Riceviamo da Fausto Ermini, capogruppo minoranza Castel Viscardo, e pubblichiamo.
Le proteste dell’Amministrazione Comunale di Castel Viscardo per il trasferimento alla ex Piave di Orvieto dell’ufficio turistico, se possono incontrare qualche punto di convergenza formale sono destinate però a soccombere con evidenza sotto il profilo sostanziale per diversi motivi:
- In primo luogo è d’obbligo l’ottimizzazione degli spazi e il risparmio, soprattutto in momenti in cui ai cittadini vengono chiesti sacrifici personali sempre più pesanti.
- In secondo luogo i locali attigui alla funicolare utilizzati come front-office potranno orientare in maniera tempestiva ed efficace il turista in arrivo nel centro storico. Quello in partenza da Orvieto riceverà un ultimo appello e sarà forse invogliato ad approfondire soprattutto il fascino del territorio.
- Infine i limitrofi spazi della ex Piave potrebbero costituire, soprattutto per le attività artigianali ed enogastronomiche del Comprensorio, una vetrina potenzialmente amplissima e a costi limitati. E’ d’obbligo ricordare a questo proposito la felice esperienza di “Umbria Artigianato” negli anni ’70. In capienti locali vicino al Mancinelli e non in un “buco” a Piazza Duomo, trovavano efficace pubblicizzazione proprio i fornaciari di Castel Viscardo insieme ai falegnami delle Prese, ai “cocciari” di Ficulle, ai fabbri di Guardea e a mille altri “testimonial” del nostro territorio.