di Pier Luigi Leoni
Un complicato articolo di Stefania Tomba su una riunione a casa del sindaco di Orvieto, a parte le considerazioni legittime dell’autrice, mi sembra che inevitabilmente rifletta il complicato pensiero di chi, essendo stato presente, ha parlato con la giornalista. Poiché invece il mio pensiero non è complicato e poiché, nel mio piccolo, sono un uomo pubblico, mi sento in dovere e in diritto di dire la mia opinione.
Prima delle elezioni del 2009, scrissi che uno come Toni Concina Orvieto non se lo meritava. Intendevo dire che un uomo di cultura ed esperienza internazionale, uno che parlava e scriveva in un italiano forbito e nello stesso tempo moderno, uno che conosceva e rispettava la sintassi, la consecutio temporum e il sillogismo, uno che parlava inglese e francese senza incespicare, non sarebbe stato pienamente apprezzato da una comunità che si dà tono di città ma che, in fondo, è una cittadina di provincia.
Invece Toni Concina arrivò al ballottaggio. Io insistetti nella mia previsione pessimistica e mi sbagliai. I concittadini orvietani mi dettero una lezione che umilmente accettai. Ho collaborato col sindaco Concina e continuo a collaborare con la soddisfazione di aver contribuito a mettere ordine in una situazione economico-finanziaria terrificante. Una situazione molto più pesante di quanto è emerso dalle carte e che cercherò di spiegare in altre occasioni. Il risanamento comprendeva la bonifica di quella follia rappresentata dai contratti derivati. Indispensabile fu la conoscenza dei mercati e della giurisprudenza internazionali dell’assessore Maurizio Romiti, amico di Concina da lui fortunatamente coinvolto e “costretto” a rimanere a lungo in carica.
Ho provato anche delusioni che però non ho ritenuto giustificassero il mio abbandono del campo fino alla conclusione del mandato di Toni Concina. Anche delle mie delusioni avrò modo di parlare, ma voglio subito precisare che si riferiscono a carenze non del solo Concina, ma anche dei suoi assessori, della sua maggioranza (compreso il sottoscritto), delle minoranze e di questa benedetta città.
Nel momento in cui ci si deve preparare a nuove elezioni, spero che Toni Concina accetti di ricandidarsi, mettendo a disposizione della nostra città non solo la sua figura di uomo di qualità, ma anche la sua esperienza di sindaco, per difendere ciò che, con la collaborazione di altri (compreso il sottoscritto) ha realizzato di altamente positivo, per portare a termine ciò che ha intrapreso (come la soluzione del problema del Casermone) e per realizzare, con l’altrui costruttiva collaborazione, precisi obiettivi programmatici.
Ritengo però che la popolarità di Toni Concina non sia più quella del 2009, per i seguenti motivi:
A) Non è certo una mia invenzione che, dal punto di vista elettorale, il fatto di essere Sindaco uscente costituisce un valore aggiunto solo in epoca di tranquillità sociale ed economica; ma, in periodo di crisi, prevale la tendenza a fare dell’amministrazione uscente il capro espiatorio del disagio della cittadinanza.
B) L’allontanamento più o meno spontaneo di molti assessori, tra cui alcuni assurti al seggio anche per la loro popolarità, fu dovuto a divergenze che non possono non aver lasciato strascichi.
C) La sottintesa e malcelata alleanza con settori del centrosinistra che avevano spianato la strada a Concina e la conseguente morbidezza con la burocrazia comunale hanno pesato e pesano sullo stomaco di molti elettori di centrodestra, perché hanno fatto degenerare in ulcera la gastrite cronica provocata dal lungo potere della sinistra.
D) La presenza, tra i più vicini a Concina, dei due consiglieri che uscirono dal centrosinistra per liberare il Sindaco dall’inconveniente dell’anatra zoppa, è molto irritante per chi ha passato la vita a combattere la sinistra e non digerisce i cambiamenti di fronte.
E) Il movimento Orvieto Libera, che propose la candidatura di Concina nel 2009, ha manifestato insofferenza per cinque anni, ritenendosi frustrato in alcuni importanti punti programmatici, e attualmente è diviso sulla ricandidatura del sindaco uscente.
In questa situazione, mi sembra che un centrodestra tutto schierato con Concina lascerebbe troppi scontenti nell’ambito dell’elettorato che non vuole il ritorno del centrosinistra, ma che non vuole essere snobbato o disprezzato o sottovalutato.
Una lista in concorrenza con Concina, ma soprattutto contraria al cosiddetto ritorno dell’ «Armata Rossa», darebbe ai delusi, ai disillusi e agli scontenti la possibilità di raccogliere consensi tra i potenziali astensionisti per rappresentarli e tutelarli nell’opera ancora necessaria per trainare la nostra città fuori dal baratro.
C’è chi, nel centrodestra, paventa che una operazione del genere potrebbe escludere il centrodestra sia dalla vittoria che dalla partecipazione al ballottaggio. Ma l’ «Armata Rossa» è ancora così forte? Se gli Orvietani sono così ciechi da non vedere le ferite ancora sanguinanti che l’«Armata Rossa» inferse alla città, meritano il suo ritorno.