In occasione del Consiglio comunale sul Piano di riequilibrio, il sindaco se n’è uscito con una perlina, che ostenta spesso a dimostrazione della sua onestà personale: la questione che non ha né venduto né svenduto la Piave, ma se l’è tenuta lì, cadente, nonostante abbia lavorato a “ventre a terra” e con “riservatezza” per “darla” a qualcuno, certamente per vendere la palazzina comando.
Cederla in comodato, venderla, affittarla o qualsiasi altra forma contrattuale sono ormai prive di significato, perché l’unica certezza è che nessuno ha voluto acquistare la ghiotta palazzina comando nonostante la tentata reiterata offerta di vendita e ora tutto il futuro dell’immobile è in mano all’agenzia del demanio.
E’ stata quest’ultima la soluzione liberatoria per mascherare l’incapacità politica di non essere riuscito a cavare un ragno dal buco, perché questo cavallo va appena al passo ed è anche un po’ brocco di idee.
Ho consultato il sito dell’agenzia del Demanio e vi invito ad aiutarmi in un eventuale approfondimento. Si parla dell’ex ospedale tra le Dimore italiane in una mezza paginetta e della ex Piave si fa riferimento soltanto in relazione alla stipula dell’accordo con il Comune.
Ma io e i miei lettori vogliamo sapere dove salta fuori la questione del campus, che cosa sarebbe questo campus universitario, chi sono gli amministratori che se ne stanno occupando, perché questa idea, da chi viene l’offerta, dove è stata discussa, dove si discuterà.
Non sopportiamo la riservatezza e pretendiamo la chiarezza.
Quello che segue è il link all’agenzia salvifica del demanio. Sembrerebbe una buona idea, forse lo è, ma di soluzioni per la Piave non c’è traccia, neppure del fantomatico campus, ed è sempre più forte la certezza che la Piave non entrerà nella nostra economia in tempi brevi, che da lì non verrà un euro. http://www.agenziademanio.it/export/download/demanio/ComunicatiStampa/140116_ComunicatoStampaPUVaTOrvieto.pdf
Sulla sventata liquidazione al ribasso della Piave a Còncina piace molto lanciare affermazioni opache, che temo si ripeteranno spesso in campagna elettorale, che sono state richiamate di recente anche dal consigliere Olimpieri e da altri, senza mai fare nomi ma spargendo così il sospetto su tutti.
Coprire il vuoto dell’immobilismo alimentando diffidenza verso chi opera è un modello di comportamento che funziona quando c’è qualcuno che è tenuto con la bocca aperta a trangugiare notizie facili, che confermano sospetti e fortificano antipatie.
Il pistolotto conciniano classico, sempre recitato secondo il medesimo canovaccio, recita così, come nella rappresentazione del Consiglio comunale del 26 febbraio. Il sindaco (aria sofferta ma decisa, di chi ama la verità e si oppone con veemenza alla menzogna, ):
“La Piave: un velo pietoso su chi voleva svenderla ad amici imprenditori improvvisati, purtroppo per loro finiti male, che volevano sfruttare un bando altrettanto improvvisato e fortunatamente annullato, non da me (figuriamoci se lo avessi fatto!) ma da una Commissione presieduta nientedimento che dal possibile Presidente della Repubblica, il professor Stefano Rodotà! Permettetemi la citazione del capolavoro del grande Francesco Rosi ‘le Mani sulla città’. Oggi gli interlocutori per la Piave sono: Demanio, Cassa DD.PP, Anci, Invitalia, sulla base di progettualità e di ipotesi di livello. Qualche presunto urbanista parla di ‘sconsiderate operazioni’, dimenticando quelle forse sognate qui dentro! Quindi nessuna svendita e nemmeno vendita, come paventato da un celebre giornale on line”.
Fine della battuta. Qualche consigliere annuisce, qualche altro muove pencolante il collo, il pubblico prende atto.
Concentriamoci sulla prima affermazione, la più abusata.
Gli amici imprenditori finiti male sono l’imprenditore Vittorio Casale e tutta la storia l’ho riportata nel gennaio scorso in un articolo corredato di link che documentano tutta la vicenda, per chi volesse conoscerla http://orvietosi.it/2014/01/noi-e-olimpieri/. I presunti “amici” del malcapitato sono soltanto, per quanto sia possibile rilevare, il dottor Gianni Stella, consulente gratuito di Mocio per la valorizzazione della Piave, che in occasione di un convegno organizzato da orvietosi.it, tirò fuori lo scoop dell’offerta di Vittorio Casale di acquistare la caserma, con tanto di lettera. Ma lo scoop vero fu che il giorno dopo, quando per primi pubblicammo la notizia dell’arresto dello stesso Casale.
Da allora Còncina si vendica dello “sfortunato” Gianni Stella, che in quel convegno lo maltrattò un bel po’, fa scivolare l’idea degli “amici”, plurale, una sorta di associazione a delinquere che “chissà chi c’era”.
E così aver mantenuto la Piave lì per cinque anni diventa quasi un merito, perché ora se ne occupano “Demanio, Cassa DD.PP, Anci, Invitalia, sulla base di progettualità e di ipotesi di livello”, totalmente sconosciute.
Ora che, poi, si racconta di una possibile candidatura di Gianni Stella a sindaco, se non tronchiamo questo giochetto al massacro personale, il clima potrebbe davvero arroventarsi.
Sulla seconda affermazione “Quindi nessuna svendita e nemmeno vendita, come paventato da un celebre giornale on line”( ce l’ha ironicamente con orvietosi.it n.d.r.) credo sia sufficiente ricordare che la palazzina comando è stata posta all’asta diverse volte, sempre senza successo e sempre con tanta speranza di venderla, finché la Corte dei Conti ha detto basta.
San Pietro Parenzo, un occhio, ti prego.