di Dante Freddi
“Se il 30 gennaio (data massima per trovare un candidato condiviso n.d.r.) Germani dovesse essere scelto come candidato unico, che va bene a tutti, prenderemo atto e vedremo”.
Sono queste le parole di Roberto Nativi, pedigree con almeno un paio di primarie e Leopolde, militante della prima ora, intervistato da Antonello Romano.
È sconosciuto in città, ma parla fiorentino, dà del tu a Matteo, incuriosisce perché vuole il nuovo, il rinnovamento, il ricambio della classe dirigente, è rottamatore senza indulgenza. Dice di stimare Germani, purché faccia un passo indietro e a lui ne consenta uno in avanti.
In un’altra intervista che pubblichiamo oggi è riuscito a spiegare perché no a Giuseppe Germani ma non perché sì a lui. A Orvieto ha dedicato cinque righe, a Germani molte di più. Sa bene chi è il suo avversario, ma non perché lo contrasta.
L’intervista ce l’ha inviata già fatta, scritta di proprio pugno. Uno sgarbo che fa imbufalire chi si occupa di giornalismo e ha rispetto per i lettori.
Nativi vuole le primarie ma è disponibile anche al candidato unico raccapezzato nelle stanze di via Pianzola o a Perugia. Secondo chi è il candidato, giustamente.
Si differenzia dal passato per onestà intellettuale, o non si è accorto della gravità di quanto sostiene, e avverte che i renziani “prenderanno atto e vedranno”. Se il candidato unico non sarà lui, ovviamente, potrebbero quindi non accettarlo.
Insomma, niente patto d’onore come tra Stella e Mocio, niente falsità.
I renziani orvietani doc, non quel 70% della seconda ora, se il candidato non gli “garba”, fanno come vogliono e lo dicono. Si sono evidentemente persi il più convincente discorso di Renzi, quello dopo la vittoria di Bersani, quello della lealtà.
Devo ammettere però che, al di là dello stile con cui partecipano alla vita del partito, questi rottamatori hanno le loro ragioni. Chi è d’altra parte che nel Pd ha tale autorità da scegliersi un candidato accettabile?
La segreteria di Andrea Scopetti è il meglio possibile nella situazione tragica in cui versava il partito, rintronato dalla sconfitta del 2009 e in cerca di un segretario condiviso, ma non rappresenta certo le migliaia di persone che hanno votato alle primarie, dove il centrosinistra sa dare il meglio.
E allora, senza furbate politicanti, consentano ai simpatizzanti di scegliersi il candidato e le idee per cui pensano che valga la pena di andare a votare.
Primarie di partito o di coalizione?
Discussione senza senso, se si vuole ottenere il meglio per sconfiggere l’avversario di destra.
Chiunque aderisca al programma che presenterà il centrosinistra dovrebbe avere il diritto di candidarsi a sindaco per interpretare al meglio i progetti. Più saranno i candidati maggiore sarà la possibilità per ognuno di essere eletto e maggiore sarà la democrazia esercitata. È questa la sfida, non un candidato unico imposto da Bocci, Brega o succedanei.
Il tradimento, primarie o no, è comunque già nell’aria.