Dal locale ….
Tutto bene con la gestione dei rifiuti?
Caro Pier,
Raccolta differenziata, pulizia delle aree urbane e organizzazione e gestione del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti evidentemente non sono la stessa cosa. Leggo su Orvietonews di giovedì scorso che il consigliere Oriano Ricci interroga e l’assessore Margottini risponde su questioni attinenti l’efficienza e il costo della raccolta dei rifiuti. Interrogazione leggera, risposta rassicurante. Ma tutti notiamo che la città è sporca e disordinata, in giro per il territorio si incontra di frequente qua e là immondizia sparsa, e non si comprende se stia facendo qualche passo avanti significativo quel sistema “verso rifiuti zero” di cui anche noi a più riprese ci siamo occupati. Vedo male io o le cose stanno così? Tu che ne dici?
“Dopo un avvio con percentuali basse, ci era stato detto che l’organizzazione sarebbe migliorata. Oggi però, in ogni angolo del centro storico e delle frazioni ci sono punti di raccolta di sacchetti accantonati che vengono ritirati il giorno dopo con grandi lamentele dei cittadini”. Così il consigliere Oriano Ricci (Pd) ha riportato in consiglio comunale il nodo raccolta differenziata, invitando la giunta a migliorare il servizio. “Con la raccolta – ha detto – l’amministrazione comunale aveva assicurato che ci sarebbe stato un risparmiato sul costo dell’immondizia in discarica ma soprattutto dei benefici economici in bolletta per i cittadini”.
Ampie rassicurazioni sono arrivate in questo senso dall’assessore all’ambiente Claudio Margottini, tornato a fare chiarezza su numeri e cifre. …. Quindi una forte riduzione della produzione e un minore conferimento in discarica passato dalle 14,5 mila tonnellate/anno alle 11-11,5 mila tonnellate/anno. Questo grazie ad una maggiore sensibilizzazione dei cittadini verso comportamenti più virtuosi. Sicuramente siamo oggi tra i Comuni più virtuosi del nostro ambito. Per il sistema di raccolta e smaltimento abbiamo fatto delle indagini autonome sui sistemi di raccolta sviluppate in altre parti d’Italia.
Generalmente tutti fanno così, è non è un caso che lo stesso Ati 4 a cui il Comune di Orvieto appartiene abbia fatto partire un bando di gara per una gestione unitaria ed integrata dei rifiuti sull’intera provincia di Terni che prevede semplicemente la raccolta porta a porta così come abbiamo fatto noi. Un’operazione, quindi, che può essere migliorata ma con dei costi aggiuntivi che ricadono sempre sui cittadini. Le metodologie adottate sono quelle suggerite dalla nostra legge regionale. Dai prossimi mesi il sistema di gestione rifiuti verrà completamente trasferito in capo all’Ati nuovo soggetto gestore, in quel caso di può pensare a servizi aggiuntivi”.
Il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti rischia di passare in secondo piano rispetto alle aziende in crisi, alla chiusura dei negozi, all’aumento della disoccupazione e della sottoccupazione e all’abbassamento del tenore di vita. Invece la raccolta differenziata dei rifiuti è una attività che tutela quel bene troppo bistrattato che è l’ambiente e comporta benefici economici diretti e indiretti. Credo che il Comune di Orvieto abbia fatto significativi progressi e che le informazioni fornite dall’assessore Margottini siano attendibili. Del resto l’assessore non è uno sprovveduto, ma un professionista di livello internazionale che non vuole rovinarsi la reputazione. Quanto all’impressione di sporcizia che dà la città, e che in parte è reale, credo che vada fatta una considerazione al di sopra dei condizionamenti di parte. Sta tramontando il tempo della accurata pulizia di strade e piazze da parte del Comune; semplicemente perché le entrate comunali sono scarse e, se anche ci sarà la mitica ripresa, altre esigenze avranno la priorità. Allora dovremo camminare sull’immondizia? No, ma dovrà aumentare la collaborazione dei cittadini, così come avviene in Paesi più ricchi del nostro e come già fanno i nostri negozianti. Dovremo spazzare ciascuno l’area pubblica davanti alla porta di casa, non solo il nostro scalino, e dovremo badare ai nostri cani. Da parte del Comune dovranno aumentare i controlli; ma il costo del controllo è un buon investimento: punirne uno per educarne cento.
… al globale
C’è un complotto in Europa contro l’Italia?
Caro Franco,
il 19 settembre 2013, Francesco Maria Toscano (www.ilmoralista.it) profetizzava l’avvento e la fine del governo Renzi con alcune considerazioni un po’ aspre, ma che circolano sul web e cominciano a diffondersi nell’opinione pubblica. Il popolo dice che “quando tuona, da qualche parte piove”. Ma il poeta canta:
“Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!”
Tu stai dalla parte del popolo o del poeta?
Pier
“… Nel vuoto ideale che contraddistingue tutti i partiti presenti sulla scena pubblica, l’unico collante rimane il potere per il potere. Tutti possono dire tutto e il loro esatto contrario a patto di trarne un beneficio di corto respiro. Qualche esempio pratico? Il partito e i giornali di Berlusconi hanno improvvisamente scoperto tutti i limiti dell’euro in contemporanea con l’aggravarsi della posizione del vecchio leader, oramai chiaramente abbandonato dai potentati massonici di ispirazione reazionaria che governano questo mostro di Ue… Cioè, se l’Europa massacra i cittadini ma tutela la posizione personale di Berlusconi, allora i sacrifici cari a Bruxelles vanno accettati serenamente nel nome della verità e della responsabilità (alias: abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e quindi dobbiamo soffrire); se invece l’Europa massacra i cittadini e permette pure che si consumi la fine politica del cavaliere Berlusconi, allora l’euro non funziona, la Merkel è cattiva e Monti è più ottuso del cane Empy. È dignitoso trovare il coraggio di dire la verità soltanto quando si ritiene di essere stati ingiustamente mollati? Per niente. Dalle parti del Pd sono pure peggio, perché mentre Berlusconi recita e ricatta per tutelare se stesso, i piddini mentono per conto terzi o, nella migliore delle ipotesi, per eccesso di stupidità. Il viceministro Stefano Fassina, poco prima delle elezioni di febbraio si faceva intervistare da Financial Times promettendo la prosecuzione delle devastanti politiche promosse da quel Mario Monti che ora ipocritamente fa finta di disconoscere… Le improvvise critiche riservate da quel buffone di Olli Rehn e dal suo degno compare Mario Monti alla legge di stabilità predisposta dal massone reazionario di rito draghiano Fabrizio Saccomanni vanno lette in questa ottica. “Se non siete in grado di continuare a spremere a sangue gli italiani”, questo il messaggio esoterico contenuto fra le righe dell’analisi proposta dal vicepresidente della Commissione Europea, allora fatevi subito da parte per lasciare spazio a Matteo Renzi, cavallo di Troia nuovo di zecca pronto a dare il colpo di grazia a questi fannulloni di italiani mangia-spaghetti”… Finita tra le pernacchie e la disperazione generale la parabola del sindaco di Firenze, sarà poi possibile cominciare a pensare alla ricostruzione di un’Italia piegata e afflitta come alla fine della seconda guerra mondiale. Se è per davvero geometricamente indispensabile che il nostro povero Paese finisca con l’essere brutalizzato a turno da questi tre emissari a diverso titolo (Monti, Letta e Renzi) della massoneria reazionaria sovranazionale, allora tanto vale augurarsi una rapida accelerazione degli eventi. Rivedremo la luce solo dopo avere attraversato per intero il tunnel dentro il quale una manina maligna ci ha sapientemente indirizzati.”
“Ma sì, facciamola finita con tutti questi discorsi sulle colpe degli italiani, che, poveracci, lavorano dalla mattina alla sera e riescono sempre con maggiore difficoltà a sbarcare il lunario, affogati dalle tasse, spolpati dalla Merkel e dai suoi accoliti!”. Vogliamo dire così? E diciamolo, chi ce lo impedisce? D’altronde non è lo stesso Toscano a dire (anche di sé?): “Tutti possono dire tutto e il loro esatto contrario a patto di trarne un beneficio di corto respiro”? Discorsi da bar dello sport, che hanno certo la loro ragion d’essere, ma che io (purtroppo?) non riesco ancora ad accettare come indirizzo politico.
Io penso che prima la smettiamo di correre dietro alle “fantasie gnoseologiche” con cui in molti sbarcano il lunario ammorbandoci l’esistenza, e prima ci metteremo a fare quello che ci spetta di fare. Io credo infatti che mentre esistono di sicuro gli stati con la loro politica interna, la politica estera, gli interessi e le strategie, i servizi segreti, ecc. ecc., non è affatto detto che dietro ogni accadimento ci sia per forza un complotto. E perché mai dovrei preferire una spiegazione complottarda alla mia capacità di analisi e di deduzione? È forse più intelligente dire che le nostre difficoltà dipendono dalla massoneria internazionale piuttosto che da una classe dirigente differenziatasi quasi solo per essere diversamente incapace, anche se per consenso ricevuto? Beh, se è consentito, “preferisco il Paradiso”!
Mi scuserai allora se non mi sento di scegliere né il popolo né il poeta, anche se ho considerazione e per l’uno e per l’altro. Il fatto è che c’è popolo e popolo e comunque i criteri di giudizio fondati sui proverbi sono si rassicuranti ma anche troppo approssimativi e mobili. E per ciò che concerne il poeta, dico che è sempre una delicata emozione leggere i versi di un poeta intimista, ma mi risulta difficile trasformare il suo bisogno di pace interiore in strategia politica. Se poi la scelta che mi proponi significasse alternativa tra tuffo nell’orgoglio nazionale fondato sulle pulsioni irrazionali della cosiddetta opinione pubblica (quella interpretata da giornali e politici non proprio disinteressati) e rifugio nell’intimità personale di una sera che inevitabilmente verrà, non sceglierei nemmeno in questo caso, perché la mia scelta di fondo l’ho già fatta e da un bel pezzo.
Io appartengo a quella generazione o parte di essa che diversi anni fa si caratterizzò per avere “l’animo acceso”, cioè per credere che fosse doveroso impegnarsi per lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello ereditato dai nostri padri. Lasciamo stare ora perché il mondo che viviamo non è quello che abbiamo via via sognato. Resta però il fatto che per quanto mi riguarda l’animo non si è ancora spento, e cioè continuo a pensare che ciò che si può fare per quell’obiettivo di cui ho detto bisogna comunque farlo, certo nelle condizioni effettuali del momento che siamo chiamati a vivere.
Allora, e in conclusione, penso che sia sul piano nazionale che su quello locale dobbiamo fare le scelte che ci mettano in condizione di guadagnarci il futuro, senza aspettarci dagli altri ciò che non siamo in grado di chiedere a noi stessi. Dobbiamo scegliere, come individui, come comunità, come popolo. Certo, la scelta etimologicamente è crisi, e la crisi è dolore, perché è insieme perdita sicura e conquista possibile ma insicura. Ma scegliere si deve, e nessuno lo farà al posto nostro. Inutile che per illuderci ci inventiamo le scuse più ardite o “le narrazioni” più fantasiose e rassicuranti.