di Massimo Gnagnarini – Unire i Puntini Orvieto.
Dando per scontati i programmi e le buone intenzioni di tutti ecco una panoramica di riflessioni squisitamente politiche che possono servire a una migliore comprensione della reale posta in gioco alle Primarie del PD di domenica prossima.
Se vince Giuseppe Germani. Se Germani diventa il candidato sindaco del PD, per così dire solo a furor di popolo, egli si ritroverà con le mani libere per formare una squadra di governo in alternativa a quella di Concina senza dover pagare maggiori dazi o ipoteche ai maggiorenti del suo partito.
Lo potrà e dovrà fare presentando agli orvietani un’ offerta politica e una selezione di donne e di uomini attingendo dal suo partito ma più decisamente aprendo ad altre scelte che vanno dal coinvolgimento della sinistra più radicale a personalità della società civile e alle altre organizzazioni civiche e più moderate.
Egli possiede la visione, la competenza, e l’empatia necessari per vincere già al primo turno le elezioni comunali di maggio avendo, ormai, l’amministrazione comunale uscente perso gran parte della sua spinta propulsiva per le speranze e la novità che aveva suscitato.
L’unica accortezza che gli consiglio è quella, una volta sindaco, di abolire dalla sua Giunta la figura dell’assessore al bilancio, che serve a poco perché a contare i soldi c’è già il Ragioniere capo del Comune, mentre i soldi per risollevare le sorti di Orvieto bisogna non contarli ma trovarli e questa sarà la mission che riguarderà la nuova amministrazione nel suo complesso.
Se vince Andrea Taddei. Vince l’accordo tutto interno al PD tra la vecchia e la più recente nomenklatura orvietana (Scopetti, Nativi, Galanello, Mocio, Cimicchi, Stella …) che, attraverso la faccia del quarantasettenne ingegnere elettronico convocato all’ultima ora, desiderano riposizionarsi e riproporre il primato del partito nelle istituzioni cittadine nell’ipotesi di vittoria alle elezioni comunali.
Non è in discussione la qualità delle persone, né la legittimità dell’operazione, sono invece certamente perdenti le modalità e la vaghezza dei contenuti con cui si è voluto confezionare un “pacco” già visto e analogo per sicumera a quello per il quale il PD già perse le elezioni nel 2009.
Si tratta di un blocco elettoralistico sufficiente, forse, a competere per le Primarie interne, ma che su scala cittadina rappresenta e si ferma a un 25 % dell’elettorato risultando, peraltro, finora privo delle alleanze storiche di centrosinistra e privo anche di quelle più tipicamente civiche.
Ma in questo modo il PD sarebbe destinato a declinare e ad essere scarsamente competitivo anche in caso di ballottaggio alle elezioni , mentre più che sicura diventerebbe l’opzione di un secondo mandato per Toni Concina.
La candidatura di Fabrizio Trequattrini, per scelta dell’interessato ha assunto una connotazione di mera garanzia delle primarie stesse, tuttavia bisogna riconoscere a Fabrizio che la sua è stata una candidatura che ha saputo esprimere forza e contenuti a tratti autorevoli e di lucida limpidezza.
I cittadini che si recheranno a votare domenica prossima per le Primarie del PD per la designazione del candidato sindaco, compiranno un atto destinato a incidere non solo ed esclusivamente sulle vicende interne del PD dovranno anche tenere un occhio e pure l’altro doverosamente puntati alle elezioni comunali di maggio.