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Home Politica

Olimpierti e Meffi stigmatizzano la marginalità del territorio orvietano

Redazione by Redazione
4 Marzo 2014
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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Riceviamo e  pubblichiamo

Presidente Consiglio Comunale

Consiglieri Comunali

ORDINE DEL GIORNO

Il Consiglio Comunale di Orvieto,

premesso che:

–          In attuazione al dettato costituzionale entrato in vigore il 1 gennaio del 1948, nel 1970 in Italia si costituiscono le Regioni ed inizia un nuovo corso istituzionale: a distanza di più di quarant’anni, il regionalismo italiano non ha creato quella spinta propulsiva immaginata dai padri costituenti ed ha appesantito l’apparato burocratico e normativo attraverso duplicazioni di competenze e di materie che da sempre sono oggetto di conflitti di attribuzione tra lo Stato e le Regioni stesse;

–          il regionalismo italiano, attraverso ulteriori divisioni amministrative e burocratiche, ha danneggiato i territori di confine ed in parte ha destrutturato realtà omogenee per tradizioni, cultura, economia, identità: ciò è avvenuto perché il potere legislativo di ogni singola regione in molti casi ha normato medesime materie con approcci e disposizioni differenti, contribuendo a disarticolare e disgregare tali realtà (in questo senso, esempi possono essere fatti sulla gestione del territorio, sulle politiche ambientali, su quelle della promozione turistica e così via) ;

–          se riportiamo questo ragionamento in Umbria, osserviamo che del 1970 ad oggi il territorio dell’orvietano ha subito una fortissima marginalizzazione e ciò è derivato in parte consistente da scelte messe in atto dal potere politico e burocratico di stampo centralista: se parametriamo i mutamenti dei dati macro economici, demografici e politici dell’ultimo mezzo secolo e dividiamo il territorio regionale per aree omogenee, ci accorgiamo che il nostro territorio è scivolato sempre più in basso, fino ad arrivare all’ultimo posto. Di fronte a questo dato allarmante la città in tutte le sue varie articolazioni deve aprire una immediata e seria discussione al fine di trovare le vie di uscita – anche estreme – da questa grave situazione;

–          ma il declino non può essere solo imputato alle storture del regionalismo italiano: artefici di questo declino sono state anche le classi dirigenti orvietane che – da quarant’anni a questa parte – hanno sempre assecondato tutte le scelte fatte a Perugia e Terni: basta riavvolgere il nastro di questi decenni per rappresentare in maniera incontestabile la sudditanza dei rappresentanti politici del nostro territorio. L’esempio della ASL è l’emblema di questo declino e di questa sudditanza: dieci anni fa la Regione chiude solo la nostra ASL, mentre le altre quattro rimangono in piedi. Successivamente, in maniera costante e puntuale, la Regione inizia a depotenziare il nostro Ospedale, con tutte le ovvie conseguenze negative per la popolazione; da ultimo porta l’ASL a Foligno, città che dista venti minuti da Perugia, sede dell’altra ASL regionale;

–          con franchezza dobbiamo dire che in questi quarant’anni le rappresentanze politiche del nostro territorio nei palazzi del potere regionale non hanno brillato per capacità e per intraprendenza: una rappresentanza incolore ed in alcuni casi non all’altezza del ruolo ricoperto, ha contribuito alla marginalizzazione del nostro territorio, dimostrando tutti i suoi limiti e palesando una incapacità strutturale nel contrastare con determinazione e competenza l’avanzata del declino;

–          se è vero che la rappresentanza politica del nostro territorio in Regione non ha brillato, è anche vero che non possiamo accettare che la stessa rappresentanza possa essere completamente cancellata: di fronte alla giustissima necessità di diminuire il più possibile i costi della politica, non si può però accettare che alcuni territori regionali non abbiano rappresentanza nel consesso legislativo regionale e che subiscano, conseguentemente, ulteriori marginalizzazioni;

–          agire sui tagli alle spese è un dovere, ma sarebbe doveroso farlo – in primis – sul costo di funzionamento del Consiglio Regionale e della Giunta Regionale, al fine di permettere la salvaguardia delle Istituzioni e la loro necessaria rappresentanza territoriale;

–          siamo consapevoli che la drastica diminuzione del numero dei Consiglieri Regionali danneggia ancora più pesantemente il nostro territorio: per questo è necessario incardinare un dibattito tra tutte le realtà interessate a questa potenziale desertificazione e costruire una serie di iniziative finalizzate a far usciere i territori marginali da questa assurda prospettiva;

–          anche se ormai lo Statuto della Regione Umbria ha già recepito le modifiche e portato a 20 il numero dei Consiglieri Regionali, abbiamo il dovere di incidere sulla nuova legge regionale che determinerà le modalità di elezione del nuovo Consiglio Regionale e lo dobbiamo fare con tutti gli strumenti che legge e lo Statuto ci mettono a disposizione;

per quanto esposto in premessa,

Il Consiglio Comunale di Orvieto,

–          prende atto che il nostro è un territorio di confine che necessita sinergie con realtà omogenee e che non può più essere più ristretto dentro angusti confini amministrativi e burocratici;

–          rileva che in questi quarant’anni il regionalismo non ha prodotto spinte propulsive e di sviluppo, ma – al contrario – si è qualificato come uno strumento non positivo che ha determinato ed acuito la marginalizzazione del nostro territorio;

–          di fronte alla diminuzione del numero dei rappresentanti in Consiglio Regionale, si dà mandato al Sindaco di Orvieto di agire con tutti gli strumenti normativi che la legge metta a disposizione per scongiurare il rischio concreto che la città ed il suo ampio comprensorio perdano per sempre la possibilità di avere una rappresentanza nell’organo legislativo  regionale;

 

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