Con animo turbato e in stato di trepida apprensione, debbo però riconoscere a me stesso che, quando ho sostenuto come fosse incomprensibile e irresponsabile la metodologia applicata al percorso di avvicinamento al rinnovo del Consiglio Comunale di Orvieto, non mi ero poi sbagliato di molto.
Confusione elevata alle stelle, disordine operativo, brancolamento nel buio delle idee e delle programmazioni, defezioni e diserzioni dell’ultim’ora, scelte di ripiego, distrazioni di risorse umane ed intellettuali, candidature fragili per imberbe inesperta incompetenza, ingerenze clerico-oligarchiche, finanche farneticazioni e vaneggiamenti, ecco ciò che fin qui si è potuto constatare.
Per trovare un sorriso in tale disperante condizione, sono dovuto andare alla ricerca mnemonica di un viaggio onirico alla volta di un’isola forse mai esistita: PERENGANA.
Diversi anni orsono, acquisii la conoscenza di “Perengana” durante una brillante conversazione intrattenuta con quel “pozzo gnoseologico” che è il Prof. Dante Freddi. E’ proprio vero: da chi ne sa più di te, vi è sempre qualcosa da imparare!.
A Perengana, moderna rappresentazione della mitica Atlantide, succede di tutto e i confini anche della più sfrenata fantasia non trovano limiti se non nel grottesco e nel paradossale. Pirandello e Kafka non hanno avuto la ventura di conoscere Roberto Vacca e Pannunzio e, se lo avessero potuto sperimentare, il loro concetto di “surreale” si sarebbe dilatato a dismisura.
Scrivo mentre dormo sognando. Vagheggio una Orvieto capovolta e, a ritmo martellante, vengo pungolato da una serie a raffica di “Se” e di “Come Mai”…
Se, ad esempio, al posto della Caserma Piave vi fosse stato un lanificio o un enorme laboratorio per l’assemblaggio di macchine utensili, sarebbe per caso cambiato il quoziente di benessere dei miei concittadini ed oggi non ci troveremmo a doverci rompere la testa per non saper come disporre di quella montagna di cemento, di pietre e di mattoni?
Se invece di un governo “rosso” per oltre sessant’anni, fossimo stati amministrati da altri di opposta colorazione politica sia nel segno della continuità o di quello dell’alternanza, forse che i profili e le cornici del tessuto urbano, sociale, civile della Città sarebbero stati più marcati e distinguibili?
Se ancora, al posto dei varchi elettronici, si fossero pensate e realizzate soluzioni meno drastiche e punitive, sarebbe stato possibile conciliare meglio la libera circolazione delle persone e di beni e servizi con l’esigenza di tutelare gli aspetti ambientali, architettonici e artistici di una città tutta particolare qual è la nostra?
Come mai, a Perengana, riesce sempre e comunque a risultare vincitore solo colui che, con astuzia e credito millantato, prestigia per reale l’inesistente e ciò che non esiste, nemmeno nell’etereità dell’antimateria, diviene d’incanto l’unica dimensione di ancoraggio per sfuggire alle schizofrenie esistenziali?
Come mai, dietro a nobili propositi, si nasconde spesso e volentieri il consimile che, sorridendo, ti pianta nel ventre un punteruolo acuminato che sì non ti uccide, ma che ti strappa una smorfia di dolore ad ogni respiro che emetti?
Come mai, sempre a Perengana, l’ex Sindaco non più voluto dal popolo tenta caparbiamente di riemergere per tornare a governare o, quantomeno, ad influenzare scelte e decisioni magari operando “vi et clam”, per dirla alla maniera dei nostri padri antichi, mentre il Sindaco ancor per poco in carica e, comunque, ancor nel pieno dei suoi poteri non è e non è stato in grado di illuminarci su dove voler condurre la comunità da Lui amministrata?
Altro stavo fantasticando quando, sul davanzale della finestra, un passerotto mi ha dato la sveglia interrompendo il mio sogno dominato, per un verso, da un’ucronia incompiuta e, per l’altro, da una fiera delle aporie dove non si va per vendere, ma per tentare di acquistare delle certezze fuori commercio.
Non mi trovavo più a Perengana. Ero ridisceso ad Orvieto, in piazza Cahen dove abito, e mi è venuta spontanea una risatina….a denti stretti….per non piangere.
P.S. : editoriale particolarmente dedicato a Simona e a colui o colei che si firma “La Svolta”.