“I padrini dell’Umbria” è stato il libro più venduto nella regione lo scorso anno, trasformandosi ben presto in un vero fenomeno editoriale; ora una nuova inchiesta torna a svelare il reale volto di chi comanda in Umbria. Claudio Lattanzi torna a proporre ai suoi lettori un “dietro le quinte” illuminante e sorprendente con “La Zarina”, biografia non autorizzata di Maria Rita Lorenzetti. Seguendo il doppio spartito delle vicenda nazionali e quelle umbre, l’autore fornisce un quadro completo di questo personaggio politico che è stata sindaco di Foligno, deputato per quattro legislature e presidente della Regione dal 2000 al 2010 prima di essere nominata dal governo Berlusconi presidente dell’Italferr. E’ stato proprio nella sua veste di presidente di Italferr che la Lorenzetti è stata arrestata a settembre scorso con l’accusa di associazione a delinque, corruzione e abuso d’ufficio. Secondo la procura di Firenze avrebbe favorito le imprese che si erano aggiudicati gli appalti per l’Alta velocità nel capoluogo toscano, imprese legate alle cooperative rosse , adoperandosi a favore di queste ditte e del marito architetto a chi sarebbero stati offerte opportunità lavorative. Ne parliamo con l’autore del libro Claudio Lattanzi.
Chi è davvero Maria Rita Lorenzetti?
E’ il prototipo del politico la cui ascesa è stata favorita dall’ appartenenza all’apparato post comunista, con la straordinaria coincidenza, a lei favorevole, rappresentata dalla ricostruzione post sismica del 97 a cui si deve il vero scatto in avanti delle proprie fortune politiche. Una donna di grande intelligenza e capacità relazionali che ha machiavellicamente perseguito gli interessi legati alla propria carriera con spregiudicata abilità sfruttando ogni varco che li si è aperta dinanzi. Ripercorrere la sua biografia politica significa però analizzare come è stata plasmata l’Umbria degli anni in cui viviamo, cioè come si è consolidato un sistema di potere basato sulla spesa pubblica e del controllo dirigistico non solo della macchina amministrativa burocratica che qui è enorme, ma anche delle relazioni con il mondo dell’impresa.
Il libro segue un doppio spartito. Da un lato le vicende nazionali e dall’altro quelle umbre. Quale è il filo conduttore.
Il punto di contatto è rappresentato dalla stessa Lorenzetti che incarna alla perfezione molti aspetti. Il primo è sicuramente quello legato al funzionamento delle grandi imprese di Stato che contribuiscono in maniera spesso straordinaria all’indebitamenti pubblico e che sono completamente nelle mani dei partiti i quali, come nel caso dell’Italferr, collocano ai vertici di queste aziende personaggi politicamente affidabili come Lorenzetti. Queste società sono di diritto privato, cioè agiscono sul mercato e sono spesso quotate, ma sono a capitale pubblico. I debiti che contraggono li paghiamo noi cittadini. Si tratta, insomma, del tema dei boiardi di Stato, dei loro super compensi e delle società partecipate che costano ai cittadini 23 miliardi all’anno, un tema di cui si parla molto in questo periodo. La vicenda Lorenzetti è anche esemplificativa di come la politica controlla dunque ciò che rimane dell’impresa di Stato, di come si fa carriera dentro il Pd e di quanto sia forte il trasversalismo degli interessi economici che lega Pd e centrodestra. Non dimentichiamo infatti che la nomina di Lorenzetti ai vertici di Italferr venne decisa dal governo Berlusconi. C’è poi il fatto che l’inchiesta di Firenze fa capire meglio anche come funziona l’Umbria.
Nel libro ci sono moltissimi brani del tutto inediti delle intercettazioni contenute nell’ordinanza del tribunale di Firenze che aveva ristretto l’ex governatrice agli arresti domiciliari. Qual è il quadro che ne esce?
Ferma restando la presunzione di innocenza, questi atti delineano i contorni dei veri rapporti della Lorenzetti con altri personaggi. Si legge, ad esempio, di come la Zarina abbia fatto pressioni fortissime su Enrico Letta per avere una nomina garantita all’Authority dei Trasporti in vista della scadenza dell’incarico in Italferr, di come mantenga delle enormi riserve su Catiuscia Marini tanto da ipotizzare, in una conversazione con la senatrice Anna Finocchiaro, che l’attuale governatrice dell’Umbria abbia rapporti strani e privilegiati con rappresentanti delle forze dell’ordine, ma si vede anche come si sia attivata a favore di grandi gruppi industriali umbri, per non parlare dei favoritismi tra cui quello dello studente , figlio di un suo amico ternano, da promuovere con bel trenta ad un esame universitario. Nel libro sono anche svelati i rapporti con la Coop Centro Italia di Giorgio Raggi, amico della Lorenzetti e come lei ex sindaco di Foligno e le accuse rivolte al marito della ex governatrice. Un capitolo a parte è invece dedicato alla ricostruzione e alle gigantesche pecche e distorsioni che l’hanno caratterizzata, ma che non sono state mai descritte ed anzi sono state nascoste da quella cortina fumogena prodotta ad arte da chi aveva interesse a farla passare come una ricostruzione modello.
In sintesi, cosa resta dell’Umbria lorenzettiana?
Una regione drogata dalla spesa pubblica ed ora in gravissima crisi di astinenza, guidata da un ceto politico impresentabile e parassitario, ma con un sistema di potere che ha caratteristiche forse uniche in Italia perché non controlla solo la macchina pubblica, ma anche gran parte del sistema delle imprese.
Come avviene?
Attraverso la gestione clientelare dei fondi comunitari che vengono indirizzati attraverso mille rivoli ben congeniati verso le associazioni di categoria. Un’altra modalità ampiamente seguita per distribuire questo fiume di soldi è quella dei corsi di formazione. Gli enti di formazione accreditati in Regione sono ben 218 e la maggior parte di essi sono emanazione delle associazioni di categoria e dei sindacati.