Riceviamo dalla neocostituita associazione “Orvieto del Fare” e pubblichiamo.
Antonio ‘Toni’ Concina non perde tempo. Dopo l’ennesima richiesta di soldi, urgente (l’addizionale TARSU), recapitata anche con le cartelle sbagliate!!, fa consegnare la letterina smielata del buon padre di famiglia con l’annuncio della sua ricandidatura. Si dimentica di dire che anche la lettera è a nostre spese: carta intestata del comune di Orvieto e consegna a mano porta a porta.
È una lettera piena di bugie, che la smielatura non nasconde né addolcisce. Sappiamo che nel nostro Paese si dicono le bugie, come dappertutto, ma anche che si ha una grande tolleranza per i bugiardi: “Ovunque i politici mentono”, ha recentemente scritto Leopoldo Fabiani di ‘Repubblica’, “ma da noi non pagano pegno”, forse ‘Toni’ confida in questo. La
cosa è risaputa. Già Hannah Arendt scriveva: “Nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la sincerità tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state considerate necessari e legittimi strumenti del mestiere non solo del demagogo, ma anche dello statista”. Allora, perché prendersi la briga di rispondere? Perché “se non reagisci alle bugie, il discorso del bugiardo diventa egemone” (è ancora Fabiani).
Tralasciando le facezie conciniane, il ‘capzioso pelame’, come Giorgio Manganelli definiva oltre mezzo secolo fa il linguaggio degli uomini in un parallelo con quello animale, qualcosa va pur detta in merito alla questione ‘pre-dissesto’, sulla quale il sindaco glissa sinuosamente; ormai lo sappiamo, “come il mandrillo non può mortificare la retorica delle
sue chiappe policrome – scriveva lo stesso Manganelli -, non potremo toglierci di dosso, deliziosa maledizione, questo pieghevole vello di verbi”, tanto generosamente usato da Concina: le chiacchiere vuote, “la pratica sempre più invadente del parlare senza dire” (Luciano Canfora).
Non la vogliamo fare lunga, ci limitiamo a segnalare un paio di indirizzi Internet sull’argomento. Prima di tutto cosa s’intende per ‘risanamento finanziario’ [http://www.simone.it/catalogo/v271_4.pdf] e, soprattutto, la chiara nota di Ettore Jorio, Professore di Diritto amministrativo sanitario e di Diritto civile della sanità e del sociale presso l’Università della Calabria, per capire cos’è il predissesto e le conseguenze di tale scelta. Jorio, tra l’altro, scrive: “Il cosiddetto predissesto (meglio, il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale), introdotto definitivamente dal Parlamento appena sciolto (d.l. 174/2012, convertito con consistenti modifiche nella legge 213/2012), rappresenta un interessante istituto giuridico da approfondire, non fosse altro per le perplessità che suggerisce in relazione alla tutela dell’interesse pubblico che caratterizza, invece, l’esistenza nell’ordinamento del dissesto, cui il medesimo sembra porsi come rimedio/alternativa. Al riguardo di quest’ultimo, è appena il caso di precisare che la dichiarazione di dissesto è stata prevista dal legislatore – giova sottolinearlo – per garantire la
funzionalità dell’istituzione locale, altrimenti a rischio, e l’esigibilità delle funzioni fondamentali e dei servizi essenziali da parte delle collettività amministrate. In quanto tale: da una parte, determinerebbe sui cittadini le medesime ricadute economiche previste per il cosiddetto predissesto con l’intervenuta opzione – come si vedrà – di ricorrere al
finanziamento pro capite dal “Fondo di rotazione”, consistenti nella elevazione delle aliquote e delle tariffe riferiti ai tributi locali; dall’altra, assicurerebbe ai creditori il pagamento egualitario garantito dalla par condicio creditorum, tipica delle procedure concorsuali. Una condizione di parità di trattamento, questa, non assicurata invece nella
procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, in quanto più liberamente interpretabile nella sua esecuzione dall’istituzione locale interessata nella soddisfazione del suo ceto creditorio” [http://www.bilancioecontabilita.it/pf/articolo/18024]. Sintetizzata dallo stesso autore sul ‘Sole24Ore’ del 30 settembre 2013: “Sul ‘predissesto’ degli enti locali sono stati in tanti ad esprimere entusiasmi e qualcuno a nutrire dubbi sin dal suo esordio legislativo (Dl 174/2012); questi ultimi ritenevano che fosse stato per lo più istituito per graziare gli amministratori incapaci dalle maglie sanzionatorie del Dlgs 149/2011, in primis il fallimento politico dei sindaci”. [http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2013-09-30/entipredissesto-piani-riequilibrio-065235.shtml]. La ‘Gazzetta degli enti locali’ del 4 gennaio 2013 era già stata chiara sul tema: “Il ‘pre-dissesto’ è stato promosso come la soluzione soft a quei default comunali dei quali diversi sindaci sono, da tempo, largamente consapevoli.
(…). Venduto impropriamente in lungo e in largo come occasione risolutiva dei tanti malanni che affliggono i conti del sistema municipale, l’istituto produrrà invece verosimilmente pesanti conseguenze negative in termini sia di precarietà di risultato, sia di palese elusione delle sanzioni (il ‘fallimento politico’ previsto dal Dlgs 149/2011) altrimenti applicabili, sia di effetti per i saldi della finanza pubblica. (…).Saranno molti gli amministratori che, abbagliati dal miraggio di vedere risolti i problemi dei loro enti e ritenendo il pre-dissesto dotato di qualità salvifiche, agiranno con superficialità, trascurando le responsabilità cui è facile andare incontro. Ma sarà un miraggio breve, essendo destinato
a scontrarsi: con la giusta sentenza 309/2012 della Corte costituzionale sui limiti all’indebitamento per gli enti con i bilanci inattendibili; con i forti rischi, in termini di responsabilità anche penali, cui si espongono gli amministratori che si autodenunciano per beneficiare del contributo; con i criteri di riparto delle risorse stanziate per il 2012 (528
milioni) ora stabiliti nel Dm di attuazione. Quest’ultimo, infatti, verrà incontro probabilmente a pochissime realtà locali, a causa dell’esiguità dei tempi utili messi a disposizione per il completamento delle procedure.”
[http://www.lagazzettadeglientilocali.it/pf/testo-news/28781/Il-pre-dissesto-e-i-rischi-dellapolitica-
irresponsabile].
In ultima istanza, quello che si pone è un problema civico e allo stesso tempo etico. La città di Orvieto deve prendere le distanze da Concina e dal Consiglio Comunale oggi insediato perché non è stato in grado di salvaguardare né la ‘civitas’, le persone, affliggendole di tasse e togliendo loro ogni speranza, né l’urbs’ la città di pietra, i monumenti, le strade, le piazze come le stupide privatizzazioni dei parcheggi e i cartelli contro i cani, le piscine abusive testimoniano.
Da tutto questo Orvieto deve prendere una distanza che deve essere non solo politica ma, soprattutto, culturale.
Concina, in apertura della sua letterina, scrive che il Natale appena passato è stato l’ultimo della sua Amministrazione: ci auguriamo, per il bene della città, che ciò sia vero.
ORVIETO DEL FARE