di Pier Luigi Leoni
Semplicemente perché altrimenti li avrebbe messi in ordine un burocrate statale, un commissario prefettizio, secondo criteri diversi da quelli cui sono tenuti amministratori che nella città ci vivono e che vogliono continuare a viverci senza essere odiati. Ma anche perché il governo del commissario prefettizio sarebbe stato una sospensione della democrazia. Una vergogna per una città che faceva prove di democrazia già otto secoli fa.
Comunque, commissario o non commissario, bisogna tener conto del regime nazionale di austerità. Personalmente sono d’accordo con chi contesta la politica di austerità e la accusa di aggravare la recessione. Ma, comunque la si pensi, la messa in regola dei conti del nostro Comune non poteva prescindere dalla politica economica europea e nazionale e dal conseguente contesto legislativo.
Nel 2009, la nuova amministrazione comunale di Orvieto si rese conto che il disavanzo sommerso era di gran lunga superiore a quello ufficiale e che la sua vera entità non era nota nemmeno ai precedenti amministratori, alla burocrazia comunale, ai revisori dei conti e, tanto meno, alla Corte dei Conti. Per il nuovo sindaco e per i suoi consiglieri furono giorni tremendi in cui fu forte la tentazione di lasciarsi dominare dall’egoismo politico, portare le carte alle varie procure e andarsene. Ancora oggi migliaia di Orvietani rimproverano a Concina e compagnia di non aver approfittato della situazione per ripresentarsi alle elezioni e vincerle alla grande.
Prevalse la linea della pazienza, della responsabilità e (mi si perdoni la parola grossa) del coraggio. Due consiglieri eletti nella principale lista antagonista di Concina decisero di partecipare al lavoro di risanamento. Erano senz’altro consapevoli della malevolenza che li avrebbe investiti, ma sono convinto che il motivo principale della loro presa di posizione fu l’indignazione per essere stati ingannati quando erano stati consiglieri di maggioranza nelle vecchie amministrazioni. Comunque ebbero coraggio e ci aiutarono a farci coraggio.
Si poteva fare meglio nel mettere a posto i conti? Ne dubito, non tanto per coerenza col fatto che ho votato, come consigliere comunale, il piano decennale di riequilibrio, ma perché è stato evitato di rimettere in ballo ulteriori vendite di immobili che avrebbero precluso le prospettive della loro valorizzazione.
In ogni modo l’amministrazione che verrà eletta il 25 maggio potrà svolgere la sua politica, magari anche ritoccando il piano di riequilibrio, ma con la tranquillità che non vi sono debiti nascosti nei cassetti o nel marasma di fascicoli volutamente illeggibili.