Riceviamo dal Forum Cittadino e pubblichiamo
L’attuale amministrazione di centro destra (più pezzi di ex sinistra), a vario titolo, si ripresenta alle elezioni comunali al grido “abbiamo lavorato bene”, e si fa cogliere in castagna per non esser stata in grado nemmeno di far funzionare una scala mobile (di sua competenza o meno poco importa, qualsiasi amministratore decente avrebbe provveduto a queste banalità da ordinaria amministrazione) nella stazione della cittadina che vorrebbe “risanare senza sprechi”; il locale neo-Movimento cinque stelle denuncia il degrado, alla disperata ricerca di qualcosa da mettere in programma a parte l’elenco copiato dal web degli slogan di Grillo (un po’ come quegli studenti che occupano la scuola perché i banchi sono rotti, mentre giocano col tablet); il Pd annuncia che vuole un comune “che non si sostituisca ai privati” ma sappia promuovere lo sviluppo, mentre per decenni non hanno fatto del Comune che una loro privata riserva, svendendolo in vari modi. Nei loro programmi, dei nuovi o dei falsi rinnovati, manca una visione di insieme, coraggiosa, radicalmente alternativa, fondata sulle linee programmatiche di un altro modello di sviluppo. Nulla di nuovo, ma di reale ed utile: di questo ha bisogno la collettività. Pezzetti di disastro, evidenti e storici, non vanno inseriti in un programma politico ma bensì in un piano di interventi urgenti che la normale amministrazione avrebbe già dovuto svolgere di per sé. Se vogliamo inserirli da qualche parte facciamolo aggiungendoli alle già numerose denunce presentate a vario titolo e da varie associazioni. Di questi casi ne è pieno il protocollo comunale, dai bagni pubblici fuori uso, il passaggio pedonale tra il parcheggio di Campo della Fiera, malfunzionante ad intermittenza ed ora completamente chiuso, alla scadente manutenzione dell’unico ascensore ancora funzionante, alla soppressione del servizio navetta tra Piazza Cahen e Piazza Duomo.
Tutto qui nei vostri programmi? Chi si accorge che serve il secondo casello dopo 20 anni di ignavia, chi si butta per la prima volta in politica per riparare una scala mobile, chi si accorge che serve un ragioniere per far quadrare i conti e chi, invece di fare la programmazione turistica, pubblica dei pensierini sull’utilità di spostare l’ufficio di promozione turistica vicino al Pozzo di San Patrizio poiché cosciente che il contrario sarebbe impossibile.
Alla politica spetta un altro compito, più importante della gestione delle funzioni correnti, qualcosa che se non c’è le tramuta in disfunzioni: una visione programmatica ed ideale di medio e lungo periodo, forse persino la messa in cantiere di una utopia concreta, alla quale ancorare l’azione nel presente. Alla politica è dato il compito di pianificare il futuro e non di speculare sull’emergenza per fini elettorali. Il potere si solidifica sull’emergenza, e sospende di volta in volta la democrazia e le funzioni di governo, camuffandosi da unità di crisi. Partiti sedicenti rinnovati, o movimenti, smettano di cavalcare questioni che nulla hanno a che fare con un progetto organico per la città: prima ce lo facciano conoscere, e lo ritaglino su questo territorio.
Sembra di assistere ad un pronostico da Bar dello Sport dove ogni fazione tifosa cerca disperatamente di cogliere l’occasione prima dell’avversario o di reclutare le migliori personalità cittadine in una atmosfera da calcio mercato. Ad Orvieto si presenteranno più liste, confondendo e dividendo, quando sarebbe più utile alla città presentarne solo due: Quella del Bene Pubblico e quella dello Scempio Privato. Saranno in grado gli statisti nostrani di mettere insieme le intelligenze altruistiche interessate al bene comune in una Lista Civica in concorrenza alle intelligenze private che riescono sempre a convergere sul fine utilitarista del profitto personale? Ai primi rivolgiamo il nostro appello affinché non si tenti una strada di egoistica ed egocentrica che potrebbe portare anche a delle soddisfazioni di cordata, come successe nel 2009, ma porterà sicuramente alla distruzione del futuro della città e delle future generazioni da cui abbiamo preso in prestito il territorio.