di Massimo Gnagnarini , Unire i Puntini – Orvieto
Sono stato tentato di fare tecnicamente le pulci alla Relazione di fine mandato pubblicata dal Sindaco e invece arrivo subito alle conclusioni.
Semplicemente non vi ho trovato alcuna ambizione!
Eppure Toni Concina ha certamente vissuto con ambizione la sua vita da professionista condividendo un mondo di grandi progetti e di trasformazioni epocali, cosicché l’immobilismo e i rischi che invece non si è voluto assumere qui, primo fra tutti certo quello di essere mandato a casa dopo essere stato votato dalla maggioranza degli orvietani da quella stessa maggioranza raccogliticcia che lo ha poi sostenuto, sono riconducibili a una mera e lucida sua scelta con la quale si è voluto acconciare in un più comodo galleggiamento, costretto a inseguire i mille microinteressi e le infinite contumelie di una città ripiegata su se stessa, povera di classe dirigente e in costante declino.
Dopo cinque anni la città non è più bella , non funziona meglio ed è pure in conclamato stato di predissesto finanziario. Questi sono i fatti.
La missione che gli orvietani gli avevano affidata era ben altra e spero che, qualora rieletto, l’attuale Sindaco se lo ricordi e stavolta vada a compierla davvero fino in fondo.
E’ ancora in corso, nella nostra comunità locale, una difficoltà a comprendere che viviamo in un mondo complesso nel quale le scelte più efficaci per il bene comune non scaturiscono dal prevalere di uno schieramento politico sull’altro, bensì dalla capacità di aggiornare con onestà e trasparenza una visione di città nella continua ricerca di opzioni e soluzioni possibili.
In questo diverso e non convenzionale quadro politico cittadino in cui si è consumato il mandato di Concina, trovo che il suo più direttto avversario per la carica di futuro Sindaco, ovvero Giuseppe Germani, dopo la vicenda che lo ha visto protagonista alle recenti Primarie svolte dal suo partito si trovi oggi in condizioni di maggiore libertà, autonomia e consapevolezza per avviare con successo quella necessaria rivoluzione orvietana che un Concina prigioniero ha rinunciato a fare o che i suoi gli hanno finora impedito di fare.
Così, stavolta “ io sto con Peppe ”.
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