Riceviamo da Roberto Nativi e pubblichiamo. Ma con il metodo già non ci siamo. Pubblicare interviste che non abbiamo fatto è imbarazzante. Ma i lettori ci scuseranno e si regoleranno.
Classe 1971, toscano ma orvietano d’adozione, sposato, imprenditore nel settore del turismo, Roberto Nativi ha il volto della giovane generazione di centro-sinistra che vede in Matteo Renzi, neo segretario del Partito Democratico, l’incarnazione del “nuovo”, il trionfo della politica “nuova” basata su “nuove” forme di impegno e di comunicazione. Nativi, esponente dell’area renziana del PD orvietano, è il coordinatore di Adesso Orvieto, comitato nato a sostegno di Renzi ai tempi delle primarie, perse, contro Bersani e ai tempi, più recenti, di quelle, vinte, contro Cuperlo e Civati. In questi giorni di grande fermento politico e con l’uscita ufficiale del primo nome del PD in corsa per la poltrona di sindaco, Giuseppe Germani, abbiamo chiesto a Nativi quale sia la propria posizione rispetto alla attuale situazione politica orvietana e quali siano le proprie intenzioni circa la possibilità di scendere in campo.
Roberto, qual è lo scenario attuale a quattro mesi dalle Amministrative?
“Quello che Renzi ha portato a Firenze prima e ora in tutta Italia – spiega Nativi – è un cambio importante sia da un punto culturale che da un punto di vista generazionale che da un punto di vista di classe dirigente. Il rinnovamento portato da Renzi si è basato anche sull’utilizzo di concetti scomodi e forti come “rottamazione” o come il ben noto “tutti a casa” che non sono altro che ciò che la gente vuol sentirsi dire. Torniamo a quando Renzi è stato eletto sindaco a Firenze, in quel momento il PD aveva un candidato unico e lui è arrivato a rompere gli schemi portando, con la propria candidatura il partito a scegliere se restare ancorato a vecchi sistemi politici o “girare pagina” e dar fiducia al “volto nuovo”. Trasliamo tutto sul piano orvietano, paradossalmente qui si era nella stessa situazione con un partito che per salvaguardare se stesso proponeva il proprio candidato unico, Stefano Mocio, allora sindaco uscente. Loriana Stella, a quel punto, ha fatto un passo avanti, ha dato alla città la speranza nel “nuovo”, e così la città andando al voto ha mandato il proprio il segnale e lei ha vinto infatti le primarie, poiché la gente in lei ha visto una reale possibilità di cambiamento. L’errore di Loriana è stato unirsi poi a gente che di nuovo proprio non aveva nulla “tradendo” così il proprio elettorato che desideroso comunque di voltare pagina ha visto in Concina il nuovo che cercava. E come è andata lo sappiamo tutti.”
A questo punto quindi, secondo te, a Orvieto, cosa chiede l’elettorato di centro-sinistra?
“A questo punto la gente torna a chiedere un cambiamento di rotta, e un altro segnale inequivocabile è il risultato delle primarie con un Renzi prima battuto da Bersani ma con un 46% a Orvieto che la dice lunga e poi proiettato a gran voce al ruolo di segretario con la recente vittoria con il 75% su Cuperlo e Civati.”. Sia ben chiaro di Renzi ce n’è uno solo e io bene mi guardo da volerlo imitare. Il periodo della corrente di Renzi è finito l’8 dicembre quando lui l’ha sciolta e sarebbe sciocco e da opportunisti, da parte mia o di chi volesse, rivendicarne la paternità.
Ma questa città si è stancata, e lo dimostra anche il voto confluito nel Movimento 5 Stelle che qua ha fatto registrare una delle più alte percentuali di tutta Italia. La città vuole seriamente un cambio di rotta, alla gente non interessa più se chi propone il “nuovo” sia orvietano o meno, se sia uno che si conosce o uno che non si è mai visto. Questo perché purtroppo come in tutte le piccole realtà anche qua a Orvieto a tener banco sono le lotte interne, solo che mentre il Paese riesce ad esprimere una classe dirigente nuova, sulla quale si possono esprimere tutti i giudizi che vogliamo ma che il nuovo lo esprime davvero, Orvieto risponde con un PD che propone di nuovo una candidatura unica, in un tentativo forse disperato di proteggersi da una spaccatura ormai evidente con un candidato alla “volemose bene” il che, e lo abbiamo già visto, è una mossa assolutamente perdente. Altro sarebbe invece convergere su un candidato innovativo, nuovo, che venga dal territorio o meno non è importante ma è importante che incarni il desiderio di cambiamento, che sia disposto realmente a “voltare pagina. ”
“Qua insomma non è lo stimatissimo uomo Germani ad essere messo in discussione ma il politico Germani e tutto quello che il suo fare politica ha rappresentato nel passato della città. Una città che è stanca, vuole risollevarsi, vuole scrollarsi di dosso anni e anni bui ricominciando da gente nuova, capace, capace di mettersi al servizio della politica e della gente. La città richiede un cambio generazionale, non è più possibile far finta di nulla, l’elettorale ce lo ha fatto capire ormai in modo inequivocabile. Il segretario Scopetti ha iniziato lui stesso un periodo di rinnovamento con il varo di una segreteria giovane, nuova e potenzialmente in grado di far davvero bene, ha chiesto un percorso fino al 1° febbraio per individuare un candidato unico e io lotterò insieme a lui per trovarlo, ma questo deve incarnare in sé i tratti di novità e cambiamento e non deve essere invischiato in vecchie logiche ormai passate, altrimenti si vada a primarie senza se e senza ma. Se questo non accadrà e si cercheranno soluzioni facili, ma perdenti, bisognerà concludere che il Segretario ha finito per abbandonare le stesse linee guida, innovative e per certi versi attese, da lui stesso inaugurate.”
Quindi, cosa intendi fare?
“A questo punto giriamo pagina. Roberto Nativi non ha alcun interesse, non ha alcuna ambizione di diventare sindaco, non gli interessa, la mia non è una battaglia personale. A Nativi interessa però Orvieto, perché ci vive, perché è la sua città e perché crede che sia ora di impegnarsi affinché una nuova classe dirigente possa prenderne in mano il futuro. Un bellissimo gioiello chiuso in cassaforte non ha senso di esistere se non viene mostrato. Se il PD non è in grado in esprimere una candidatura che racchiuda in sé il concetto di nuovo, il concetto che non è importante vincere ma andare a realizzare un progetto per la città, tutti insieme e tutti con il preciso obiettivo di riportarla nel mondo, allora mi faccio avanti e mi metto a disposizione come candidato, esattamente come Germani, ma con la consapevolezza di essere in grado di “girare pagina” sul serio. Ovviamente pronto a farmi da parte se il PD dovesse individuare una persona talmente tanto rappresentativa e innovativa da poter portare avanti un percorso basato sul rinnovamento, sul “tutti a casa chi ha sbagliato”, sul “giriamo pagina”. Se tutto questo non avverrà e tutto ciò che sarà proposto alla città fosse l’ennesimo compromesso dell’”usato sicuro” allora mi metterò a disposizione per la città, pur essendo consapevole della grande responsabilità che comporta il governo di una città ridotta allo stremo come Orvieto. Certamente sarà la città a decidere chi nel PD potrà andare avanti ma ciò per cui sto lottando è proprio il poter dare alla città la possibilità di scegliere, di fare la propria scelta.”
Perché la gente dovrebbe scegliere di votare te e non Germani?
“La differenza fondamentale tra me e Germani è che lui ritiene Orvieto “un paese” dove tutti si vogliono bene e si conoscono, mentre io ritengo Orvieto “una città” con tutte le potenzialità per esserlo fino in fondo. Il problema è infatti che finora non è mai esistita la volontà di creare un prodotto “Orvieto” apprezzato e conosciuto nel mondo, finora è bastato a tutti il proprio orticello. Attenzione perché gli orvietani sanno accogliere la gente a braccia aperte ma è proprio portare la gente che è difficile se non si cambia pagina e non si torna a ripensare Orvieto anche nella sua identità storica, nel suo vivere quotidiano, nella qualità di vita quotidiana. Perché Orvieto diventi una città serve in primo luogo che il centro storico sia concepito come una parte della città, che sia considerato città tutto il territorio orvietano. Che siano implementati servizi e trasporti in tutte le frazioni che non possono essere dei dormitori ma che devono diventare parte integrante del “sistema Orvieto”. Un “sistema Orvieto” che deve necessariamente girare pagina e cominciare a pensare e pensarsi come è giusto che sia con un cambio di passo e di mentalità che solo una nuova classe politica può perseguire senza vincoli con il passato. Solo un cambio generazionale può consentire alla città di riprendere il posto che merita.
Sento che è arrivato il momento di girare pagina. Per questo ho deciso di mettermi a disposizione della città e del partito del quale non condivido il nome fin qui espresso nella persona di Giuseppe Germani, ma non avrei condiviso neanche quello di Loriana Stella, dei vari Filippetti, Carpinelli. Non potrei mai avallare nemmeno un Gialletti, un Meffi, un Olimpieri. Non è una questione di destra, sinistra o centro. La città ha bisogno di girare pagina e tutto questo può essere fatto solo se saremo tutti insieme, indipendentemente dalla ideologia politica di appartenenza, a farlo. Per farlo, ribadisco, occorre però essere liberi, sciolti da ogni legame con il passato, con la politica del passato, con i metodi del passato. Vogliamo persone nuove, ma attenzione non vogliamo “rottamare”, vogliamo “aggiornare” la classe politica orvietana e per far questo dobbiamo necessariamente chiedere che il candidato del PD risponda ai requisiti indispensabili richiesti a gran voce dall’elettorato di centro sinistra. Giuseppe Germani non risponde a questi requisiti.”