di Santina Muzi
Quale luogo migliore per parlare dell’ avvenente e graziosa Zoè e del conte suo marito, l’ultimo dei Baschi divenuto Pari di Francia, se non il Palazzo di Ranuccio che si erge possente sulla piazza del Centro storico del paese umbro?
Nella bella sala che attualmente ospita l’Antiquarium il Sindaco Anacleto Bernardini ha accolto con parole di encomio e di gratitudine Maria Antonietta Bacci riconoscendone il forte impegno e la costanza con cui ricerca, approfondisce ed opera per diffondere le notizie relative alla nobile famiglia ghibellina di probabile origine longobarda che ha dato origine al paese. E i documenti sono lì: quattro tra libri e volumi per chi sa ascoltare narrano le alterne vicissitudini che hanno coinvolto la famiglia Baschi attraverso i secoli. Una storia vivace e dettagliata, così avvincente ed anche così tragica da incupire l’atmosfera, come se nel contempo la madonna del Castello fosse ancora alle prese con i parenti assassini, scesi dalla montagna al solo scopo di togliere di mezzo lei e i suoi figli, dopo che già l’avevano privata del marito. Nessuna pietà hanno gli archibugi. E nessuna pietà avrà Ranuccio, l’unico figlio sopravvissuto soltanto perché al tempo del massacro era ospite di parenti in un altro castello. Ranuccio, una volta cresciuto, compirà la tremeda vendetta colpendo in particolare i “rustici”, responsabili d’aver prestato le scale agli assalitori.
Dalle lotte intestine che contraddistinsero gli eventi del comprensorio orvietano all’improvviso per un ramo della famiglia si presenta l’opportunità di un radicale cambiamento e di partire al seguito degli Angiò per trasferirsi nelle terre d’Oltralpe.
<<Non sappiamo molto del ramo dei Baschi rimasti in Italia.- dice la Bacci -Mentre invece sappiamo che i discendente del ramo francese faranno carriere strepitose in Francia… E furono sempre orgogliosi delle proprie origini italiane, definite “di antica nobiltà.>>
Quanto realmente antica fosse questa origine non è dato saperlo con certezza perché le ipotesi sono contrastanti tra chi la fa risalire al periodo longobardo e chi alla discesa di Carlo Magno per l’incoronazione avvenuta a Roma il 25 dicembre dell’800. Comunque sia, anche nel secondo caso, siamo sempre di fronte a nobiltà di diversi secoli, fatto che ha permesso alla contessa del Cayla di frequentare la corte del re Luigi diciottesimo e di divenirne la favorita dopo essere riuscita a superare indenne il periodo del Terrore, l’avvento di Napoleone e la Restaurazione dello status quo.