di sviluppo che qualcuno, per interesse, ci vuole propinare, naturalmente non per lucro, ma per lo sviluppo, per l’occupazione, per il futuro dei nostri figli… Insomma chi ci straguadagna da questo tipo di geotermia, scaricando tutti i rischi sul territorio, lo fa per voi e per me.

Questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare alla geotermia e alle altre fonti di energia rinnovabile, dobbiamo rinunciare e subito ad elargire incredibili contributi che hanno drogato questo mercato, dalle pale eoliche senza vento, al fotovoltaico sui campi agricoli, alla geotermia per tutti. Bisogna rivedere drasticamente questa politica che ha favorito mafie e distrutto intere regioni e ci costringe a pagare quest’anno, nella bolletta elettrica, ben 14 miliardi di euro: l’assurdo costo di una finanziaria!

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