Dopo il primo intervento dei giorni scorsi, l’assessore al Turismo Marco Marino torna sull’argomento del Parco del Pozzo di San Patrizio, rilanciando il suo significato anche alla luce di notizie di stampa e delle osservazioni espresse da alcuni commentatori sul web.
“Non voglio lasciar cadere la proposta programmatica legata alla creazione del Parco del Pozzo di San Patrizio – afferma l’assessore Marino – solo perché non vuole essere recepita per volontà o utilitarismo politico. Non intendo rispondere direttamente agli interlocutori che presentano commenti, a volte incomprensibili, sui giornali on line, che ringrazio proprio perché li pubblicano, dando modo a chi è chiamato a servire, di farlo potendo ascoltare i pareri di tutti. Non mi ritengo neppure offeso né leso in una mia presunta autorità, se questi pareri vengono dai dipendenti pubblici, soprattutto se provengono dagli stessi che hanno sempre sostenuto che tenere chiuso il locale d’informazione turistica posto accanto alla Funicolare era un vero e proprio delitto. Sono proprio queste dipendenti che, con la loro indiscussa professionalità, mi hanno fatto notare che i turisti dei circa 5000 bus che parcheggiano allo scalo ferroviario salgono ad Orvieto con la Funicolare, così come quelli che arrivano con i treni (anche se questo lo avevo quasi intuito da solo)”.
“Posso dire che i dati, non sempre statisticamente integrati, esistono e sono il frutto del lavoro dello IAT e di altri enti – aggiunge – ma la programmazione del futuro di qualsiasi attività di successo si basa certo sull’osservazione e la elaborazione dei dati, ma più spesso sull’intuizione ed il coraggio. Perché per mantenere lo status quo ante basta stare fermi e non rischiare nulla, però quando questo status non è soddisfacente qualcosa bisogna pur fare; ed allora ci si aspetta sicuramente qualche critica sulla proposta fatta, ma soprattutto qualche idea migliorativa o integrativa, non certo inviti all’immobilismo di comodo. Pensare ad un potenziamento della capacità attrattiva del secondo monumento cittadino, che può essere considerato rispetto al Duomo come il Colosseo rispetto a San Pietro, fatte ovviamente le dovute proporzioni, altro non è che cercare nuove risorse per accrescere l’offerta turistica e qualificarla innovando”.
“Chi mi invita ad andare a visitare servizi di accoglienza di altre parti del mondo per vedere come si fa: se considera ottimale ed inamovibile quella orvietana, sarebbe stato meglio se mi avesse invitato a visitare quello di piazza del Duomo! Quattro anni fa io lo feci da privato cittadino, e dei motivi della mia permanenza sul divano dell’azienda di turismo le solerti operatrici dello IAT sono ben consapevoli, quindi se ne hanno conservato memoria, possono liberamente parlarne, altrimenti i cittadini pensino pure che sono uno stravagante perditempo. E’ chiaro che dalle persone impegnate nel sociale o nella vita politica della città mi attendo molto di più di un semplice commento, bensì suggerimenti migliorativi, anche se stravolgenti, di un progetto di rilancio di un monumento unico al mondo che ha la fortuna di trovarsi in una posizione strategica”.
“E’ proprio partendo da tale posizione – conclude Marino – che è stato elaborato l’intero progetto, del quale ho l’impressione che si facciano commenti senza neppure averlo letto. Progetto, dove lo spostamento del front office dello IAT, non è che la parte minimale. Se le dipendenti dello IAT sono più interessate a difendere la loro postazione tanto da farne oggetto di notizia giornalistica, più che di confronto con l’Amministrazione Comunale anche attraverso il proprio dirigente, piuttosto che a collaborare alla realizzazione di un progetto più ambizioso, utile al rilancio di un monumento dove i proventi sono pubblici e dove il sistema collegato è utile ai commercianti, agli albergatori, ai ristoratori e che può creare posti di lavoro per i giovani, ebbene questo è un problema tutto loro. Di fronte a questo, chi amministra nell’interesse della collettività, non può certo fermarsi”.