Ricordate la celebre canzoncina “Te c’hanno mai mannato a quer paese”, magistralmente interpretata da Alberto SORDI, e che si concludeva con una domanda ad invito “…e tu non venghi?…”, alla quale lo scomparso insuperabile attore rispondeva con un entusiastico “…eccòme nun vengo, éccome qua, so’ pronto…” ?.
Se ve la ricordate, non potete non aderire alla gita sociale che si sta organizzando alla volta di Perengana.
Gli autobus, una cinquantina, sono già stati messi a disposizione da una premiata azienda di trasporti, le vettovaglie e le cibarie saranno fornite in quantità pantagruelica da una altrettanto rinomata ditta operante nel settore della ristorazione, passatempi e cruciverba non mancheranno per ingannare al meglio le lunghe ore di viaggio, l’assortimento uomini e possibilmente belle donne è in positiva fase di costruzione, la curiosità è quasi giunta alle stelle. Sembra non difettare nulla, non ci resta che andare tenendo a mente che più importante dell’ arrivare è partire ricolmi di speranza!.
E la speranza non è venuta meno alla sua biblica missione e, nella di lei robusta e sana compagnia, alfin siam giunti nel luogo dove dovevamo giungere.
Scesi dai torpedoni, disciplinatamente e in rigorosa formazione a schiera, ci siamo avventurati nei dedali di vie e viuzze che compongono il cuore storico della capitale perenganese, restando meravigliati dal fatto che giardini e negozi non erano posizionati al piano terra dei palazzi, bensì all’ultimo. La spiegazione a ciò, quella più convincente, ci è stata fornita da una ragazzina con le treccine bionde e gli occhi a mandorla che ha così testualmente dichiarato: “Siccome a Perengana si sta vietando e peggiorando quasi tutto, tanto vale complicare ancor di più la vita di tutti i giorni mettendo il contrario al posto dell’usuale e viceversa”. Che dire?. Contenti loro…
Ci siamo poi imbattuti in un tal Gigetto il falegname che, a testa in giù, se ne stava mogio mogio su una vecchia e scassata seggiola di scaccia, ripetendo ossessivamente e a voce alta: “ Ormai sono anziano e le forze se ne stanno andando; una volta di artigiani eravamo in tanti, ma senza sostegni e senza scuole che ti insegnino i mestieri, presto ed anzi prestissimo, tutto finirà e non ci sarà più nessuno che sarà capace di realizzare un armadio su misura e lavorato a mano”. Povero Gigetto, anche la tua bottega chiuderà?.
Passata una piazzetta, sentiamo sbraitare un certo Giannone, detto così per la sua corpulenta mole, titolare di una piccola impresa a conduzione familiare per la produzione e distribuzione di uova di gallina. Ci ferma e, mezzo adirato, espone che così non si può più andare avanti poiché non è possibile lavorare con le lancette dell’orologio che fungono da ghigliottina in quanto i clienti da servire sono numerosi e, per le limitazioni al traffico anche commerciale, pochi minuti non sono sufficienti per soddisfarli tutti. C’è il rischio- dice con parole stentoree- che se non riesco a consegnare il prodotto fresco in giornata, la mattina seguente al posto delle uova è facile trovarci già i pulcini. Caro Giannone, è meglio un uovo oggi piuttosto che una gallina domani?.
Arriviamo di fronte al Palazzo della Assemblea Nazionale e vediamo uscire dalla porta centrale Matteino il Governatore Plenipotenziario il quale, con acuminati denti da coniglietto, si morde i gomiti per aver rilasciato un’intervista al settimanale “Vista Suggestiva” sugli approcci elettorali dei governanti non eletti dal popolo. Ora che ha dichiarato di non poterne più di elezioni una dietro all’altra rischia, in caso di smentita e in violazione alle norme sulla Stampa e l’Editoria, di essere accusato di divulgazione di notizie false e tendenziose. Illustre Matteino, dall’alto della sua mendace e ingannevole banderuola (e oltretutto di banderuole nel suo codazzo plaudente ve ne sono a bizzeffe) a dentro l’urna (elettorale o sepolcrale che sia), non crede che il passo sia più breve di quanto Lei possa immaginare?.
La fame cominciava a far sentire la sua morsa e così, individuato un locale che ci sembrava idoneo alla bisogna, vi entrammo per un primo, un secondo e contorno innaffiato da buon vino del posto.
Ci accoglie Mimmamed, di origini mediorientali o giù di lì, e ci consiglia, tanto per iniziare, un piatto di fettuccine al sugo di seppie e calamari che accettiamo di buon grado. Dopo nemmeno una decina di minuti, ci viene servita la pietanza ancora fumante di cucina espressa e che ci invita insistentemente ad essere gustata. Non facciamo in tempo a dare il primo giro di forchetta che si avvicinano due signori, in pantaloni blu e camicia celeste, armati di fettuccia millimetrata per controllare se la lunghezza minima della tagliatella era o meno in linea con il marchio DOP della pastasciutta perenganese. Dato che c’erano, si sono messi pure a misurare la lunghezza e la larghezza degli spazi all’aperto, quella dei tavoli e il numero delle sedie. Il paziente Mimmamed, allargando spalle e braccia, ha sommessamente bofonchiato: “queste cose succedono solo a Perengana!”.
La giornata ormai volgeva al termine e, per cui, non restava altro che fare ritorno a casa, stanchi ma convinti di aver trovato a Perengana la copia gemella di ognuno di noi italiani-orvietani!.