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Home Politica

Volere tutto, avere e dare niente

Redazione by Redazione
16 Marzo 2014
in Politica, Corsivi, Archivio notizie
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tiberimario300 (1) di Mario Tiberi

“Voglio tutto”: così, in estrema sintesi, si potrebbe definire l’apparente irresistibile ascesa al potere da parte del Dr. Matteo Renzi.

Tra furbizie, insincerità, millanterie e spregiudicatezza l’ex rottamatore, poi carrozziere, ora venditore di auto usate e nemmeno più da “usato sicuro”, ha conquistato prima il partito democratico, poi Palazzo Chigi ed ora punta a prendersi l’Italia intera fino ad arrivare ad essere un uomo solo al comando. Abbiamo, dunque, un costituzionale Presidente del Consiglio o, invece, un satrapo autocratico?. Procediamo, però, con ordine.

Per capire la natura del cosiddetto “peccato originale”, di cui si è macchiato il governo renziano, potremmo in fondo cavarcela mettendo insieme alcuni puntini, non quelli però del mio amico Gnagnarini: il Renzi, infatti, si atteggia a voler apparire come un rivoluzionario governando con le idee di Veltroni, i voti per la verità non molti di Monti, i seggi parlamentari di Alfano e dopo aver sentenziato la fine di Letta sulla falsariga di quella di Prodi. E vi è ancor di più: è arrivato a Palazzo Chigi con le medesime tecniche e gli stessi stratagemmi di D’Alema, con la stessa fragile maggioranza di Letta ed in tali precarie condizioni, per sua smisurata ambizione, coltiva la pretesa di condurre l’Italia al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica utilizzando i metodi della Prima.

Ho scritto di “smisurata ambizione”, espressione ormai entrata nel gergo comune, ma che, altro non è, se non quell’atavica smania e brama tutta italiana di ritenersi esperto professionista in tutto e, quindi, in nulla. Un moderno “Principe” in salsa e versione democratica!.

E’ pur vero, e lo voglio ammettere, che un “quidquid” di ambizione è necessaria in politica ed è, altrettanto vero, da ipocriti celarla. Helmut Kohl, non l’ultimo venuto, spesso ripeteva: “l’uomo politico senza ambizione è come un cane da caccia che resta a cuccia”. Ma, volete mettere?.

Quello di Renzi è stato un poderoso calcio negli stinchi prima al suo partito e, poi, al Parlamento Repubblicano, tanto da sembrare una vera e propria impostura. Il PD, infatti, appare come il suo podere in proprietà esclusiva, il governo una tavola da apparecchiare ogni volta che gli aggradi, il Comune di Firenze un lascito elargito generosamente al vice-sindaco Nardella. Più o meno, tutto quello che avveniva quando, i signorotti dei latifondi, lasciavano le case di campagna ai mezzadri nel momento in cui facevano ritorno in città.

Da Presidente del Consiglio, il Premier si appresta a tentare la scalata al cielo, è pronto a ridurre la RAI a suo cortile, sostituirà i direttori dei telegiornali con uomini di sua fiducia e di stretta osservanza e, non da ultimo, quale padrone regolerà e spartirà cariche dirigenziali a vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Terna, Enac ed oltre.

Renzi simula e dissimula a seconda delle sue convenienze, ritiene che la battuta ad effetto sia la migliore scorciatoia per aggirare la complessità e la gravità del quadro economico e sociale nazionale, postula che la guasconeria insolente possa seppellire riti vetusti e tradizioni consolidate.

Dimentica, però, o finge di non sapere che la sbruffoneria spaccona è solamente l’atto estremo di vanità di coloro che provano terrore per i gregari e per gli avversari. Ed ancora, che l’impudenza è ben rappresentata dall’allegoria dell’anello con il veleno, pronto all’uso, del Duca Valentino di Machiavelli e che, come il Duca Valentino, si sta ingegnando per come trasformare in categoria politica la fame e la sete insaziabili di potere e di dominio.

E’ tollerabile tutto ciò?. Non si è, per caso, già oltrepassato il segno della misura?.

Signor Presidente del Consiglio “pro-tempore”: non Le ha detto mai nessuno che “chi troppo vuole, nulla stringe”, sia in dare che in avere?.

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