Con l’obiettivo di disciplinare lo svolgimento delle sagre e delle feste popolari in Umbria, la Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Commercio, Fabio Paparelli, ha preadottato un apposito disegno di legge.
“Si tratta di un provvedimento molto atteso, unico nel panorama legislativo nazionale e fortemente partecipato a livello terririale – ha riferito l’assessore Paparelli – che va a regolamentare gli eventi che contribuiscono alla valorizzazione e allo sviluppo delle identità regionali in quanto espressione del patrimonio storico, sociale e culturale delle comunità dell’Umbria. Il testo di legge – ha aggiunto l’assessore – oltre a puntare alla qualificazione complessiva di un settore che conta oltre seicento manifestazioni, si propone il recupero dello spirito originario del termine ‘sagra’ e quindi, la garanzia della promozione effettiva delle tipicità locali, enogastronomiche e culturali, nonché una maggiore tutela per i consumatori. Con ciò – precisa – si avvia un percorso di riconoscimento normativo delle sagre autentiche e delle feste a carattere popolare, distinguendole da tutti gli eventi spuri, speculativi ed estemporanei, favorendone così, la loro promozione a livello locale, regionale e nazionale”.
Annunciando le novità introdotte, l’assessore Paparelli ha precisato che “potranno utilizzare il logo ‘Sagra tipica dell’Umbria’, esclusivamente quelle manifestazioni avente come finalità la valorizzazione di un territorio mediante l’utilizzo e la somministrazione di uno o più prodotti o lavorazioni di carattere enogastronomico aventi rappresentatività culturale o identitaria rispetto al territorio stesso”.
Coerentemente a ciò, gli alimenti somministrati e indicati nei menù dovranno provenire, per almeno il 40 per cento, da prodotti inseriti nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali o comunque classificati e riconosciuti come ‘DOP’, ‘IGP’, ‘DOC’ e ‘DOCG’ dalla Regione Umbria. In alternativa, gli stessi dovranno provenire, per la stessa percentuale da prodotti di filiera corta, a chilometri zero e di qualità. In ogni caso, almeno il 60per cento dei piatti, dovrà essere riferito ai prodotti o alle lavorazioni caratterizzanti la sagra stessa e previsti dai regolamenti comunali.
Il provvedimento è stato accolto con disappunto da Fipe-Confcommercio della Provincia di Perugia.