di Fauto Cerulli
Parole che avevo accarezzato
come fossero volti di donna,
gesti compiuti come in una
liturgia amorosa. Cercavo
gli angeli di Rilke, amavo
la poesia che decadeva
dolcemente. Ora nella mia
mente una sottile angoscia,
come se avessi scelto
di mentirmi.
Sembrava una semplice
combinazione di colori,
che sfumavano lentamente
l’uno nell’altro come due
non corrisposti amori.
Avresti detto che fossero
i colori degli amanti,
sorpresi di troppa luce
ed improvvisa. Poi, come
succede nell’asprezza
del ricordare, fu certo
che era glicine. E non
ebbi altro spazio, altro
spazio non volli. Veniva
da qualche lontananza
un passo troppo poco
conosciuto, quando
era tempo e il tempo
non seppe essere colto
nella distrazione crudele.