di Osservatorio Regionale del Forum Cittadino di Orvieto.
Dalla democrazia diretta a quella eterodiretta (da Grillo, Casaleggio e la Spectre dello Staff nazionale), sembra questo il destino del movimento che doveva rivoluzionare il rapporto tra istituzioni, partiti e cittadini. Problemi, si dirà, di un movimento scientemente liquido che è diventato repentinamente di massa, obbligando i fondatori a strette ferree (dal centralismo democratico del PCI alla centralità democratica del server d’azienda), per evitare l’assalto al carro dei vincitori, e, come ebbe a dire il comico, “il fiancheggiamento dei Totò u Curto”. Problemi, dunque, del capo politico e detentore del brand aziendale: non è così, purtroppo. Perché la specificità ‘onesta e democratica’ del M5s vacilla anche alla base, spesso anzi, a partire dalla base. Alcune tra le tante litanie del Movimento sono “il nostro DNA è diverso”, “via tutto il vecchio e marcio sistema”, “mai coi politici”: ti basta aver discusso di programma con uno di qualche partito, o che lo era stato dieci anni fa, per essere tacciato di “vecchia politica”. Peccato che la nuova non brilli affatto, anzi è bastata un quarto di legislatura a smussare fortemente questa pretesa. Facciamo il caso del M5s in Umbria. L’elezione di tre parlamentari ha in men che non si dica ricreato un cordone neo-burocratico, un infantile, quanto comune agli altri partiti, leaderismo. All’epoca dell’elezione i deputati umbri furono eletti nelle parlamentarie da non più di trecento internauti fedeli e con una cinquantina di preferenze diventarono capolista. Successivamente si rifiutarono, ovviamente, di condividere con il resto degli iscritti umbri, diventati a quel punto più numerosi della loro comitiva di amici, il loro staff, reclutato invece come in tutti i partiti nella cerchia degli utili e dei sodali. Ancor peggio, impedirono la creazione di un coordinamento regionale e favorirono un accozzaglia di meet-up in guerra o senza relazione fra loro, in parte su base campanilistica, potenziando così la figura istituzionale, come nei vecchi partiti: i meet-up che hanno il parlamentare , piccoli feudi settari, gestiti grosso modo come la Dc siciliana gestiva le correnti locali: tu chi ci hai a Roma? L’ultima vicenda sulla certificazione delle liste per l’elezione amministrativa a Perugia ne è un esempio. Da tempo a Perugia c’erano due meet-up, il 53, quello storico, quello che può vantare l’indubbio blasone di esser nato quando Grillo aveva il 2%, e quello di Perugia Centro, formatosi dopo le elezioni nazionali, proprio sulla base del rifiuto di molti attivisti di sottostare, nella loro attività sul territorio, alla comitiva di amici storici che gestivano il meet-up 53 come una sezione da terza internazionale.
Rigore democratico vorrebbe che un movimento che allarga le sue basi debba allagare anche i suoi modi-mezzi di selezione democratica e decisone di programma. Ma guarda caso così non fu: essendo entrambi i meet-up molto attivi e partecipati, era auspicabile che per decidere lista e sindaco si facessero delle primarie interne tra tutti gli iscritti perugini per poi, sulla base della condivisione democratica, portare a certificazione d’azienda la lista così ottenuta. Invece proprio il blasonato meet-up 53 – quello che aveva dalla sua i parlamentari/portavoce, a Roma – ha negato questo percorso, preferendo che venissero sottoposte a Grillo due liste, correndo persino il rischio, come successo in Sardegna, che non ne venisse certificata nessuna. Se non siamo noi al comando, meglio nessuno: stupenda prova di nuovo che avanza.
Conclusione: guarda un po’ è stata certificata senza motivazioni particolari la lista del meet-up storico, quello che ha “i parlamentari a Roma”. Un caso, una lista meglio composta dal punto di vista dei dati visibili al server? I più “Grillini fra i Grillini”? No, nemmeno. Una questione di vecchia, vecchissima, capacità delle burocrazie di spacciarsi come quelle più “fedeli alla linea”. Anche quando questa è quella tracciata da un tizio che da qualche parte smozzica un panino sulla tastiera. All’altro MeetUp, quello di Perugia Centro, va invece addebitata la totale mancanza di tattica politica che avrebbe voluto, vista la competenza e l’affidabilità della lista nello svolgere un’attenta analisi sul territorio, che il suo candidato spendibile per riconoscimento e vissuto del territorio non fosse stato bruciato con l’improbabile casacca da ‘grillino’. Avrebbero avuto certo più appeal e sicuramente avrebbero rispettato i valori fondanti del Movimento prima delle elezioni nazionali invece di percorrere una strada assai improbabile di un confronto con una comitiva. In altri comuni si assiste addirittura, vista l’assenza di regole democratiche e trasparenti, alla comparsa come funghi di Meetup autogestiti da singoli che si autoproclamano storici facendo letteralmente cadere le braccia ad ogni possibilità di confronto.