Sicuramente molti degli orvietani di oggi non si ricorderanno che cosa era l’ufficio del turismo di 49 anni fa,ossia nel 1965.
Era sistemato in uno dei locali sotto il palazzo del Comune, adattato alla meglio, dove si distribuiva qualche opuscolo e si fornivano le informazioni del caso.
Un usciere improvvisato riusciva a farsi capire a malapena. Se non ci riusciva, il forestiero – così venivano chiamati coloro che si avvalevano di tale servizio comunale – veniva accompagnato nel sottoscala adiacente, oggi sede dell’ascensore per salire in Comune, dove un anziano “direttore” forse riusciva ad essere più efficiente.
L’allora Amministrazione comunale non aveva ben chiaro cosa significasse offrire al turista un’accoglienza degna del nome di Orvieto e quindi come ospitare nel migliore dei modi coloro che erano in visita alla città.
Il trasferimento a piazza del Duomo fu suggerito proprio da questa necessità che alcuni Amministratori di nuova nomina opportunamente ravvisarono.
Presentare, infatti, a chi vi arrivava – questo è il punto di maggiore attrattiva – un ambiente eccezionale nell’aspetto e assolutamente funzionale per lo svolgimento dell’attività preposte. Non a caso l’arredo dei locali fu affidato a Gualverio Michelangeli che bene interpretò il pensiero dei committenti.
Le foto dell’epoca dimostrano come l’operazione di rinnovo e di rivoluzione del concetto di rappresentanza della città fu ampiamente indovinata.
La documentazione di ciò che fu l’ufficio turistico di Orvieto allora, dimostra quello che oggi non è più.
L’involuzione subita da quello che era il centro di accoglienza di Orvieto ci riporta al quel tanto deprecato 1965.
Anche se oggi come estrema consolazione l’ufficio può avvalersi di personale adeguato ai tempi che ben si è preparato nel decorso di quegli anni nei quali una frenetica attività –oltre a quella della semplice informazione turistica – vi veniva svolta.
Oggi, come allora, i nuovi Amministratori forse hanno in mente di “rimodernare” giustificando la loro eventuale azione con il cambiamento e la rivoluzione che l’intero settore ha subito, anche con l’avvento dell’informatica.
Ciò effettivamente non si può negare per cui vanno esaminati e quindi diversamente considerati i due aspetti che macroscopicamente, come non accorgersi?, emergono : il servizio di ricerca e di prenotazione alberghiera, uno e il servizio di presentazione e di illustrazione della città, delle sue curiosità tradizionali,delle novità non solo culturali ma anche artigianali ed enogastronomiche, l’altro.
Mi si obietterà che tutte queste notizie sono abbondantemente divulgate in via informatica. E’ vero, ma non credo che i turisti che vengono ad Orvieto viaggino tutti con lo smartphon in mano o il tablet nella borsa.
Gli esercizi ricettivi, inoltre, nella loro variegata tipologia non sono tutti sul Web.
Ma a parte questo, una considerazione, un consiglio, un aiuto o quant’altro che del personale umano professionalmente preparato può fornire è certamente superiore a quanto può fare l’informatica.
L’importanza di un punto centrale per gli uffici del turismo è essenziale,forse indispensabile.
Basta riflettere sul comportamento di chi arriva in città : per prima cosa si assicura il parcheggio.
Dopodiché si incammina verso i punti di maggiore attrattiva : il Duomo, il Centro(Torre del Moro,Corso Cavour, Piazza del Capitano del Popolo,ecc.), Piazza della Repubblica.
Allora, a chi ha immaginato “certe soluzioni bizzarre” non viene in mente che se l’ufficio informazioni è posto a Piazza Cahen, non è ubicato nel posto migliore? Né, peraltro, se si pensasse ad altri locali fuori del perimetro tradizionalmente percorso dal maggior flusso dai summenzionati “forestieri”, non sarebbe una buona cosa?
Può darsi che andrà bene per i gruppi che salgono con la funicolare, anche se questi sono già sufficientemente supportati dalle hostess che li accompagnano. Ma a parte ciò chi va in comitiva ha già il programma fatto e pertanto il servizio dell’ufficio informazioni diventa del tutto marginale.
Caro Concina,queste non credo siano tue idee! Ti conosco troppo bene e da troppi anni per credere che il tuo pensiero in merito alla spending review passi per l’eliminazione di certi servizi che in effetti non costituiscono una spesa ma sono al contrario produttivi per l’immagine della città e per la sua crescita culturale e sociale.