di Massimo Gnagnarini – Unire i puntini Orvieto.
Una escort che fa bene la escort è meglio di un prete che fa male il prete. Significa che dovremmo sempre mettere al centro il valore della persona consapevoli che non è il ruolo ovvero chi rappresenta cosa che conta, ma è il modo di interpretarlo. Per pura pigrizia mentale, spesso, ci facciamo invece guidare da luoghi comuni e dai pregiudizi nell’ingenua illusione di poter così individuare a priori i buoni e i cattivi, il meglio e il peggio e così via.
Nel corso della mia carriera di bancario ricordo che fino a una ventina di anni fa, quando si compilavano le note informative che accompagnavano una pratica di finanziamento, mettevamo “ … persona stimata ed onesta ..” e talvolta per rafforzare la pratica si aggiungevano altri dettagli tipo “… persona sposata, gran lavoratore e appartenente al mondo cattolico..”. Non sto scherzando funzionava proprio così. Oggi questi criteri meramente empirici e soggettivi sono stati sostituiti da altri ben più oggettivi dove occorre produrre bilanci, calcolare il rating e valutare tutti i fattori di rischio che possono influenzare l’esito dell’operazione in funzione dell’andamento del mercato.
E’ curioso constatare come, invece, in politica si continuino ad usare i vecchi e obsoleti criteri e luoghi comuni o categorie morali per rappresentare il profilo di un candidato alle elezioni nel tentativo di accreditarlo come il migliore.
Ne abbiamo una prova con le Primarie del PD di Orvieto in pieno svolgimento in questi giorni.
Il nuovo che avanza e l’usato sicuro.
Ai due principali concorrenti sono stati affibbiati altrettanti luoghi comuni tant’è che uno passa come la “novità” e l’altro passa per “l’usato sicuro”, ma se si leggono le dichiarazioni fatte da Taddei e da Germani, per la parte in cui essi hanno accennato ai programmi, si scopre che il secondo , l “usato”, ha indicato con più precisione e con un buon grado di coraggio le innovazioni che intende perseguire (… pedonalizzazione del centro storico, viabilità delle frazioni, attivazione di canali esteri per la commercializzazione dei prodotti tipici orvietani, ecc.. ) , mentre la “novità” , più prudentemente, non si è affatto sbilanciato preferendo tenersi sul vago in perfetto stile politichese (… penso a un comune che non deve sostituirsi alle imprese, ma fungere da catalizzatore capace di riunire le forze imprenditoriali e sostenerle in un percorso di efficienza aziendale volto ad una reale prospettiva economica..)
Società civile e mondo cattolico.
Altro luogo comune è quello per cui tra i due ce ne sarebbe uno che rappresenterebbe “ il mondo cattolico”. Come se esistesse un mondo cattolico altro rispetto al mondo in cui viviamo, come se i cattolici fossero portatori di interessi diversi e a parte rispetto a quelli che generalmente definiamo laici, come se le relazioni politiche di chi è cattolico si potessero ridurre a una sorta di galoppinaggio a favore di un prescelto come si faceva effettivamente nel secolo scorso oppure come si farebbe oggi a tutela di una minoranza etnica o culturale.
Più sfumato , come si conviene , il tentativo di coinvolgere anche i cosiddetti “poteri forti” della città nell’appoggiare l’uno invece che l’altro, tale da rendere evidente il persistere dell’ ossessione strategica di voler ad ogni costo quadrare il “pacco” della “novità” con tutti gli ingredienti di una politica che non ha nulla di nuovo e destinata a ripete gli stessi schemi del passato.
L’illusione.
I dirigenti del PD di Orvieto, men che tiepidi rispetto alla candidatuta di rottura di uno di loro, ovvero l’outsider Germani, hanno pensato, stavolta, e forse in perfetta buonafede, di poter mettere in campo una diversa e più ecumenica strategia per battere Toni Concina, ma non si rendono conto, però, che così facendo non potranno mai vincere il duello finale perché stanno usando armi che oggettivamente appartengono all’arsenale dell’avversario.
In una forma o nell’altra non c’è alcuna ragione perché stavolta il mondo cattolico debba abbandonare Concina al suo destino dopo esserne stato il principale sponsor nel 2009 e non c’è ragione perché stavolta in un modo o nell’altro i cosiddetti poteri forti debbano abbandonare Concina al suo destino dopo averlo ampiamente sostenuto in questi anni sia politicamente attraverso Orvieto Libera sia istituzionalmente attraverso la Fondazione. Credo che la dirigenza del PD, raccolta intorno alla candidatura di Taddei, si illuda e sia vittima di un enorme frainteso. C’è una saggezza popolare che da sola talvolta basta a correggere gli errori dei vertici. E’ un compito che spetta al popolo del PD quando domenica prossima si esprimerà con i voti.
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