di Igino Garbini
L’orrore delle testimonianze riproposte nella Giornata della memoria continuano a turbarci e a suscitare reazioni di indignazione. Tuttavia, qualche riflessione sulla Shoah è meglio farla fuori agenda per ridurre il rischio di essere sopraffatti dalla usuale retorica delle celebrazioni ufficiali e per non confondersi con quanti si sono uniti al coro soltanto per conformismo od opportunismo.
Dopo l’asse Roma Berlino nel 1938, quando il nostro duce presentò il Manifesto delle razze, scienziati, politici, giornalisti e docenti universitari ed anche qualche ecclesiastico non esitarono ad esprimere il loro apprezzamento per l’iniziativa. Soltanto pochi intellettuali, purtroppo dimenticati, si scagliarono contro l’infamia delle leggi razziali. La maggioranza, messa a tacere la propria coscienza, continuò servire il regime dominante nella speranza di ottenere una cattedra all’università, per avere una promozione al ministero, diventare direttore di un giornale o semplicemente per esprimere salda fede alla potenza delle istituzioni. Insomma tutti casi di ossequio all’egemonia del tempo per meschine convenienze.
Nel dopoguerra, sconfitti nazionalsocialismo e il socialismo fascista, molti intellettuali per onorare ancora la regola d’oro dell’opportunismo, riservarono la loro devozione alla potente succursale italiana del socialismo russo, quello marxista leninista con tanti rubli e carri armati. Viva l’Armata rossa! Urlò alla fine del suo intervento in parlamento un deputato PCI nell’acclamazione di tanti altri compagni. Il fatto si riferisce al 1956, quando i carri armati sovietici entrarono a Budapest per reprimere una rivolta provocando così la morte di 2.500 persone. Oggi, nella giornata della memoria, alcuni di quei parlamentari, forse smemorati, osano ricordarci che i diritti umani sono alla base della democrazia e ci invitano a tenere la guardia alta.
Il morbo dell’intellettuale opportunista e di maniera non sarà mai debellato. Anche quelli che celebrano La giornata della memoria ne sono spesso affetti, sta a noi riconoscerli. I sintomi più evidenti sono la totale mancanza di onestà intellettuale e pronunciato strabismo. Questi sono capaci di dare giudizi guardando soltanto da una parte, sempre da quella che gli fa più comodo.
Trovo ad esempio molto sospetto il fatto che in questi giorni di grande attenzione della comunicazione internazionale ai tumulti in Ucraina, nessun giornalista abbia osato associare la Shoah alle vittime dell’Holodomor. Questa carestia di origine dolosa è stata soltanto una delle tante iniziative del sanguinario Stalin. Il parlamento europeo nel 2008 ha riconosciuto questa strage come crimine contro l’umanità (dieci milioni di morti).
Credo che le condanne per delitti contro l’umanità debbano essere immuni da strumentalizzazioni ideologiche. Capisco che tacere sui gulag sia l’unico modo per non cessare di essere socialisti ma credo che sia doveroso rievocare la devastazione dei figli d’Israele senza corruzione d’animo.