di Fausto Cerulli
A Robespierre.
Guardinghi, i riformisti ti consigliano
con il senno di mai, di opporre intrigo
a intrigo, di non scoprire le tue carte,
e oscenamente in buona fede
ti chiamano suicida.
Ma che ne sanno, Massimiliano, del tuo
vero “ che i princìpi non possono tacersi”,
che ne sanno gli orrendi parassiti della storia
“ che nulla si può, nulla obiettare ad un uomo
che ha ragione da vendere alla morte”!
Mathieu, prence dei parassiti, ti dedicava
un epitaffio tra l’idiota e l’ignobile;
“Esempio memorabile dei limiti della
volontà dell’uomo, che si spezza contro
la resistenza delle cose”.
Le “cose”, certo, l’amministrazione delle finanze
dove si annida ogni controrivoluzione, i militari
vincitori a Fleurus, l’amante di Tallieu, che già conosce
( ma chi poteva non conoscerle, se di te conosceva
quello che di te si doveva conoscere )
le frasi che dirai.
Le “cose”; certo possiamo anche chiamarle
realtà, per strangolarci
ogni e qualsiasi rivoluzione.
Fino a quando?