Ormai ci siamo. Manca meno di un mese alle elezioni, le liste sono state affinate, raccolte le firme, presentate.
Forse si formerà una nuova classe dirigente amministrativa, almeno così sperano quanti osservano la condizione in cui è precipitata la città negli ultimi anni.
Orvieto ha estremamente bisogno delle persone migliori, di gente in grado di offrire corpo a idee che suscitino speranza e di un leader che possa ricostruire pazientemente i rapporti con il territorio, dalla Regione alle Regioni agli altri comuni dell’intorno, senza i quali ogni progetto sarebbe monco e privo del fiato necessario.
La mancanza di risorse sarà un handicap, ma sarà superabile se si lavorerà non soltanto per tagliare servizi e cercare un giusto equilibrio di bilancio, ma se si tenteranno con convinzione e lavoro quotidiano nuove entrate, possibili con la valorizzazione del nostro patrimonio, che tutti consideriamo straordinario: da quello lasciato dagli etruschi, al medioevo, fino ai 300 miliardi investiti qui dallo Stato negli ultimi vent’anni del Novecento.
Ci vorrà coraggio, quello delle scelte. Sarà letale galleggiare in attesa che sia l’Agenzia del patrimonio a offrire nuove funzioni alla Piave o all’ex ospedale o che ci risolva qualcosa il Patto con Roma, emblematico della capacità e della visione dell’Amministrazione uscente.
Credo che gli ultimi dieci anni abbiano offerto ai nuovi amministratori, se tenteranno di guardare e vedere, al di là di chi saranno, una gamma considerevole di errori e di omissioni, insieme al positivo tentativo, non riuscito, di sanare i conti del Comune.
Orvieto è in predissesto, per colpe vecchie e nuove, affannata, aumenta la povertà e il disagio, manca la speranza. La nostra città è lo specchio del Paese, con crepe più profonde ed evidenti e inaccettabili, perché noi potremmo avere buone possibilità di superare la crisi con successo. Abbiamo la fortuna di una eredità straordinaria di cui siamo inetti depositari, compresa una pubblica amministrazione sana e un ambiente sostanzialmente refrattario ad attacchi malavitosi. Chi sa fare, può produrre risultati.
L’amministrazione di una città è attività che richiede lavoro, continuità, passione, capacità, sacrificio, pazienza, disponibilità, modestia, compassione, intelligenza, onestà intellettuale, rettitudine. E forse di qualche altra dote. Non è roba da tutti, certamente non è per politicanti consunti, che parlano e scrivono in politichese, che amano più la propria parte che il tutto.
Quelli no, quelli speriamo che gli orvietani li sappiano riconoscere, anche se mischiati a giovani e vecchi in liste di partito o civiche.
Servono persone di esperienza amministrativa e altre che abbiano la capacità di studiare e impegnarsi, serviranno dedizione e amore. Il nemico maggiore e più aggressivo sarà il settarismo, le persone peggiori per vivere meglio saranno i difensori della divisione.
Questa volta san Pietro Parenzo dovrà fare un grande sforzo, non può permettersi distrazioni.