di Pier Luigi Leoni
Che Orvieto sia una cittadina in crisi non è una novità, così come è in crisi l’Italia. Alla chiusura e al ridimensionamento delle aziende che producono beni si aggiunge l’impoverimento del settore dei servizi. Il Comune, dato il pesante indebitamento e l’insufficienza di risorse, stenta a mantenere i servizi tradizionali e non ha mezzi per sostenere l’economia e nemmeno per dirottare i disoccupati su servizi socialmente utili. Ciò nonostante, le candidature alle elezioni comunali cominciano a fioccare. Molti amministratori uscenti non hanno alcuna intenzione di ritirarsi e se ne fanno avanti di nuovi. Coloro che amministreranno il Comune nei prossimi cinque anni, a meno che non siano degli incoscienti, avranno poco da divertirsi. C’è una spiegazione superficiale di certe ambizioni: “Qualcuno lo deve fare; quindi meglio che lo faccia io piuttosto che un altro”. Ma ci vuol altro per comprendere questa ambizione a fare il Cireneo. Chiediamo aiuto alla filosofia. Aristotele si pose il problema di come l’essere umano potesse soddisfare la propria aspirazione alla felicità; individuò tre forme di vita: quella edonistica (che ha come fine il piacere del corpo), quella politica (che ha come fine l’onore, cioè il prestigio derivante dalle cariche pubbliche) e quella contemplativa (che ha come fine la ricerca della verità). Per vivere felici è necessario armonizzare tutte queste tre condizioni di vita. Ma non è facile seguire i consigli di Aristotele. Così moltissimi si concentrano sui piaceri del corpo, molti si concentrano sulla politica (cummannari è megghiu ca fùttiri, dicono i siciliani), pochissimi sulla contemplazione, cioè sulla ricerca della verità. Ma c’è di più, come faceva notare Indro Montanelli: “Cummannari aiuta pure a rimediare da fùttiri”.