di Paolo Borrello
I quattro candidati alle primarie interne del Pd, per l’incarico di sindaco di Orvieto, non mi sembrano in grado di determinare la vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni comunali né, obiettivo decisamente più importante, nell’ipotesi del tutto improbabile che uno di loro diventi sindaco, in grado di contribuire a risolvere i principali problemi del Comune di Orvieto e dei cittadini orvietani.
Questo perché nessuno dei quattro ha tutti e tre i più importanti ed essenziali requisiti che, a mio avviso, sarebbero stati indispensabili e cioè la competenza, l’esperienza e l’autonomia, requisito altrettanto necessario dei precedenti ma generalmente trascurato, indispensabile per poter prendere, liberamente, le decisioni volte a perseguire il bene collettivo e non a soddisfare interessi personali, o di gruppo, ma appunto non generali.
Inoltre non è stato individuato, senza il ricorso alle primarie, il candidato che poteva da un lato avere quei tre requisiti e che poteva riscuotere consensi quasi unanimi (e anche di diversi altri partiti oltre il Pd – cosa che non avverrà con nessuno dei quattro candidati -) e cioè il già senatore Carlo Carpinelli. Io ho avuto modo di sottoporre all’attenzione di alcuni “influenti” dirigenti del Pd, nei mesi di settembre-ottobre dell’anno passato, tale candidatura. Ma né loro né altri hanno voluto candidarlo perché, secondo il mio
parere, l’autonomia di Carpinelli, la sua indisponibilità a prendere decisioni imposte da altri, preoccupava e molto. Del resto 10 anni fa i Democratici di Sinistra di Orvieto intendevano candidare Carpinelli, che fu sostituito da Mocio, in seguito ad accordi intervenuti fra i vertici regionali dei Ds e della Margherita. Perché non candidarlo quindi? Perché anche oggi hanno deciso i vertici regionali del Pd? Perché hanno di nuovo prevalso le future ambizioni di potere di alcuni dirigenti locali? Dieci anni sono passati invano?
E non mi si dica, come per lungo tempo hanno sostenuto alcuni dirigenti del Pd di Orvieto, che è quasi più importante il programma che il candidato a sindaco.
Un esempio è sufficiente: se non fossero diventati amministratori comunali Franco Barbabella e Adriano Casasole gli interventi previsti dal cosiddetto progetto Orvieto non sarebbero stati mai realizzati.
A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: perché non ti sei candidato tu?
Dopo una lunga riflessione ho deciso di non candidarmi alle primarie, per vari motivi, ma soprattutto perché era molto improbabile che qualche amministratore locale del Pd acconsentisse ad autenticarmi le firme richieste, come previsto dal regolamento, ed era ugualmente improbabile che ottenessi i consensi per
vincere, non essendo certo ben visto dall’“apparato” del Pd orvietano. E poi, come ho già rilevato, un candidato, non certo ottimale – perché non esiste il candidato ottimale -, ma il migliore possibile nelle condizioni date, ritenevo che ci fosse, appunto Carpinelli, e ho sperato fino all’ultimo che potesse
essere candidato o che si candidasse.
A questo punto che fare?
Innanzitutto, per i motivi inizialmente esposti, invito a non partecipare alle primarie interne del Pd.
E poi?
Io credo che si possa dare vita ad una lista civica, con un proprio candidato a sindaco, di centrosinistra, che rappresenti un’ampia alleanza tra democratici e progressisti orvietani – formata principalmente da esponenti della cosiddetta società civile, oltre a soggetti iscritti ai partiti ma che si candidino a titolo personale – di orientamento politico diverso, anche “moderato”, che si rivolga anche all’elettorato del Pd, soprattutto ai 2.000 che hanno partecipato alle primarie per l’elezione del segretario nazionale, con un candidato a sindaco scelto con il metodo delle primarie, se non si riuscirà prima ad individuare un candidato ampiamente condiviso dai promotori della lista, con un programma composto di vari punti, ma dei quali i più importanti siano le scelte in materia di bilancio comunale, quelle riguardo l’utilizzo della ex caserma
Piave e le scelte urbanistiche (per inciso queste problematiche non sono state prese in considerazione nel seminario programmatico del Pd), anche perché quanti si sono occupati fino ad ora di candidature, o comunque delle prossime elezioni comunali, hanno generalmente sottovalutato le profonde difficoltà
finanziarie in cui si trova il Comune di Orvieto.
Una lista quindi potenzialmente maggioritaria – e cioè che possa realmente puntare a vincere esprimendo il prossimo sindaco – e non potenzialmente minoritaria (che cioè ottenga al massimo un 10% o poco più).
Non credo che almeno una parte di quanti, fino ad ora, si sono dichiarati favorevoli a dare vita a questa lista siano partiti con il piede giusto. Io non ho potuto partecipare, per una banale influenza, all’incontro svoltosi venerdì passato promosso da Rifondazione Comunista – così almeno è apparso nei giornali on line o non – finalizzato a dare vita ad una lista civica.
Ma mi sembra che due errori siano stati compiuti (anche se sarà possibile rimediare a questi errori): il metodo assembleare (occorreva che prima si riunisse un gruppo di promotori che definisse le caratteristiche generali della lista e solo dopo sarebbe stato possibile rivolgersi alla cittadinanza), la
convocazione dell’incontro da parte di Rifondazione Comunista.
Ma ritengo che esistano comunque le condizioni, e soprattutto la necessità, di dare vita ad una lista civica con le caratteristiche appena delineate.