di Massimo Maggi
Per alcuni la democrazia (intesa anche, se non solo, come consenso) è veramente confusa.
Leggendo i commenti al post che annuncia il ritiro del M5S dalle regionali sarde possiamo constatare (sempre che la matematica non sia una opinione) che il 60% è contrario alle scelte dello staff, il 12% sono troll che dicono bestialità oppure criticano dall’esterno e il restante 28% è favorevole alla decisione grillo-casaleggio. Mi sembra che il 28% non sia la maggioranza! ed è forse questo il motivo per cui lo staff ha deciso di non voler procedere alla riunificazione delle liste ed aprire il portale per le primarie. Inoltre in Sardegna è previsto il voto di preferenza, non porcellanato, e quindi anche l’eventuale anomalia delle parlamentarie farlocche poteva essere corretto nell’urna. Ma parliamo di regole democratiche che anche se adottate non potrebbero da sole sopperire alla mancanza di merito, che inevitabilmente è emerso anche nella compagine pentastellata in parlamento. Nei meetup non c’è il popolo, se ancora vogliamo riferirci all’archeologia antropologica contemporanea, ma ci sono quei decorticati degli attivisti della prima ora o quelli dell’assalto al carro post elettorale e quindi esprimono il peggio possibile dell’umanoide essenza.
L’effetto Grillo e Movimento 5 Stelle va letto e contestualizzato in un panorama politico economico sociale ben evidenziato. Milioni di cittadini hanno creduto nella possibilità di cambiamento persino al buio. Uno degli slogan in voga durante lo Tsunami Tour era ‘Con noi è un salto nel buio, con loro è un suicidio assistito’. Un popolo di bigotti, che fa melina di fronte all’eutanasia. Non sopporta la parola suicidio anche se questa significa difendere la propria dignità. Questo popolo preferisce il ‘gratta e vinci’ alla rivolta. Preferisce l’‘io speriamo che me la cavo’, arroccandosi dietro all’uno vale uno per abbassare, e moderare in ogni modo, chi evidentemente valeva un po’ di più.
Le comitive del vaffaday. Giovani lobotomizzati dal sistema in cui sono nati, senza storia né cultura. Un calderone del disagio sociale unito ai piccoli borghesi in fase espulsiva dalla classe media. Quella era purtroppo la platea che l’Idea del Movimento si trovava di fronte: un disagio sociale eterogeneo che confondeva il termine riformismo con rinascimento. A nulla sono valsi i primi comunicati politici di Beppe Grillo che terminavano proprio con la frase: Per un nuovo Rinascimento. Tanta la rabbia e la frustrazione dei primi ‘attivi e simpatizzanti’ accecati dalla bramosia di rivalsa per essere stati, in qualche modo, esclusi da quel sistema che in fondo appoggiavano e volevano, appunto, riformato.
La rete, come ha sempre detto Grillo, non maschera. E non mascherando ne viene fuori una sintesi delle aspettative dei grillini che fa venire il mal di testa. E non è poi così trasparente in quanto molti gruppi, MeetUp o pagine Facebook, sono chiusi o segreti ed accessibili a piccole cricche o comitive. Aderenti allo stesso gruppo (MeetUp) che si azzuffano in gossip di bassa lega. Razzisti a loro insaputa che confondono piani e livelli scegliendo non tra Gesù e Barabba ma tra il Gay e il Disoccupato, marcando ancor di più il confine se italiano o extracomunitario. Sembra emergere dalla rete il primato del ‘Morte tua, vita mea’ interpretato chissà come con “l’Uno vale Uno”.
Ognuno vede nel Demiurgo la sua follia autoreferenziale. Chi lo interpreta come San Francesco e chi lo vuole un Che Guevara. Siamo ben oltre il tentativo massmediatico di confondere e ribaltare le parole e con esse i concetti. Si infettano gli assunti civili e democratici fino al ripristino della gogna, della diffamazione e della scomunica. Un ‘Dillo che non sei del Movimento’ si vuole estorcere a tutti i costi senza chiedersi cos’è il Movimento. Si supplica al Capo di scomunicare qualcuno per scatenare in loro l’effetto purificatore dell’esecuzione pubblica.
Per alcuni, in realtà pochi attivisti della prima ora, l’idea del Movimento è clusterizzata in un soggetto con vita propria: è il demiurgo del loro immaginario. Per altri, in gran parte non attivisti, il Movimento è al contrario il reale trasposto e tradotto nella testa del popolo. Ma entrambe le visioni tendono a portare il Movimento in una dimensione piccolo borghese eterogenea, diffusa ed amorfa. Cercano in esso la soddisfazione dei propri bisogni confondendoli con necessità generali che rendono questo popolo incapace di comprenderne la natura. La libertà invece altro non è che comprensione delle necessità. Aggregare una massa così eterogenea in poco tempo ha avuto l’effetto devastante di negarne l’evoluzione necessaria attraverso una visione condivisa che fatica a prendere forma proprio dall’ottundimento dettato dal bisogno urgente di trovare il rimedio ai loro mali. Ognuno il suo, ognuno con una soluzione diversa e con bisogni diversi; ma lo stesso Leader. La storia ci insegna, specialmente quella dell’indottrinamento religioso, che l’individualismo unito alla fede porta effetti nefasti.
Ma tutti si riconoscevano in un sogno e rimanendo in territorio sardo il proverbio ‘la faula se ditta bè la credi puru chi la dici ( la bugia se è detta bene la crede anche chi la dice)’ casca a pennello.