di Silverio Tafuro presidente dell’Associazione “Lea Pacini”
Leggendo, come ogni giorno, la rassegna stampa dei giornali on line di Orvieto, la mia attenzione è stata attratta, e non poteva essere diversamente, dall’articolo pubblicato oggi 25.01.2014 su Orvietosi, a firma di Roberto NATIVI, recante il titolo “10 idee per una città diversa” e dove, tra l’altro, al punto 10 si parla di “valorizzazione del Corteo Storico della Città”.
Premetto che non è mia intenzione intervenire rectius interferire nella disputa tra i candidati a sindaco del partito maggiore della città per le prossime elezioni amministrative in vista anche delle possibili primarie, in mancanza di un candidato unico condiviso (?), e che l’Associazione “Lea Pacini”, di cui mi onoro di essere presidente, non è mai intervenuta nelle dispute politiche cittadine, rivendicando il suo carattere di apoliticità, appartenendo il Corteo alla intera città, ciononostante l’occasione è troppo importante per aprire un dibattito pubblico sull’argomento con chi si appresta a governare la Città, verificandone le intenzioni e cercando le relative coperture finanziarie.
Condivido con l’autore dell’articolo che i costumi del Corteo storico andrebbero valorizzati tutto l’anno in un museo, non potendo relegare costumi da centinaia di migliaia di euro in una caserma fredda e fatiscente.
Sul punto le discussioni sono proseguite nel tempo anche con amministrazioni di colore diverso per individuare, in primo luogo, una sede decente, decorosa e stabile per l’Associazione ma senza alcun esito, non individuandosi uno stabile, possibilmente al centro, atto a contenere i costumi del corteo.
Mancanza di volontà, mancanza di volontà politica o solo mancanza di soldi ?
In attesa di risolvere comunque il problema, qualcosa si potrebbe fare nel frattempo: si potrebbe pensare a delle teche, da realizzare su modello unico ed a spese degli enti interessati (Fondazione, Cassa di Risparmio, Opera del Duomo, Comune e banche), finalizzate a contenere i migliori costumi del corteo e da tenere in mostra tutto l’anno.
Non riuscendo a pensare ad un museo permanente, in mancanza di sede, non si è mai pensato ad un progetto di esportazione e visualizzazione dei costumi nel mondo, in mancanza di fondi nazionali ed internazionali deputati ad hoc.
Concordo, di poi, sempre con l’autore dell’articolo sull’obbligo morale e spirituale di questa città di dare risalto alla festa del Corpus Domini, in quanto città del Corpus Domini.
Su questo argomento in uno articolo pubblicato nel dicembre scorso, sempre a mia firma, dicevo:
“ci si rende subito conto, attese le note difficoltà economiche, che l’Associazione non può farsi carico della pubblicità da dare all’evento “ Corpus Domini”, evento centrale della Città e dove l’iniziativa deve promanare o dalla parte civile (Comune) o da quella religiosa (Opera del Duomo), essendo entrambe deputate comunque a pubblicizzare l’evento, come neanche assicurare la partecipazione ad ogni evento locale, richiedendosi per ogni uscita quantomeno le spese delle sarte, non sempre assicurate”.
Sul punto non ho niente da aggiungere,essendo la situazione rimasta identica.
Condivido, infine, la necessità di una doppia segnaletica, da apporre certamente in autostrada ma anche in città ( Piazza Cahen) e dove sottolineare l’intimo legame esistente tra la città ed il Corpus Domini, come fatto anche dall’Associazione che ha cambiato la propria denominazione sociale in “Associazione Lea Pacini, Corteo Storico della Città del Corpus Domini”.
Ben vengano adunque queste discussioni, magari da effettuare in pubblico, e con chi si appresta a definire un proprio programma per la guida della città, convinti come siamo che la politica abbia bisogno di trasparenza e non del chiuso delle segreteria politiche.