di Gian Paolo Aceto
Che Orvieto vale nessuno l’ha mai dubitato, tuttavia un gruppo di simpatici e innocenti seminaristi (ultima versione dei pionieri modello fgci di una volta) si sono riuniti, no! sono stati riuniti!, in “seminario” per due giorni come un qualsiasi “corpo mistico” clericale più che religioso, a disputare su quattro sacramenti laici, Vivibilità, Accoglienza, Lavoro, Eccellenza.
Li si chiama sacramenti proprio perché, invece di proporre temi di discussione veramente pregnanti per una campagna elettorale per le amministrative a Orvieto, si è riunito, dei partecipanti, l’aspetto da asilo infantile con le solite vaghezze programmatiche e con la ormai solita e inconsistente motivazione “generazionale”, la stessa che in quest’ultimo periodo è la bandiera non dei barbari, non dei butteri, ma certamente dei bischeri (ogni regione ha il suo linguaggio colorito) “immigrati interni”.
E perciò dei quattro sacramenti laici si sono riunite le iniziali, così da formare giocosamente, e come gioiosa macchinina da guerra l’acronimo “vale” preceduto da “Orvieto”, città che appunto dall’opposizione è continuamente detta “allo stremo” e quindi forse non bisognosa di giochini linguistici prodotti da apprendisti segretari in fasce sulle note di giovinezza-giovinezza “di sinistra”.
Duemila anni fa’ “Vale! significava “Stammi bene”. Dieci anni fa’ ai seminaristi di tutte le generazioni di sinistra è stato detto: Vota e crepa! Oggi è come se gli si dicesse: “Vieni al seminario, partecipa al rito e sarai salvato!” (una parentesi su Giuseppe Germani. Lui ha semplicemente proposto la propria candidatura, come qualsiasi altro in quella riunione poteva fare. Gli è stato immediatamente risposto da un balilla nonsochi che lui era “il vecchio” e che “loro” erano il “nuovo”. Si è poi ulteriormente constatato che Giuseppe Germani nei giorni successivi con grande compostezza ha taciuto e non ha minimamente polemizzato con dichiarazioni o commenti, e nemmeno si è messo a mendicare interviste come un qualsiasi “capomanipolo stile Anni Venti”, ma di questi tempi)
Ci si aspettava una sintesi delle proposte e opinione espressi nei due giorni, ma invece la cosiddetta “relazione finale” della segreteria, molto lunga, è chiaramente un documento scritto ben prima, e questo dimostra che il seminario è stato soltanto un rituale raduno, propedeutico invece ad un appello elettorale vero e proprio, preconfezionato alla faccia dei seminaristi partecipanti.
Questa relazione-soluzione finale è stata pubblicata stringatamente da Orvietonews e completamente da Orvietosi.
E’ un vero e proprio appello alla guerra, ma senza che ci sia un solo riferimento a qualche soluzione di qualche problema amministrativo, un: “All’armi, siam demò!!!!
E poi, il rivolgersi all’attuale sindaco col “Tu” da coatti che si incontrano sui treni, marcato ben cinque volte! Sembra tanto un aizzare i cani. E lo dico io che pure ho espresso un disaccordo sulla sua ricandidatura.
Alla fine, il furbastro inventa di suo: “non chiedete cosa il vostro Partito può fare per voi, chiedete cosa potete voi fare per il vostro Partito”, che già sarebbe un chiedere l’elemosina, ma senza nemmeno ricordare in un inciso che quel concetto era di Kennedy, perciò un plagio perfetto. Come nel gioco delle tre carte, lo fa suo! e con la stessa plebea destrezza che uno scugnizzo ci metterebbe a rubarti l’orologio.
Poi ci ripensa, e ribalta il tutto su Orvieto, che magari VALE e CREPA da sola senza che uno Scopetti qualsiasi le dia l’estrema unzione.
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