di Massimo Maggi
In queste frenetiche e compulsive giornate ancora si tenta di confondere una scaramuccia, che dura da sei anni, interna al PD con un programma reale di ripartenza per la città. La loro soluzione è quella del duello (con variante del terzo incomodo) a suon di primarie a pagamento (vuoi vedere che così si riesce almeno a far cassa per ripianare una festa dell’unità andata a male e scaduta a Democratic Party?). Ma sappiamo bene che quando il PD vince le primarie (perché qualcuno dovrà pur vincerle) poi perde la faccia e la coerenza spostando l’asse sempre un po’ più a destra e sempre un po’ più a valle. Anche 5 anni fa si vinsero le primarie ed a perdere fu la città. Ma dagli errori o si impara qualcosa oppure se l’esperienza non vi entra in testa lo farà per altre vie. Le ricette son sempre le stesse, o meglio, gli spauracchi. Da che mondo e mondo il potere non si arrende, alla vista del peggio (per loro) si riuniscono in cartelli e cartellini in difesa dell’uomo solo, l’unica candidatura possibile, in difesa dei loro interessi. E volano parole altisonanti come: ‘… si trova a dibattersi angosciosamente nella stretta della più grave crisi economica e finanziaria del dopoguerra …‘, dimenticando, mistificando o semplicemente non avendolo mai saputo che la crisi dopo una guerra è crisi di identità, di sconforto e di umiliazione morale anche per il vincitore. Dopo la guerra, solo parlando del nostro paesino, le maestranze e la passione sono riuscite a costruire quanto ancora vediamo e che qualcuno vorrebbe buttar giù con la fantastica trovata di bilancio ‘abbiamo trovato anche chi rade al suolo la caserma senza chiederci soldi’. Se è questa la sinistra moderna ed europea, possiamo tranquillamente farne a meno. Agli ‘attualissimi drammi legati alla congiuntura economica‘ si risponde con ‘ i dettami di un’idea sostenibile di economia‘. Proclami vuoti in un vuoto di visione né laica, né laicista, solo scontata e ritrita. Servi dei servi dei servi che non sanno distinguere una crisi strutturale e di sistema, causata da chi vorrebbe oggi esserne la soluzione, con l’inseguimento di indici cinici e ad minchiam partoriti dalla S&P, che giustamente ha tutto il vantaggio a declassare un Bel Paese come il nostro per comprarselo a quattro spiccioli. In vista delle elezioni rispuntano progetti e bandi di finanziamento con le stesse identiche modalità con cui è stato creato i disastro che abbiamo sotto gli occhi.
Dall’altra sponda, ovvero gli eredi illegittimi delle passate primarie, si sventola un riequilibrio di bilancio (numerico, solo numerico) assai incerto ed improbabile che ha come unico obiettivo il dissesto totale per speculare un attimo dopo sulla ricostruzione clientelare; per capirci meglio in stile ricostruzione dell’Aquila o senza andar troppo lontani sullo scempio del Paglia. E vista l’olimpionica bravata numerica vorremo aver conto delle regolari parcelle impegnate, contabilizzate e liquidate per la fantastica risoluzione degli Swap, nella speranza, quanto mai remota, che non ci sia dell’altro. Ma che non si disturbino i partecipanti all’Olimpiade di Fisica e di Matematica dell’ITIS Leonardo da Vinci in quanto basta un minimo di aritmetica elementare per comprendere a quale buco andremo incontro se non si svolta completamente pagina.