di Dante Freddi Bisogna rendere atto che l’Amministrazione Còncina ha ottenuto l’importante risultato di aver diminuito la spesa pubblica del Comune, che è passata dai 27.500.000 del 2009 ai 22.700.000 del 2013, e di avere stabilizzato il bilancio.
E’ vero, questa Ammistrazione ha risparmiato diverse decina di migliaia di euro in gettoni di presenza, telefono, pranzi, viaggi, gemellaggi e soltanto per questo andrebbe votata, se non fosse che in questi momenti difficili servono anche altre qualità.
Olimpieri, straordinario officiante dei riti conciniani, in un momento di trasporto ha perfino scritto un fervorino titolato “Concina ha vinto”, che abbiamo evitato di proporvi perché è uguale ai tanti comunicati di questi giorni sul tema del bilancio ed il peggiore nel suo genere.
La scorsa settimana in conferenza stampa è stato anche ricordato con enfasi che, invece di quei mutui spendaccioni per per giardini, piazze, manutenzione dei monumenti, delle strade e delle vie, oggi avremo finalmente un solo mutuo virtuoso, quello che dovremo pagare dieci anni per i debiti non pagati, nonostante tutte le vendite effettuate, farmacia compresa.
Finalmente un mutuo buono e risolutivo, ora si parlerà di futuro.
Non entro nei numeri che testimoniano il successo di Romiti-Pizzo, perché i numeri stranamente presentano una straordinaria elasticità, che li assimila ad una nota parte dell’epidermide maschile, mi limito a una semplice constatazione: il somaro ha imparato a non mangiare più fieno, sorprendente risultato di cui giustamente Pizzo, Olimpieri e Còncina devono essere soddisfatti, ma è morto, miseramente schiattato d’inedia, ha smeso di pensare e di vivere. L’unico interesse dei suddetti stravaganti stregoni era che il somaro smettesse di mangiare e l’obiettivo è stato raggiunto.
Non c’è parte della città che respiri aria di speranza o immagini che domani sarà meglio di oggi, se non qualche predatore sempre presente nelle disgrazie con sfumature di colore diverse, ma sempre della stessa razza.
Ci auguriamo che chi verrà dopo questi “allevatori maldestri” trovi modo e forza per far vivere la città nonostante i danni perpetrati e che abbia vicino tutte le forze che possono concorrere a questo fine.
Quattro anni fa invitai l’assessore Romiti a non ridurre Orvieto a un paesello di ventimila abitanti. Si stizzì, ma è riuscito pienamente nel suo intento e ha lasciato tanta scienza in eredità all’apprendista Pizzo, che mi auguro esaurisca la stirpe.